Keplero e il destino che lo ha guidato alle nozze (dopo aver esaminato undici candidate)

di Johannes Kepler*

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Il maestro Ennio Morricone con la moglie Maria a Los Angeles, dove il compositore il 29 febbraio scorso ha ricevuto il Premio Oscar per la colonna sonora di “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino. «Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria», ha commentato Morricone nel ricevere il premio.

Illustrissimo Barone, gentilissimo Signore,

per iniziare una lettera di invito alle nozze tutti i cristiani esordiscono annunciando con stile solenne di aver intrapreso la strada del matrimonio quale compimento di un particolare disegno divino. Ebbene io, da buon filosofo, gradirei esporre le mie riflessioni proprio a Voi, che fate professione di eccellente saggezza.

Mi piacerebbe esaminare il progetto di Dio nella sua peculiare natura e con preciso riferimento al matrimonio. Nel destino che mi ha guidato alle nozze vorrei considerare la vicenda per la sua singolarità, e passarne in rassegna lo svolgimento. Dopo averVi illustrato il complesso di circostanze personali e le convinzioni che ho in proposito, o meglio, i miei giudizi tra loro contrastanti, vorrei ottenere un chiarimento dalle intime profondità del Vostro pensiero.

Che potrei dirVi? Fa parte di un progetto divino o è colpa mia se per più di due anni la mia capacità deliberativa ha subito forti conflitti interni? Ho aspirato a numerose condizioni di vita, mi sono deciso per molte di queste e, per di più, assai differenti tra loro. Se con ciò ho assecondato il disegno di Dio, qual è mai stata la sua finalità in relazione a persone e fatti, considerati singolarmente?

Nulla investigherei con maggior scrupolo e null’altro, oltre a questo, desidererei tanto sapere: se cioè si dà il caso che possa ritrovare anche in me stesso quel Dio che quasi tocco con mano nella contemplazione dell’universo intero.

Se invece, come ho avanzato in seconda ipotesi, si è trattato di una mia manchevolezza, che genere di colpa mi si potrebbe addebitare: avidità, debolezza nel discernimento oppure inesperienza?

Per me uomo sapiente, che aveva superato il culmine dell’età virile, ormai alle soglie della vecchiaia, ora che i sensi si erano placati e il corpo era naturalmente debole e senza energia, quale soluzione più ragionevole si prospettava se non sposare una donna vedova, pratica dell’economia domestica?

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«Giovanni Keplero è stato il primo astronomo del 16° secolo a intuire che le orbite dei pianeti non sono circolari, ma ellittiche. Nato nella città di Weil, in Germania, nel 1571, Keplerò si occupò anche di geometria, musica e teologia e poco prima della sua morte, nel 1630, compose un Somnium, un «sogno», dedicato a un affascinante e fantascientifico viaggio tra gli abitanti e i fenomeni del mondo lunare».

Io e la mia prima moglie la conoscevamo già, e anzi, mi era stata raccomandata con franchezza da quest’ultima.

Non era povera e tuttavia viveva relegata in una condizione di vita alla quale si sarebbe sottratta molto felicemente: per lei significava passare a sorte migliore e proprio per questo avrebbe investito il suo uomo di un valore ancora più grande. Ed io non avrei dovuto cogliere quest’opportunità, già approvata dalla mia prima moglie, che subito e spontaneamente mi venne offerta dai patroni della donna?

Perché allora la vicenda non si è conclusa bene?

La donna all’inizio sembrò consentire. Non c’è dubbio che poi avesse ponderato la questione; infine con grande modestia si sottrasse con delle scuse.

La brava donna si consigliò col genero e si rese conto che mi sarebbe stata di peso per più di un motivo. Aveva infatti due figlie ancora da maritare, un bimbo di dodici anni e inoltre una figlia già accasata. Erano imminenti tre successive cerimonie nuziali: il matrimonio della madre seguito da quelli delle figlie.

In verità io, uomo di studi e non di potere, non avevo alcuna risorsa né tanto meno la speranza di tener fede all’impegno.

A tutto ciò si aggiungeva qualche sospetto sullo stato di salute della donna, benché avesse una costituzione ricca di umori, a causa del fetore dell’alito. Non dimentichiamo infine l’ambigua reputazione di cui godevano le mie opinioni in fatto di religione, elemento di grande rilievo dopo che, nella difficile scelta, tutti gli altri requisiti fossero stati messi alla pari.

Oltretutto, quando ormai la questione era risolta, incontrai per caso quella donna (non la vedevo infatti da sei anni) e non riscontrai in lei alcuna caratteristica di mio gradimento.

