Perché l’Italia ha mancato l’appuntamento con la propria coscienza critica

di Chiara Volpato*

Chiara Volpato

La ragione forse più profonda per cui l’Italia ha mancato e continua a mancare l’appuntamento con la propria storia e con la propria coscienza critica è il ritardo culturale che la contraddistingue. L’arretratezza sulla questione di genere è parte di una arretratezza più ampia Continua a leggere

Da una poetessa al suo gatto Camillo

di Mariacristina Pianta*

Mariacristina Pianta in un ritratto del marito Emilio Palaz

Mariacristina Pianta in un ritratto del marito Emilio Palaz

CAMILLO

Ci hai seguito

in un freddo giorno

tra incroci

di strade inerti.

Sorridi quando veloce

salta il tuo rosso mantello.

Hai riportato il sole,

allontani le inquiete

ombre della notte.

* Mariacristina Pianta accarezza con queste parole il suo gatto. La poetessa, che tiene anche un laboratorio di scrittura poetica per gli allievi del liceo linguistico Alessandro Manzoni di Milano, ha inserito questi versi nella sua ultima raccolta, “Ardesie e seracchi”,  Mimemis Edizioni, 2013 Continua a leggere

«La mia aspirazione più forte era il teatro, ma i parenti avevano altre idee»

di Iole Vittorini*

Iole Vittorini, a destra, con Laura Lombardo

Iole Vittorini, a destra, con Laura Lombardo

Mio padre era intanto diventato direttore artistico del dopolavoro ferroviario, con l’incarico di formare una filodrammatica. Era l’8 ottobre del 1927 ed Elio era sposato con Rosina dal 10 settembre.

La sede si trovava in piazza S. Lucia, nell’omonimo quartiere dove sorge la chiesa romanica della santa.

Il dopolavoro era fornito di un confortevole Caffè e da una sala da gioco. Il teatro, un vecchio cinema inutilizzato, godeva di una vasta platea e di comodi camerini.

Assunta con molto piacere la carica di direttore artistico, mio padre s’immerse nella organizzazione della filodrammatica, lavorando intensamente alla scelta dei testi che si dovevano rappresentare Continua a leggere

Via dell’Ara Coeli

di Mariagrazia Sinibaldi

Lauretta Sinibaldi davanti ai mobili dorati del salone

Lauretta Sinibaldi davanti ai mobili dorati del salone

Ripongo la foto con Zipì e rimango con uno strano silenzio interno. C’è ancora tanto di me, lì, dentro lo scatolone! Cosa ho detto all’inizio del mio racconto? Che ci vogliono coraggio, buon senso, ottimismo e senso dell’umorismo… ecco la chiave! Ottimismo e umorismo. E come risvegliandomi da un sonno comatoso mi trovo a frugare, a frugare e a frugare in mezzo alle foto… alla ricerca di quella capace di risvegliare, sia pur vagamente, una qualche sensazione e che come un talismano stretto nella mano un po’ tremante, abbia la forza di trascinarmi nel mondo vago dei sogni e preciso dei ricordi… e… ECCOLA, finalmente! È vero siamo fuori tempo massimo, è una foto natalizia, ma che volete, è lei che si è presentata per prima e mi ha afferrato e trascinato via con sé. Ecco: nella foto ci siamo nonna, papà, mamma, una delle cugine (non riesco a capire quale, ha la testa girata) e io che accendo le candeline (quelle vere, quelle che si accendono col fuoco) le candeline, dicevo, di un albero di Natale, immenso, che arriva quasi al soffitto… il soffitto a cassettoni del grande salone di via dell’Ara Coeli.

