di Luca Bernardini*

Luca Bernardini, slavista, insegna alla Statale di Milano. In questa foto dal suo diario Facebook è a un ricevimento nuziale con la traduttrice Valentina Parisi. Oggi, 25 marzo 2017, il prof. Bernardini introduce a Pavia un incontro dedicato a Wislawa Szymborska (http://www.vivipavia.it/)
Nelle città immaginarie che popolano il mondo della letteratura troviamo alcune biblioteche fantastiche, i cui scaffali sono gremiti di volumi pubblicati soltanto nella mente di autori come Roberto Bolaño, Jorge Luis Borges, Italo Calvino, Tommaso Landolfi, Stanisław Lem, Georges Perec, Raymond Queneau, François Rabelais. Alla storia della letteratura appartengono invece le biblioteche degli scrittori, con le opere che hanno ispirato la stesura di nuovi testi di narrativa o poesia. I casi forse a noi più vicini sono quelli di Alessandro Manzoni, di Giacomo Leopardi, ma ovviamente viene fatto di pensare anche alla biblioteca di Lev Tolstoj a Jasnaja Poljana, o a un Wolfgang Goethe direttore – finanche – di una biblioteca, quella di Weimar, poi intitolata alla duchessa Anna Amalia.
E i libri protagonisti delle Letture facoltative di Wisława Szymborska a quale biblioteca appartengono? In realtà si trovavano sui ripiani più bassi, nel settore «libri ricevuti» dalla rivista «Życie Literackie»: si trattava di quelli destinati al macero, dal momento che le opere di maggior pregio letterario erano già nelle mani di collaboratori ritenuti più importanti, ossia maggiormente affidabili da un punto di vista politico. Di fatto, sappiamo che a W.S. non interessava scrivere vere e proprie recensioni: da semplice «lettrice», infatti, non si sentiva obbligata a un incessante esercizio critico. Spesso, però, i libri letti finivano con l’ispirarle «fuggevoli associazioni di idee». Una attenta disamina della sua produzione poetica, e in particolare delle trame intertestuali, rivela quante di queste associazioni si siano tradotte in spunti di ispirazione lirica. A dimostrare tale assunto ecco un brano con le impressioni scaturite dalla lettura di Storia del Vicino Oriente nell’antichità:

In un articolo dal titolo “La poesia dei gesti quotidiani nei versi minimalisti della Szymborska”, Luca Bernardini ha scritto: «La poesia di Wislawa Szymborska è difficilissima da definire, per ammisione della stessa autrice, che ritiene un proprio diritto tanto quello di non scrivere sulla propria attività, quanto quello di rinunciare all’enunciazione del proprio credo poetico, esplicitandolo soltanto attraverso la creazione, “altrimenti – sono le sue parole – mi sentirei come un insetto che per insondabili motivi si fiondasse da solo in una teca per andarsi a infilzare sullo spillo”». (http://www.szymborska.org.pl/)
Il poeta, indipendentemente dal grado di istruzione, età, sesso e preferenze, nel profondo dell’anima è, e rimarrà sempre, un erede spirituale delle tribù primitive… È un animista, un feticista che crede nelle forze segrete che sonnecchiano in ogni cosa, ed è convinto che con l’aiuto di parole opportunamente scelte riuscirà a risvegliarle. Il poeta può anche aver conseguito in modo trionfale sette lauree, ma nel momento in cui si mette a scrivere versi l’uniforme del razionalismo comincia a stargli stretta. Ecco che allora si agita, sbuffa, slaccia un bottone dopo l’altro, finché non salta fuori dal suo vestitino, mostrandosi a tutti come un selvaggio ignudo con l’anello al naso. Sì, proprio un selvaggio, come chiamare altrimenti una persona che chiacchiera in versi con i morti e i non nati, con gli alberi, gli uccelli e perfino con una lampada o la gamba del tavolo, senza ritenere tutto ciò un’idiozia?
Si tratta – come è stato giustamente osservato – di uno dei rari casi di cui W.S., notoriamente restia a impegnarsi in formulazioni teoriche, definisce la natura dell’espressione poetica. Sembra, in qualche misura, di avvertire l’eco delle parole di un altro poeta, il russo Afanasij Fet: «anche la più alta idea sull’uomo, sull’anima o sulla natura da voi proposta al poeta come una grande trovata, può suscitare in lui soltanto riso, mentre dei passeri che liticano possono ispirargli un’opera magistrale».
*Tratto da Una mantide ludica ed empatica, preziosa postfazione del professor Luca Bernardini a Wisława Szymborska, Come vivere in modo più confortevole, la nuova serie delle recensioni “non convenzionali” firmate dalla poetessa Premio Nobel e pubblicata in Italia ad aprile 2016 da Adelphi. Il libro è curato dallo stesso Bernardini, la traduzione dal polacco è di Valentina Parisi.
ULTIMO AGGIORNAMENTO 25 MARZO 2017