 

Data la situazione, è abbastanza chiaro il motivo per cui una simile vicenda non avrebbe potuto avere una buona riuscita. Se devo confessare la verità, mi muovevano due sentimenti contrastanti: la compassione verso la promessa moglie e il desiderio di compiere un’opera di devozione nei confronti della defunta compagna; sentimenti buoni di per sé, ma non accordabili tra loro, perché chi cerca moglie deve agire diversamente e io mi ero cimentato in una impresa superiore alle mie forze. Anche la pietà, anche il sacrificio di sé fanno parte delle passioni cieche: si scatenano con impeto e disprezzano il buon senso.

Ma perché Dio ha voluto che mi impegnassi in questa situazione che non avrebbe dato buoni risultati? Forse Egli non sempre interviene a plasmare le nostre scelte ma attende fino a un certo punto il loro compimento e ne determina la riuscita. Oppure è giusto quello che dice il filosofo, che cioè è proprio dell’uomo costruire la sua strada, ma di Dio dirigere il suo passo. – E come vorrei dilungarmi qui in spaventose controversie, vere e proprie disgrazie del nostro tempo! – Credo che tutti si imbattano prima o poi non in una sola, ma in molte esperienze di tale genere, come è successo a me. La differenza consiste nel fatto che gli altri non riflettono o dimenticano facilmente, affrontano i casi della vita con più distacco, o forse sanno tenersi più a freno e da soli imparano a discernere le proprie sventure. O forse nel mio caso esercitano un certo influsso gli astri.

Ma non penso di attribuire alle stelle la funzione di Dio, di dirigere gli eventi umani.

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Ennio Morricone e la moglie Maria al rientro dagli Stati Uniti. «Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata. E, certo, la fedeltà. Fatto sta che ci fidanzammo. E ci sposammo il 13 ottobre 1956», questo ha raccontato il grande compositore in un’intervista al Corriere della Sera. La foto è stata postata su Facebook da King Kong Radio1 con questo commento: «La grandezza della normalità»

Rientrerà pure in un disegno astrale che io in questo periodo sia più ardente nei trasporti emotivi, che manifesti una eccessiva fiducia o mostri con ostentazione pietà e misericordia, ricerchi la fama grazie a soluzioni nuove e inattese, rintracciando accuratamente le diverse ragioni mediante confronti e analisi, turbandomi profondamente al momento di scegliere. Ebbene, io stesso sono un esempio di come Dio raramente muti il corso della natura e tuttavia riesca a disporre con regolare determinazione gli avvenimenti.

In questa prima vicenda riconosco un segno evidente della grazia divina, dal momento che non è accaduto ciò che avrebbe potuto accadere, che cioè ella mi sposasse.

Seguono altre candidate.

keplero-lettera-per-la-scelta-di-una-moglie*Non so da quanto tempo mi porto appresso questo libriccino di 30 pagine, dal titolo “Keplero. Lettera per la scelta di una moglie”, edito nel 1992 da “Stampa Alternativa Millelire”. Non so se l’ho comprato io o se me l’hanno regalato. Infarcito di errori e refusi, è comunque molto divertente e io mi sono sempre chiesta se si tratti di un falso o di un documento autentico, scritto dallo scenziato tedesco a Eferding, il «23 ottobre, giorno terzo dal mio rientro». Citata da illustri filosofi, come da verifica Web, la lettera di Keplero è stata una mia lettura (o rilettura?) della torrida estate 2015 e tenuta lì, nel cassetto della memoria di prossimità, per essere poi ovviamente proposta sul nostro blog. Quando ho ascoltato la voce emozionata di Ennio Morricone che dedicava il Premio Oscar alla moglie Maria, la campanella della pubblicazione è suonata. E oggi, 8 marzo, mi sembra un regalo semiserio per tutte le mogli che, invece di ricevere fiori – magari riparatori -, possano dire a se stesse di sentirsi rispettate, comprese. Amate.

In ogni caso, per tornare alla lettera, Johannes Kepler – cioè Keplero – dopo un primo matrimonio finito tragicamente e diversi lutti familiari, mentre “misura i cieli” elenca i pro e i contro di undici donne con cui potersi di nuovo sposare. E alla fine la scelta cade su Susanna, la quinta: «Nell’aspetto, nelle abitudini di vita, insomma in tutto l’insieme si rivela adatta per me: nessuna superbia, nessuna dissipatezza, tenacia nella sopportazione delle fatiche, un’ordinaria dimestichezza nel governare la casa, età media, e un animo disposto a sviluppare quelle doti che ancora non ci sono». (Paola Ciccioli)

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