Lauretta, ricordo, scattava la foto… io avevo vent’anni… lo riconosco dal vestito… perché in famiglia i periodi, gli anni del calendario, sono sempre stati determinati dai vestiti indossati, oppure dai terribili “febbroni” che qualcuno aveva sofferto… mai un numero preciso ma sempre collegamenti tra fatti della vita: perché questi sono importanti Continua a leggere

Alice B. Toklas: «I am a scandal»

di Fernanda Pivano*

Alice B. Toklas e Gertrude Stein in Francia nel 1944. (Photograph by Carl Mydans / LIFE Picture Collection / Getty) Da: http://www.newyorker.com

Un’altra donna, di ben altra levatura, che si trovò a dover lavorare per sopravvivere in un’età in cui avrebbe dovuto passare le ore a riposare in un giardino fiorito fu Alice B. Toklas. Non era stata addestrata al lavoro: da ragazza aveva avuto una vita agiata e il suo sodalizio con Gertrude Stein si era svolto senza problemi economici. Prima di morire Gertrude aveva fatto un testamento molto preciso nel quale la nominava tutrice della collezione di quadri e curatrice della pubblicazione postuma dei suoi scritti inediti, con una clausola che le consentiva in caso di necessità la vendita di qualsiasi oggetto a lei affidato, sia per il suo mantenimento, sia per la pubblicazione degli inediti. Continua a leggere

Guarda cosa ti fa un foglio a quadretti, durante gli esami di Stato

di Maria Elena Sini

La prova orale dell’esame di Stato dovrebbe consistere in un colloquio multidisciplinare; uso il condizionale perché ciò avviene solo quando il candidato riesce a costruire un percorso con un argomento che si presta ad essere osservato da più angolazioni e riesce ad interagire con le sollecitazioni proposte dai docenti. Il più delle volte invece la multidisciplinarietà si limita ad un esile pretesto che collega i diversi ambiti culturali e in definitiva il candidato affronta una serie di verifiche sulle diverse materie coinvolte: italiano, inglese, pedagogia, diritto… a seconda dell’indirizzo di studi, spostandosi da uno all’altro dei commissari seduti dietro un lungo tavolo. Anche quest’anno, come avviene regolarmente da un po’ di tempo, facevo parte di una commissione d’esame nella quale dovevo valutare le conoscenze dei candidati in statistica e per questo motivo davanti a me avevo sempre un pacco di fogli a quadretti sui quali chiedere agli studenti di disegnare tabelle, effettuare rappresentazioni grafiche, eseguire semplici calcoli su valori medi e indici di variabilità.

Considerando che raramente si assiste a un vero colloquio e spesso invece si realizza una somma di interrogazioni, nell’attesa del mio turno ho sempre scarabocchiato sui fogli a mia disposizione: spirali, linee, stelline, disegni geometrici… ma quest’anno una serie di immagini si affollavano nella mia mente e chiedevano di materializzarsi sulla carta spingendomi a disegnare delle figure attinenti alle tematiche che venivano affrontate nel colloquio d’esame.

Una delle materie interessate era psico-pedagogia per cui inevitabilmente si parlava dell’importanza del gioco come esperienza formativa ed educativa per i bambini, si parlava degli anziani e del loro ruolo nella nostra società, di Freud e della scoperta dell’inconscio e a poco a poco queste figure si sono composte sui miei fogli:

DISEGNO 1 (bambini di spalle) Continua a leggere

«Io danzo per sentirmi viva e realizzarmi sulla terra»

di Maria Cumani*

Maria Cumani a Siracusa (foto di Alessandro Quasimodo)

Maria Cumani a Siracusa (foto di Alessandro Quasimodo)

La danza

La danzatrice, in quanto tale, presuppone una capacità creativa. Non esegue su suggerimenti del coreografo (vedi le ballerine) ma compone le sue danze forte sì della sua tecnica, ma libera nell’esprimere le ragioni del suo intimo estro poetico. Valery dice: “Elle à force de nier par son effort l’état ordinaire des choses, elle crée aux esprits l’idée d’un autre état, d’un état exceptionnel – un état qui ne serait que l’action, une permanente qui se ferait e se consoliderait au moyen d’une production incessante de travail, comparable à la vibrante station d’un bourbon…”.

