Vivono nella nostra memoria/They live in our memory

I canali di comunicazione di Donne della realtà hanno aderito così all’appello dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) che ha invitato istituzioni e cittadini a esporre il tricolore a mezz’asta e a osservare, oggi a mezzogiorno, un minuto di silenzio per ricordare chi è morto a causa dell’epidemia da Corona Virus.

This is how Donne della realtà’s communication channels joined Anci’s (National italian municipalities association) plea which invited institutions and citizens to fly the flag at half mast today at noon and to honour with a minute’s silence the victims of Corona Virus.

 

Il video è stato girato da Paola Ciccioli dal balcone della casa di Bellano, sul lago di Como, da cui quasi giornalmente si collega per parlare di libri. Queste letture ai tempi della pandemia sono condivise su Facebook e sul canale YouTube Paola Ciccioli – Incontri.

Clip taken by Paola Ciccioli in Bellano, lake Como, from that balcony where she almost daily does her literature-related video readings. These readings during epidemics are shared on her Facebook page and on Paola Ciccioli – Incontri YouTube channel.

Traduzione in inglese di Luca Bartolommei

Stiamo a casa: la nostra casa in cima al canyon

di Luca Bartolommei

Joni Mitchell ritratta nel 1970 da Henry Diltz, il fotografo del rock, alla finestra della sua casa di Laurel Canyon. Foto da morrisonhotelgallery.com

Una donna, un uomo, una casa. Lei mette i fiori nel vaso che ha appena acquistato, lui accende il camino e rimane a lungo a osservare il fuoco ascoltandola mentre canta le canzoni d’amore che ha scritto, probabilmente accompagnandosi al pianoforte, dico io. Ci sono anche due gatti che ascoltano. Minga perché hinn i mè, ma pure Gatto e Gattino amano ascoltare musica, anche se sono io a suonare… Continua a leggere

“Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte”

di Gabriella Cabrinidiario dall’ospedale di Cremona

«Buongiorno.
Un altro giorno è trascorso in casa in attesa di altri giorni che verranno e passeranno. La stanchezza in certi momenti sembra voglia dimenticarsi di me lasciandomi un po’ di forza per iniziare a fare piccole cose, poi si ripresenta ma nel frattempo ho la soddisfazione di aver fatto dei passi in più». Di mattina presto, oggi Gabriella Cabrini ha saluto così dalla sua pagina Facebook le tantissime persone che la seguono e le offrono incoraggiamento e affetto in questa fase di terapie a domicilio dopo il ricovero all’ospedale di Cremona per il contagio da Corona Virus. Continuiamo a pubblicare “a ritroso” il suo diario di sofferenza e resilienza. (p.c).

Dodicesimo risveglio in stanza. 23º giorno dall’inizio della febbre.

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Favole al balcone

di Gianni Rodari*

Al mercato di Gavirate capitano certi ometti che vendono di tutto, e più bravi di loro a vendere non si sa dove andarli a trovare.

Un venerdì capitò un ometto che vendeva strane cose: il Monte Bianco, l’Oceano Indiano, i mari della Luna, e aveva una magnifica parlantina, e dopo un’ora gli era rimasta solo la città di Stoccolma.

La comprò un barbiere, in cambio di un taglio di capelli con frizione. Il barbiere inchiodò tra due specchi il certificato che diceva: Proprietario della città di Stoccolma, e lo mostrava orgoglioso ai clienti, rispondendo a tutte le loro domande.

– È una città della Svezia, anzi è la capitale.

– Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei.

– C’è anche il mare, si capisce, ma non so chi sia il proprietario.

Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l’anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà. La città di Stoccolma gli parve meravigliosa, e gli svedesi gentilissimi. Loro non capivano una parola di quello che diceva lui, e lui non capiva mezza parola di quello che gli rispondevano.

– Sono il padrone della città, lo sapete o no? Ve l’hanno fatto, il comunicato?

Gli svedesi sorridevano e dicevano di sì, perché non capivano ma erano gentili, e il barbiere si fregava le mani tutto contento:

– Una città simile per un taglio di capelli e una frizione! L’ho proprio pagata a buon mercato.

E invece si sbagliava, e l’aveva pagata troppo. Perché ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagarlo neanche un soldo, deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo.

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Gabriella, l’ospedale da campo della Samaritan’s Purse e il canto degli uccelli

Testo e immagini di Gabriella Cabrinidiario giornaliero dall’ospedale di Cremona

«Buongiorno.
Anche oggi è un giorno nuovo in più rispetto a ieri e la distanza dal 6 aprile (quando dovrò fare controlli radiografici, analisi e tamponi) diminuisce. Aspetto che la stanchezza piano piano passi e ne approfitto per cercare di imparare da ciò che sto vivendo». Queste sono le parole che Gabriella Cabrini ha scelto questa mattina per salutare le sue amiche e i suoi amici Facebook e noi con loro. Mentre lei da casa continua le terapie contro il Corona Virus, noi continuiamo con il suo consenso a pubblicare il diario della malattia che ha condiviso grazie al cellulare dall’ospedale di Cremona. Un racconto dalla sofferenza e dalla speranza che sul nostro blog abbiamo scelto di proporre all’incontrario, cioè dalle dimissioni al momento del ricovero. Auguri di cuore a Gabriella e a tutte le persone malate. (p.c.)

