Dato che vado a Dublino

Quasi un apologo sulla “Chi”izzazione del giornalismo italiano

Paola Ciccioli in Irlanda, luglio 1992 (il camper è di Leonardo Angeletti)

Paola Ciccioli in Irlanda, luglio 1992 (il camper è di Leonardo Angeletti)

di Paola Ciccioli*

I

ALL’ORA DI CENA

«La giornalista irlandese Elisabeth Murphey è stata trovata uccisa questa mattina nella sua casa di Dublino. La giovane cronista aveva realizzato dei servizi sui collegamenti tra la malavita organizzata e alcuni ambienti politico-finanziari del suo Paese. La Murphey, che lo scorso anno aveva vinto il Premio internazionale di giornalismo Veritas, aveva 33 anni. Le hanno sparato un colpo alla nuca da distanza ravvicinata».

Tutto qui. Quando il conduttore del telegiornale finì di leggere queste nove righe, dallo schermo scomparve anche l’immagine di una ragazza dai capelli rossi e un sorriso da liceale. Senza audio, si sarebbe potuto pensare a un servizio sugli esami di maturità. E invece era la notizia di un omicidio Continua a leggere

«Eva era un punto fermo per me»

Eva a casa di amici qualche anno fa

Eva a casa di amici qualche anno fa

Eva, iscritta all’anagrafe di Milano col nome di Margot Berta Glassman, se n’è andata il 28 maggio. Aveva quasi 102 anni. «Era un punto fermo per me», dice Alessandro Quasimodo che con lei aveva intrecciato un legame molto speciale. L’ho raccontato, tra l’altro, sul mensile “Vivere” nel marzo 2012. Ripropongo quel testo oggi, mentre sto riordinando gli appunti sul “segno” che questa donna ha lasciato nella vita dell’attore Continua a leggere

Les mots pour le dire

di Marie Cardinal*

Ora mi sono messa in testa di raccontare la mia malattia. Mi sono concessa l’orrendo privilegio di descrivere quelle terrificanti immagini, quei dolori abominevoli, che nascevano in me al ricordo di avvenimenti passati. Mi sembra di essere un regista con la cinepresa, appollaiato in cima a una gru gigantesca: può scendere a livello della terra per riprendere in primo piano i particolari deformati di un viso, oppure salire in alto, sopra il set, per le scene d’insieme. Ricordo ad esempio quella prima visita, in una Parigi autunnale (ma era poi autunno?), con le luci della sera, e il vicolo nel quartiere di Alesia. Dentro il vicolo, il villino, dentro il villino lo studio immerso in una luce calda, dentro lo studio un uomo e una donna. Questa donna è sul divano, raggomitolata come un feto nell’utero.

Allora non sapevo che cominciavo appena a nascere e che vivevo i primi istanti di una lunga gestazione che doveva durare sette anni. Ero un embrione, il grosso embrione di me stessa.

bm_11518_719258*Lo sto rileggendo per la terza (è la terza?) volta. E ora in compagnia della matita, con la quale sottolineo frasi, passaggi, parole nelle quali mi riconosco. Chi è stato a suggerirmi Le parole per dirlo? Non me lo ricordo. E’ successo una vita fa. Mi viene in mente Nadia, l’amica di mia sorella alla quale devo le letture-alimento dell’adolescenza. A mia volta, nel corso degli anni, l’ho consigliato a donne che mi sembrava stessero cercando, con sincerità e dolore, la propria strada. Forse è per questo che nella mia vecchissima edizione Bompiani con la copertina blu mancano le pagine iniziali. Devo averci annotato qualcosa e poi regalato quei pensieri a qualcuno. Ho comprato il libro di Marie Cardinal anche nella versione originale, in francese. Me ne sono privata perché pensavo che fosse il regalo giusto per un’amica. Ma forse è stato un errore, un errore che rifarei.

Il brano che ho scelto è tratto dal primo capitolo: “Al medico che mi ha aiutata a nascere”. (Paola Ciccioli)

L’amaca

un racconto di Paola Ciccioli*

Paola Ciccioli a una cena con i compagni di scuola (un bel po' di anni fa)

Paola Ciccioli a una cena con i compagni di scuola (un bel po’ di anni fa)

C’è un’amaca di fianco alla casa. Quando l’ho notata, appena dondolante e sospesa tra due alberi, ho pensato che fosse lì per me. Perché mi ci nascondessi, perché potessi cullarci le mie fantasie. Non riesco a frenarli, tutti questi pensieri sbagliati, questo pulsare di ricordi vivi che affluiscono in mezzo alle gambe e mi gonfiano di ridicolo i pantaloni.

“Ma come stai bene”. Lei mi ha salutato così, mi ha sfiorato le guance. Ho sentito che con le mani mi stringeva le braccia, poi mi sono concentrato sul viso, sul rossetto da signora, sulla scollatura da donna.

