“Donna, vita, libertà”, la rivoluzione è anche degli uomini

di Marjane Satrapi

Un libro che commuove. La leggerezza del fumetto e il rigore della divulgazione. Una guida di disperato amore per i protagonist* della prima rivoluzione femminista che unisce donne e uomini contro la dittatura religiosa che opprime l’Iran. A far battere il cuore di questa opera collettiva, Marjane Satrapi, la regista di Persepolis, che qui spiega com’è nato Donna, Vita, Libertà (Rizzoli/Lizard, 2023).

L’eroismo di Narges Mohammadi nelle due pagine fotografate da Paola Ciccioli.

Il 16 settembre 2022, in Iran, Mahsa Amini moriva a seguito delle percosse subite dalla polizia morale perché aveva indossato «male» il velo. Il suo decesso solleva un’ondata di proteste nel Paese, che si trasforma in una rivoluzione femminista, sostenuta dagli uomini. Una cosa mai vista prima a livello mondiale!

Sophie, anima della casa editrice L’Iconoclaste e mia cara amica, ha voluto agire a tutti i costi, non le bastava l’indignazione: ha cercato di fare qualcosa di concreto per questa gioventù iraniana che tanto la commuoveva. L’idea del libro è sua. Ha deciso che il primo graphic novel della sua casa editrice doveva intitolarsi: Donna, Vita, Libertà.

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Nel mondo delle nostre filandaie

di Paola Ciccioli

“Cara Francesca, addio. Addio, cara Francesca. Ritorneremo un giorno, arrivederci a un dì…”.

Alla chiusura della stagione produttiva, le filandaie di Urbisaglia, in provincia di Macerata, cantavano una canzone con questo ritornello. Ragazzine, giovani spose e donne mature prendevano fiato dopo mesi durissimi passati nei due stabilimenti del paese per più di otto ore al giorno con le mani nell’acqua bollente per estrarre il filo dal baco o ai naspi a filare la seta.

Oggi, sabato 18 novembre 2023 (ore 16,30), nella Biblioteca di Urbisaglia la direttrice dell’Istituto Storico di Macerata, Annalisa Cegna, per il ciclo di incontri #siscrivedonna interviene per delineare il contesto sociale ed economico in cui le lavoratrici hanno vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra.

Un ulteriore passo verso la festa che il sindaco Paolo Giubileo e l’assessora alla Cultura, Cristina Arrà, hanno deciso di dedicare alle filandaie nel mese di marzo 2024 con l’intitolazione del piazzale di Convento di Urbisaglia che il Comune sta riqualificando perché porti per sempre il loro nome.

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“Morire da vive”

di Benedetta Tobagi

«Intorno alle violenze sessuali sulle donne regna, per decenni, il silenzio. Solo il riaffacciarsi degli stupri etnici e di guerra nel cuore dell’Europa, col deflagrare del conflitto nella ex Jugoslavia negli anni Novanta, inaugura una stagione di ricerche internazionali sul tema. I risultati sono sconcertanti, anche se le studiose si rendono conto di aver scalfito appena la punta dell’iceberg». Inizia così il capitolo – “Morire da vive” – che nel suo libro La Resistenza delle donne (Einaudi) Benedetta Tobagi dedica al tabù più intollerabile che ha amputato il racconto sulla partecipazione femminile alla lotta di Liberazione. Nell’ambito di BookCity Milano 2023 – dal 13 al 19 novembre – l’autrice cura una serie di incontri su La guerra ha volto di donna? Donne narratrici, combattenti, vittime dei conflitti.

Cogliamo dunque l’occasione per parlare di questo importante studio e per leggere un estratto del libro vincitore quest’anno del Premio Campiello (qui).

Foto di Paola Ciccioli

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Torniamo all’Asilo per la nostra “suorina”

di Paola Ciccioli

Cos’è la Memoria viva? Rendere presente ciò che è stato e ci ha res* quel che siamo.

Ecco allora che sabato 11 novembre 2023 arriverà nella Biblioteca di Urbisaglia il nipote della religiosa che negli anni ’60 ci educava al futuro. L’intero paese la ricorda semplicemente come “suor Lina”, senza sapere null’altro di lei, a parte ciò che ne ha scritto Anna Caltagirone nel libro La Maestra. Racconti dall’Italia scalza (qui), pubblicato nel 2021 da Donne della realtà Editrice:

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Un tè per incontrare le donne afghane

Testo e foto di Paola Ciccioli*

Sono andata a far visita alla famiglia Sadat, a Mandello del Lario. Mi sono seduta a un tavolo basso su cui ho trovato ad aspettarmi frutta fresca, biscotti, caramelle, una crostata, acqua, una bottiglia della bibita più globale che ci sia. Ma la bibita non l’ho fotografata. E poi c’era un thermos per il tè caldo, che è stato riempito più volte perché mi sono trattenuta a lungo nel soggiorno di Khalid Sadat, di sua moglie Saieda e dei loro quattro figli, tre maschi e una femmina, tutt* studenti a Lecco. I lori genitori li hanno concepiti a Teheran, dove si erano rifugiati scappando dall’Afghanistan, e nella capitale iraniana Saieda e Khalid si sono uniti in un matrimonio deciso dal padre di lei e dal fratello maggiore di lui.

Il motivo della visita è che c’è un’occasione di conoscenza importante giovedì 9 novembre (ore 18, vedi locandina in basso), nella Biblioteca di Mandello del Lario. Il Comune e il Gruppo Emergency Lecco e Merate hanno infatti organizzato una mostra con le immagini di Shamsia Hassani, l’artista che fa conoscere l’oppressione talebana che brutalizza le donne afghane, dipingendo i loro volti senza bocca sui muri del mondo.

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«Siamo uscite dall’oblio solo perché servono le nostre gambe, le braccia, i dorsi»

di Ilaria Tuti

«Non so se laggiù il fronte stia tenendo. Ho imparato a diffidare delle notizie urlate dai giornali. Provo fastidio alla vista delle vignette satiriche, così come davanti alle cartoline propagandistiche. Mostrano una guerra che qui non abbiamo mai incontrato, che non esiste, fatta di giganti, di scontri fra titani senza nemmeno lo spargimento di una goccia di sangue, un arto spezzato o perduto, viscere sparse su un campo di carne. È una guerra di cui si stenta a immaginare l’odore, che io mai potrò dimenticare; le è stata tolta la voce con cui continua a urlare nelle notti di noi che invece la viviamo».

Ilaria Tuti, Fiore di roccia (Longanesi 2020), il romanzo che ha come protagoniste le Portatrici friulane, entrate nella storia della Prima guerra mondiale con le loro gerle cariche di armi, coraggio e panni dei soldati da lavare. Ne proponiamo un estratto, insieme – a chiusura del post – con un video emozionante, nel quale è la stessa autrice a fare da guida lungo il sentiero delle Portatrici sul Pal Piccolo, montagna delle Alpi Carniche al confine tra Italia e Austria.

“Fiore di roccia” di Ilaria Tuti è l’ultimo libro letto e discusso dal Gruppo di lettura Bellano. La foto è di Paola Cicciòli.

Ci siamo riunite con il buio, quando gli animali, i campi e gli anziani costretti a letto non avevano più necessità da soddisfare. Ho pensato che da sempre siamo abituate a essere definite attraverso il bisogno di qualcun altro. Anche adesso, siamo uscite dall’oblio solo perché servono le nostre gambe, le braccia, i dorsi irrobustiti dal lavoro.

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