Il crollo di Pompei e la mancanza di coscienza

di Chiara Ciarlantini, archeologa, specializzata in archeologia classica all’università di Catania

Vengo a sapere, tramite la telefonata di un amico, che a Pompei è crollata la “domus dei gladiatori” in Via dell’Abbondanza… ripenso subito ai mesi estivi di lavoro nel 2003 con l’Università di Bologna e di Parma, lì agli “Scavi di Pompei”, come vengono chiamati. Io studiavo la ceramica proveniente da due saggi scavati all’interno della Domus del Centenario, una fra le meno conosciute, perché si trova in un quartiere non aperto al pubblico. Entrare a Pompei con il cartellino “Scavi di Pompei”, che ho conservato, inorgoglisce chi lo indossa. A Pompei si paga un biglietto per entrare in una città del nostro passato, per passeggiare nel passato, tra una via e una piazza, da una casa a una bottega, sui marciapiedi, ci si ferma alle fontane, alle terme… una rarità, un privilegio, un’esperienza culturale, formativa per tutto il mondo, che viene a vederla ogni anno, ogni giorno. Diecimila biglietti al giorno staccati quest’estate, leggo su Repubblica.it, nonostante ci ritroviamo di fronte a un “Patrimonio senza anima”, quella che ci dovrebbe mettere chi gestisce Pompei. Che vitalità potrebbe avere se si investisse solo una parte di quei soldi. Ho visto le foto del crollo della Schola Armatorum, e letto l’inchiesta. Lo stesso male che gira per l’Italia, che stana le fonti di ricchezza, s’infiltra e sfrutta senza cuore il nostro raro patrimonio culturale, e lascia che si sbricioli, ma come si può!?!

Una mattina presto, durante i giorni di lavoro a Pompei, io e la mia collega di tesi, siamo state seguite da un branco di cani, che da anni vivono dentro la città antica. Nella paura che provai quella mattina, c’era l’abbandono, la solitudine di quel sito, che crolla su stesso nel silenzio dell’alba, quando solo i cani randagi si aggirano per le vie di Pompei, e i custodi non hanno ancora preso servizio.

Credo che ci sia un legame di fondo fra tutte le notizie dei giornali, dal caso Ruby a Terzigno, alla Scuola, il malumore che dilaga, la disoccupazione, il maltrattamento dell’ambiente, il crollo di Pompei… c’è la mancanza di coscienza. È evidente che manca quell’occhio attento, vigile, lungimirante, cosciente, pronto a reagire, a capire dove intervenire, che coglie i dettagli, l’occhio lucido di un uomo di potere. Il crollo di Pompei è la conseguenza di questa mancanza, che va colmata al più presto, prima che tutto si sbricioli fra le mani di chi non ha l’equilibrio per governare un Paese.

1 thoughts on “Il crollo di Pompei e la mancanza di coscienza

  1. Come raccontava un’inchiesta televisiva (rai tre, “presa diretta”) dell’anno passato, la mancanza di manutenzione ordinaria, che ha causato il crollo di Pompei, è il risultato della decisione politica di tagliare il personale direttamente dipendente dalle Soprintendenze che si occupava, appunto, delle attività di manutenzione. Si pensava, o si faceva finta di credere, che la stessa attività potesse essere svolta da ditte private che di volta in volta avrebbero dovuto ottenere in appalto tali incombenze. Vi lascio immaginare i risultati, su tutti i piani….

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