“Anche tu stai bene” Continua a leggere

Il viaggio, quel “segno” nella mia maturità

Nessun viaggio finisce mai, sono i viaggiatori che arrivano alla loro fine. Pensieri e premonizioni alla vigilia degli esami di maturità

di Daniela Natale

cartucceraNon so se si usa ancora la “cartuccera”. Io ne avevo una che in verità era stata cucita due anni prima per mia sorella, poi era passata a mio cugino e, arrivato il mio momento, era diventata mia. Quando Internet non era ancora così diffuso, l’unico modo per farsi trovare pronti davanti a qualunque traccia della prima prova degli esami di maturità era acquistare dei costosi blocchetti di temi già svolti (il più delle volte scritti da cani) che bisognava strappare pagina per pagina e arrotolare, per dentro la cartuccera appunto Continua a leggere

Mamma Tragica

di Oriana Fallaci*

Fra tutte le attrici che conosco Anna Magnani è la sola che dopo un articolo spedisca a colui che l’ha scritto un telegramma di ringraziamento. Sicché non comprendo perché la descrivano maleducata e superba, o la dipingano una popolana che si nutre di parolacce e fagioli. Per me è una signora: con la quale mi son sempre trovata benissimo. Che sia una signora del resto lo si intuisce dalla casa in cui vive: all’ultimo piano di Palazzo Altieri, in un appartamento pieno di cose antiche, libri, quadri d’autore, e così chiuso in un silenzio di acquario che perfino i suoi cani e i suoi gatti si muovon lì dentro con la lievità e il frusciare dei pesci. Una popolana o una donna maleducata abiterebbe in una villa con la piscina e il jukebox. Risponderebbe alla pubblicità con pernacchie Continua a leggere

Milano, 24 giugno: la nuova fase dell’Agorà del Lavoro

LUNEDì 24 GIUGNO
Agorà del lavoro di Milano
 &
 Primum vivere anche nella crisi:
la sfida femminista nel cuore della politica

La nuova fase dell’Agorà

Dopo il bilancio iniziato in maggio, è il momento di condividere le proposte per il prossimo anno. Ecco alcune indicazioni affiorate fin qui a cui aggiungere le tue.

Una piazza pensante che

  • dà forza alle singole perché aumenta la consapevolezza
  • approfondisce i nessi non ancora sufficientemente esplorati (sessualità/lavoro, soggettività/economia)
  • fa rete per il lavoro precario
  • provoca conflitti salutari dentro il sindacato
  • si mette in relazione con altre cose che accadono in città
  • viene riconosciuta come forza collettiva capace di ribellione
  • diventa più visibile

Progettiamo insieme la nuova fase dell’Agorà! Continua a leggere

“Lauretta ha viaggiato per il mondo col suo allegro sorriso”

 Lauretta Sinibaldi bambina con la mamma (fotoriproduzione Francesco Cianciotta)

Mariagrazia Sinibaldi bambina con la Zipì (fotoriproduzione Francesco Cianciotta)

di Mariagrazia Sinibaldi*

…e Lauretta? Lauretta ha preso una signora laurea in microbiologia, ha insegnato all’università, alla facoltà di medicina e ha fatto ricerche importanti. Ha sposato un giovane medico che è stato il più giovane primario di tutti gli ospedali di Roma. Seguendo i congressi nei quali Lauretta presentava i risultati delle sue ricerche, insieme al marito ha viaggiato il mondo. Hanno avuto tre figli maschi, due dei quali sono sposati e a loro volta hanno avuto figli… dunque Lauretta è nonna. Vive, Lauretta, sempre col suo allegro sorriso sul viso, sempre sorretta dal suo indomabile ottimismo, circondata dall’affetto e simpatia di parenti amici e conoscenti… che cosa di più?

* Un’altra foto estratta dalla scatola del passato. Mariagrazia dedica alla sorella queste righe, ma di lei e della loro famiglia racconta negli altri capitoli della “Mariagrazia Story” sul nostro blog

La felpa del fuggitivo e il mio treno-galera. (Racconto a 4 mani, parte seconda)

Daniela Natale (a sinistra) con un'amica

Daniela Natale (a sinistra) con un’amica

di Daniela Natale*

Mica scemo, lui. Il bel maglioncino nuovo, morbido e caldo, costato un occhio della testa, se l’è ben messo in valigia. La felpa grigia, invece, ormai logora e con la macchiolina, mai più andata via, di vernice verde sulla schiena, quella no, non l’ha voluta. È ormai vecchia quella felpa, l’avrà indossata quelle mille e passa volte in casa, nei weekend, quando il mondo spariva e la pioggia di Milano ci invitava a chiuderci in casa e guardare un dvd senza pretese. La indossava pure quando si metteva in testa di riparare i vari rubinetti, interruttori e fili elettrici che con cadenza regolare decidevano di autodistruggersi, sempre di pomeriggio e sempre di domenica. Non chiamava mica un tecnico, lui. Non subito. Svitava, rompeva, tagliava e sbuffava, finché non c’era più nulla da fare se non chiamare qualcuno che aggiustasse quello e l’altro Continua a leggere