E proprio questo intenso consumarsi, alimentato dallo spirito, lo vediamo nelle manifestazioni più profonde della danzatrice. La sua danza entra nello spazio nostro più segreto oltre l’infanzia nel luogo dei sogni Continua a leggere

La storia di Rosa

di Patrizia L’Astorina*

Rosa Chianese, Clelia d’autunno, Book Sprint Edizioni (13€)

Rosa Chianese, Clelia d’autunno, Book Sprint Edizioni (13€)

Fra i borghi più antichi di Napoli: Vergini, Cristallini e Sanità; tra edifici modesti, case popolari e qualche palazzo nobiliare, nascono Rosa e la sua storia.

Non so se il suo destino fosse scritto tutto nella nascita, in quell’utero di Delfo che la espulse ancor prima che fosse matura per affrontare la vita, e in quel padre che non la volle vedere perché non era nata maschio, ma nel corso della sua vita tutto sembrò ripetersi quasi ciclicamente.

Dopo la prima e insolita dimora nel ventre della madre, varie furono le abitazioni cambiate da Rosa e dai suoi genitori. Numerose separazioni. Lutti mai elaborati. Dall’ancestrale e paterno rifiuto, a quelli degli uomini nei quali inciampava cercando la felicità Continua a leggere

«Chi osava ammettere una verità e conformarvi la vita?»

di Sibilla Aleramo*

Sibilla Aleramo (Alessandria, 14 agosto 1876 – Roma, 13 gennaio 1960)

Chi osava ammettere una verità e conformarvi la vita? Povera vita, meschina e buia, alla cui conservazione tutti tenevan tanto! Tutti si accontentavano: mio marito, il dottore, mio padre, i socialisti come i preti, le vergini come le meretrici: ognuno portava la sua menzogna, rassegnatamente. Le rivolte individuali erano sterili o dannose: quelle collettive troppo deboli ancora, ridicole, quasi, di fronte alla paurosa grandezza del mostro da atterrare!

E incominciai a pensare se alla donna non vada attribuita una parte non lieve del male sociale. Come può un uomo che abbia avuto una buona madre divenir crudele verso i deboli, sleale verso una donna a cui dà il suo amore, tiranno verso i figli? Ma la buona madre non deve essere come la mia, una semplice creatura di sacrificio: deve essere una donna, una persona umana. Continua a leggere

Storia di Laura. Poliziotta e madre che studia per il diploma. Seconda puntata: premiata la sua curiosità intellettuale

di Maria Elena Sini*

images (8)In ottobre ho raccontato la storia di Laura che a settembre, nella mia scuola, ha sostenuto e superato l’esame di integrazione degli anni scolastici perduti e di idoneità alla classe quinta delle scuole superiori. Oggi sono molto felice di raccontare la seconda puntata di questo cammino, non dico la fine perché Laura ha davanti a sé diverse strade ancora da percorrere per realizzare pienamente le sue ambizioni di donna libera e indipendente Continua a leggere

L’Unione Femminile chiede le dimissioni di Calderoli

Roberto Calderoli si dimetta dalla vice-presidenza del Senato

L’Unione Femminile Nazionale, che da 113 anni si batte per il riconoscimento dei diritti della donna al di là di ogni confine e di ogni distinzione etnica, si unisce a tutti coloro che chiedono le dimissioni del vice-presidente del Senato Roberto Calderoli che ha così gravemente e ripetutamente colpito con inqualificabili espressioni la ministra Cécile Kyenge.

