di Paola Ciccioli
La mente e la sensibilità delle bambine e dei bambini sono scrigni dove alcune immagini, parole ed emozioni si depositano per poi accendersi e indicare la strada agli incroci della vita. A me è successo con la Maestra Antinori, io l’ho sempre chiamata così, la mia maestra delle elementari. La osservavo mentre ci educava a un’altra esistenza possibile e mi dicevo: “da grande voglio assomigliare a lei”. Perché “un’altra esistenza possibile”? Perché noi, i miei amici ed io, venivamo da famiglie dove si parlava quasi esclusivamente il dialetto marchigiano, e la Maestra ci insegnava invece l’italiano. E che bell’italiano. E perché noi, le mie amichette ed io, eravamo per legge non scritta destinate a studiare lo stretto necessario, abbandonare sul nascere aspirazioni a diplomi o lauree per maritarci assolutamente e quanto prima. E la Maestra, proprio perché maestra, dunque con un titolo di studio, ci dimostrava che invece i limiti e i divieti si potevano oltrepassare, eccome. Ho sempre portato con me il ricordo della Maestra Antinori: io ormai stabilita a Milano e lei nella sua casa alla periferia di Macerata che nei miei pensieri era sempre avvolta nel rosso dei tulipani che avevo visto un giorno passando accanto al suo cancello.