La storia di una maestra dentro la grande Storia italiana

di Paola Ciccioli

La mente e la sensibilità delle bambine e dei bambini sono scrigni dove alcune immagini, parole ed emozioni si depositano per poi accendersi e indicare la strada agli incroci della vita. A me è successo con la Maestra Antinori, io l’ho sempre chiamata così, la mia maestra delle elementari. La osservavo mentre ci educava a un’altra esistenza possibile e mi dicevo: “da grande voglio assomigliare a lei”. Perché “un’altra esistenza possibile”? Perché noi, i miei amici ed io, venivamo da famiglie dove si parlava quasi esclusivamente il dialetto marchigiano, e la Maestra ci insegnava invece l’italiano. E che bell’italiano.  E perché noi, le mie amichette ed io, eravamo per legge non scritta destinate a studiare lo stretto necessario, abbandonare sul nascere aspirazioni a diplomi o lauree per maritarci assolutamente e quanto prima. E la Maestra, proprio perché maestra, dunque con un titolo di studio, ci dimostrava che invece i limiti e i divieti si potevano oltrepassare, eccome. Ho sempre portato con me il ricordo della Maestra Antinori: io ormai stabilita a Milano e lei nella sua casa alla periferia di Macerata che nei miei pensieri era sempre avvolta nel rosso dei tulipani che avevo visto un giorno passando accanto al suo cancello.

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“Sembrava un attore e parlava un italiano perfetto”, così la maestra si innamorò del suo Fernando

di Anna Caltagirone Antinori

Ci siamo quasi. La Maestra Anna sta completando il lavoro di scavo e scrittura dei suoi ricordi, ora a disposizione di chi vuol guardare un po’ più da vicino alle trasformazioni del nostro Paese e del nostro sistema scolastico e usare come lente di ingrandimento la storia di una ragazza che scappa dalla guerra e da Palermo per trovare nelle Marche la possibilità di vivere, diventare insegnante e costruire una famiglia. Dopo il bellissimo incontro del 14 ottobre scorso nella Biblioteca di Urbisaglia, dove la Maestra ha riacceso l’affetto e la stima di quando abitava e insegnava nella frazione Convento (ora risiede a Macerata), ci prepariamo a una nuova occasione di condivisione pubblica della sua esperienza. Seguiteci, vi daremo presto tutti i dettagli.

Grazie a Giulio Pantanetti che ci ha inviato “Informando”, il periodico dell’Amministrazione comunale di Urbisaglia (Mc) che ha dato molto spazio all’incontro in Biblioteca con la Maestra Anna Caltagirone Antinori

Vinsi il concorso magistrale nel 1951 e per l’anno scolastico 1951-52 fui assegnata alla scuola elementare statale di Monticole, frazione di San Severino Marche. Era una sede scomoda che raggiungevo solo col cavallo di San Francesco, cioè a piedi. La corriera mi lasciava sulla strada provinciale, a valle di un monticello chiamato Pitino e dopo circa cinque chilometri in salita arrivavo alla sede scolastica.

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Una nidiata particolare

di Anna Caltagirone Antinori

Vogliamo essere vicini alle Marche e alla forza dimostrata dai marchigiani in questi mesi molto difficili. Il nuovo racconto della “maestra Antinori” ce ne dà l’occasione e ci permette di tornare ad immergerci – anche soltanto con il pensiero – nei fruscii e nei profumi di quella che è oggi la Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, tra Tolentino e Urbisaglia.

Bambini giocano e imparano a empatizzare con gli animali che popolano la bellissima riserva naturale che circonda l’Abbazia cistercense, non lontano da Macerata. Proprio nell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra iniziano il 7 dicembre le visite guidate in rima al monastero nell’ambito del Gran Tour Cultura 2017 (http://www.agenparl.com/grand-tour-cultura-2017-viaggio-tra-musei-archivi-e-biblioteche-delle-marche-8-dicembre-2017-18-febbraio-2017/)

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Quando aiutai suor Lina a prendere il diploma di “maestra giardiniera”

di Anna Caltagirone Antinori

I ricordi di Anna Catagirone, “la maestra Antinori”, si snodano attorno a Urbisaglia, sulle colline maceratesi, dove il 7 luglio 2017 nel bellissimo teatro romano prende il via la XXVIII edizione del Teatro classico antico (http://www.comune.urbisaglia.mc.it/)

Un nuovo capitolo di un romanzo vero e in continua stesura.

Venendo da Macerata, arrivati a Urbisaglia, fuori porta sulla sinistra troviamo un edificio circondato da un giardino, intorno un muretto con l’inferriata e un grande cancello: è l’asilo Giannelli Viscardi.

Negli anni ’60 vi risiedeva un gruppo di suore, ciascuna delle quali svolgeva un particolare compito: chi era maestra d’asilo e insegnava ai bambini, chi era inserviente e si occupava della pulizia dei locali, c’era la cuoca che preparava i pasti per tutti. Coordinava, con competenza, il loro lavoro la superiora suor Maria Ruffini e tutto filava liscio.

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La mia amica Lena

di Anna Caltagirone Antinori*

Elena Mogetta, per tutti “Lena”, con l’amatissimo marito Enrico Natalini, “Rirì”. La foto è stata scatta da Francesco Cianciotta nella loro casa di Convento di Urbisaglia per il Progetto Radici ideato da Paola Ciccioli e al quale ha dato un prezioso contributo Mirko Cardinali, “anima” della Biblioteca del paese marchigiano

Negli anni ’60, abitavo con la famiglia nell’appartamento annesso alla scuola elementare di Convento di Urbisaglia. Accanto c’è una casa dove abita la famiglia Natalini; allora era composta da Rirì, Lena e un bimbetto di nome Delzo.

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«Affidavo i miei figli a Gina, mamma sorella»

di Anna Caltagirone Antinori*

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Gina Aguzzi Ciccioli, qui giovane e sorridente, con Maria Vittoria e Fabrizio, i figli di Anna Caltagirone Antinori. L’autrice del post è stata maestra delle elementari di Paola Ciccioli, alla quale ha donato questa foto

Era il 1959 quando mio marito venne chiamato per un incarico a tempo determinato presso la Cassa di risparmio di Urbisaglia. Era un’occasione che non potevamo lasciarci sfuggire. Fernando accettò l’incarico e, per la durata dell’anno scolastico in corso, restai sola tutto il giorno con due bambini piccoli: Marvì di poco più di due anni e Fabrizio di pochi mesi. Ci eravamo sistemati nell’appartamento dell’edificio scolastico, in contrada Collevago del comune di Treia. Stavamo bene, circondati da brava gente impegnata tutto il giorno nei lavori dei campi. Era venuta a vivere con noi una ragazza che badava ai miei figli nelle ore in cui scendevo al piano inferiore per fare lezione ai bambini di una pluriclasse. Le mie giornate si somigliavano tutte, scandite dalle ore di lezione, poi la pappa per i bimbi, il pranzo e le faccende domestiche.

Fernando partiva la mattina presto e tornava a sera inoltrata. La nostra preoccupazione era il mio dover stare sola, in campagna, senza mezzi di comunicazione (il telefono era a Chiesanuova a due chilometri di distanza) e senza mezzi di trasporto con due bambini in tenera età. Fernando non stava tranquillo e fu così che decisi di chiedere il trasferimento. Avevo già abbastanza punteggio, così lo ottenni a Convento di Urbisaglia e alla fine dell’anno scolastico cambiammo residenza.

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