Per adesioni: segreteria@unionefemminile.it

«Ricomincio da me stessa»

Alba L’Astorina (in maglia rossa e jeans) con gli insegnanti della Scuola per Parrucchieri Centro Stile Moda di Milano; da sinistra: Marina Frau, Alessio e Stefania Di Capua, Nives Moro e Maria Parisi

Alba L’Astorina (in maglia rossa e jeans) con gli insegnanti della Scuola per Parrucchieri Centro Stile Moda di Milano; da sinistra: Marina Frau, Alessio e Stefania Di Capua, Nives Moro e Maria Parisi

di Alba L’Astorina

Non offre facili consolazioni Marina alle clienti che arrivano al Centro Stile Moda di via Caposile e apprendono, scioccate, che il Centro dal 13 luglio chiude i battenti. Ancora non ci crede neanche lei, che in 25 anni ha visto passare in questi saloni migliaia di studenti venuti da Milano e dall’hinterland per apprendere la professione di parrucchiere. Né sembra confortarla aver ricevuto una targa in cui le riconoscono grandi meriti, “per aver aperto ai nostri allievi le porte della professione, insegnando con passione ed impegno costante”.

Anche io sono colpita da quello che mi dice Continua a leggere

Suicida a 13 anni dopo gli stupri: un graphic novel per Carmela Cirella

A sei anni dalla morte ancora nessun colpevole

io-so-carmeladi Daniela Natale

Oggi poteva essere un grande giorno per la giustizia italiana, per la famiglia di Carmela e per tutte le donne. Invece è stato un venerdì di caldo asfissiante, di avvocati in sciopero e udienze rinviate. Una udienza in particolare la aspettavamo con ansia, invece dovremo attendere l’11 ottobre per assistere alla sentenza definitiva, per dare un senso al volo di Carmela che si è suicidata, a Taranto, vittima dei suoi stupratori, che l’hanno violata, e delle istituzioni, che non l’hanno saputa ascoltare Continua a leggere

Panorama e un caso di scuola: il tragicomico “complotto D’Addario”

Ho inviato questa mail al direttore di Panorama (ora anche indagato per corruzione) e all’intera redazione il 6 febbraio 2011. Cioè un anno prima che il medesimo mi facesse licenziare.

Paola Ciccioli a Caltagirone (foto di Maria Elena Sini)

Paola Ciccioli a Caltagirone (foto di Maria Elena Sini)

Gentile direttore,

la prego di scusarmi se rivolgo a lei e alla redazione una riflessione, a margine dell’incontro che abbiamo avuto venerdì con la direzione generale periodici. Durante il suo intervento l’ho sentita accostare il nostro giornale all’immagine di un “bambino” fragile e bisognoso di attenzioni e cure. Apprezzo moltissimo le metafore e penso che la sua sia particolarmente efficace. Sebbene costringa a dolorose considerazioni. Un po’ come succede a Brad Pitt nel film “Il curioso caso di Benjamin Button”, infatti, si potrebbe dire che il giornale abbia vissuto un percorso alla rovescia, diventando progressivamente “bambino” dopo essere stato ragazzo, adulto, vecchio. Se anche il nostro sia un “curioso caso” ce lo spiegheranno il tempo e, forse, le analisi sue e dei vertici aziendali sugli scenari internazionali, i trend dei mercati, gli sviluppi tecnologici, i focus su “qualità editoriale” e “sentiment.

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«A New York non c’è nemmeno una zanzara, qualcuna sì»

Paola Ciccioli secondo la nipotina Emma

Paola Ciccioli secondo la nipotina Emma

New York, 23 maggio 2013

Maestre buongiorno. Cari bambini e bambine.
Ho visto la Caserma dei pompieri, e i pompieri stavano facendo le prove. Io ero nella casa del nonno.
Oggi vado all’Acquario.
I cinesi hanno delle scritte che non capisco, ci sono dei cinesi come Dave, soltanto che gli occhi sono più a mandorla dei suoi.
Ho visto la sedia a forma di mano nella casa del nonno.
Sono stata al Museo di Storia naturale e ho visto gli scheletri veri dei dinosauri.
Non c’è nemmeno una zanzara, qualcuna sì.
Qui c’è anche il divano rosso a forma di labbra, c’è anche la moquette. C’è anche la pelle, vera, di leopardo e io e il nonno giochiamo a un gioco inventato da noi e io vinco quasi sempre.

Saluti
Emma Continua a leggere