Lo stupro delle Iene, la Rete delle reti chiede le scuse

Alla cortese attenzione di:
 
Egr. Luca Tiraboschi
Direttore di rete Italia Uno
 
Gent.ma Tiziana Mazzola
Uff. Stampa programmazione di Italia Uno
 
Egr. Francesco Aufieri
Segretario Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione
 
Spett.le Redazione di Le Iene 
 
Inoltre per conoscenza, a:
 
Gent.ma Luisa Rizzitelli
portavoce Ministra Josefa Idem
e
Spett.le DonneinQuota 
associazione qui richiamata in rappresentanza delle donne collettivamente firmatarie
  
Egregi signori,
facciamo riferimento alla lettera aperta qui pubblicata:
come sapete si tratta di una richiesta di scuse e chiarimenti avanzata collettivamente, nata per iniziativa di un gruppo di blogger, rilanciata da più blog e siti in rete, e già pervenutavi da diverse fonti Continua a leggere

Diamoci all’alcol, sotto un cielo affumicato. Un racconto a 4 mani

Paola Ciccioli con Angela Lucrezia Calicchio (foto di Pino Montisci)

Paola Ciccioli con Angela Lucrezia Calicchio (foto di Pino Montisci)

di Paola Ciccioli*

L’aperitivo da Taveggia è il migliore che ci sia, a Milano. E anche il più maledettamente caro. Venti euro ho speso, ieri sera. Quarantamila lire, io ragiono all’antica anche quando si tratta di soldi. Subito non ho fatto mente locale: quattro cocktail, due a testa dato che ero con Valeria, più – è vero – una serie infinita di tartine, cipolline, cetrioli, scaglie di parmigiano, mandorle salate, bocconcini di pizzette. Va bene, da Taveggia ci si fa del male con qualità, ma per farsi girare un po’ la testa e alleggerirsi delle proprie frustrazioni, bisogna mettere in bilancio l’esborso che di norma è previsto per una bistecca+contorno+calice di vino+, forse, caffè in un ristorante di media qualità Continua a leggere

Anche Peschiera Borromeo contagiata dai corsi sulla parità di genere: bene!

 “A scuola di parità.

Conoscere e riconoscere gli stereotipi di genere”

giovedì 6 giugno, ore 21

Sala Matteotti, via XXV Aprile 1

Peschiera Borromeo

Si concluderà giovedì sera con un evento dal titolo “A scuola di parità. Conoscere e riconoscere gli stereotipi di genere il percorso sperimentale avviato quest’anno nelle scuole cittadine dall’Amministrazione Comunale, in sinergia con l’Associazione Donne In Quota, per sensibilizzare le ragazze e i ragazzi contro l’utilizzo di immagini distorte e stereotipate sulla figura della donna Continua a leggere

Vera, una madre che piange la figlia desaparecida

Vera Vigevani Jarach

Martedì 4 giugno 2013, ore 10.00

Università Milano Bicocca – Edificio U7, Aula Pagani (3° piano) – Via Bicocca degli Arcimboldi 8, Milano

Incontro con Vera Vigevani su desaparecidos ed esiliati durante la dittatura argentina.

Grazie alla collaborazione tra Amnesty International Lombardia, l’Associazione 24 marzo e Dipartimento di Sociologia corso di laurea magistrale PROGEST, Vera Vigevani incontrerà gli studenti e il pubblico di Milano portando la sua testimonianza per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere Continua a leggere

“Stupro… o sesso?” Informazione o violenza? Iene, rispondete!

Al Direttore di rete Luca Tiraboschi

E, per conoscenza:

Spett.le redazione di Le Iene

Spett.le SLC (Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione),

al segretario di categoria Egr. Francesco Aufieri

 

Egregio Direttore,

ultimamente un notissimo programma di intrattenimento e informazione di Italia1, Le Iene, reso molto popolare da servizi di denuncia che portano alla luce episodi di ingiustizie, truffe e corruzione, si è reso (inaspettatamente) portatore di contenuti fuorvianti e pericolosi riguardo alla percezione del tragico fenomeno della violenza di genere. Al punto di raccogliere l’idea, sostenuta da alcuni, che le denunce presentate dalle donne contro violenze sessuali e domestiche, o atti di pedofilia, sia in gran parte “falsa”, addirittura indotta da un presunto malcostume femminile di denunciare “falsi abusi” al puro scopo di fare dispetti a persone di sesso maschile o di ricattare i rispettivi compagni Continua a leggere