«L’ospedale da campo donato dalla Ong Usa Samaritan’s Purse con 60 posti e 8 in rianimazione, entrato in funzione 72 ore dopo l’inizio dei lavori. L’ho fotografato dalla finestra della mia camera al terzo piano in Chirurgia specialistica»

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Le Giornate di Milano, non più soltanto cinque

di Paola Ciccioli

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“Amore mio nostalgico e lontano, tu vieni alla baracca piano piano”

di Paola Ciccioli

“Signorinella pallida

Amore mio nostalgico e lontano

Tutte le notti in nuvole di sogno

Tu vieni alla baracca piano, piano

Ho messo un fiore sul tavolo

E la stanzetta ha l’aria di una sala

L’anima si addormenta e si riposa

Domani andremo ancora a picco e pala

Oh, dolce amore

T’invoco sempre mentre passan le ore

(…)”

Per la giornata mondiale della poesia, che coincide con il primo giorno di primavera, ho scelto questi versi scritti da anonimi soldati italiani in una baracca del campo di lavoro nazista di Linz, in Austria. Il testo completo è pubblicato nel libro “Diario di guerra e di prigionia, 1941 – 1945” di Pierino Mucci, soldato maceratese che nel dicembre del 1940 venne inviato in Albania con la 62ª Sezione Ambulanze. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Mucci si rifiuta, come scrive lo storico Mario Avagliano nell’introduzione, «di continuare a combattere al fianco dei tedeschi o per il fascismo ricostituito sotto forma di Repubblica Sociale Italiana», diventando così uno degli oltre 600 mila Internati Militari Italiani (IMI) rinchiusi nei lager e nei campi di lavoro coatto del Terzo Reich.

I suoi diari sono stati custoditi dai figli Mario, Matilde e Domenico Mucci e pubblicati nel 2017 da Marlin Editore.

Il consueto grazie a Luca Bartolommei per la collaborazione e per le riprese con il cellulare.

«Allelujia, alleluja, alleluja, sono stata dimessa dall’ospedale di Cremona»

Testo e immagine di Gabriella Cabrini – diario giornaliero dall’ospedale di Cremona

«Ho la febbre oltre 38-39 da 10 giorni (non scende), ho fatto il tampone», aveva scritto Gabriella Cabrini il 6 marzo sulla sua pagina Facebook, la piazza dove ci siamo incontrate grazie ai suoi contributi sempre profondi e sempre accompagnati da foto molto belle. Poi il giorno successivo è arrivata la diagnosi, «Da oggi sono a pieno titolo una Nobil Donna, della corona, del virus e di tutto il resto». Quindi il ricovero e 13 difficili giorni in ospedale raccontati ad amiche e amici e condivisi anche dal Gruppo Donne della realtà, in un appuntamento quotidiano sempre attento, misurato e compassionevole. E questa mattina la notizia: «non sono ancora guarita, ma sono stata dimessa e il mio letto va a chi ne ha più bisogno».

Gabriella ed io in mattinata ci siamo sentite al telefono e lei ha acconsentito alla pubblicazione del suo diario ospedaliero su nostro blog, seguendo l’ordine inverso dei suoi post: cioè dalle dimissioni all’arrivo in ospedale. In questo nostro archivio la sua esperienza non si perderà, diventando al contrario un documento della “nostra” storia collettiva. Grazie (Paola Ciccioli).

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Note di primavera dalla terrazza di Bellano

di Luca Bartolommei

Primo giorno di primavera. Bisogna cantare qualcosa di delicato e gentile, un testo che ci faccia un minimo sognare insieme con una musica garbata. Beh, non ci ho dovuto pensare a lungo, Mattinata fiorentina è venuta fuori quasi naturalmente. Non è proprio recente, risale al 1941 ed era inserita nella rivista È bello qualche volta andare a piedi, roba che in questi giorni è assolutamente da evitare… Il testo è stato scritto dal napoletano Michele Galdieri e la musica dal milanese (indovinate chi?) Giovanni D’Anzitant per cambià.

Dalla ripresa col cellulare non si vede bene, ma il sole, le montagne, il lago quasi immobile e il silenzio magico creano il clima perfetto per lasciarsi portare dalla melodia e dal testo a cantare questa canzone in maniera rilassata e serena, tra forcine che si perdono nei prati e madonne che dispensano baci appassionati. Del resto, è primavera…

 

Antonietta Raphaël, una madre con pennelli e violino

Testo e ricerca iconografica di Luisa Nattero*

La nostra amministratrice del Gruppo Facebook Donne della realtà, Paola Ciccioli, mi ha chiesto di dirvi qualcosa della mamma di Miriam Mafai, la brava artista Antonietta Raphaël.

Antonietta Raphaël, “Autoritratto con violino” (dettaglio), 1928, olio su tavola, 52.3 x 35.5 cm, Roma, collezione privata. «La figlia Miriam racconterà poi che la madre arrivò a Roma con un violino, un candelabro a sette bracci e un’edizione antica delle Metamorfosi di Ovidio».

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“Pane nero”, le nostre letture dalla terrazza sul lago di Como

di Paola Ciccioli*

Pane nero, oggi dalla terrazza di Bellano, sul lago di Como e di fronte al monte Bregagno, ci siamo affidat* alle parole della maestra di giornalismo Miriam Mafai. Che ha scritto questo libro, a mio giudizio bellissimo, denso di storie delle donne che durante la seconda guerra mondiale presero l’Italia sulle proprie spalle, facendosi forza anche con la musica e le canzoni per poi dire, una volta arrivata la pace: «… però, in fondo, è stato bello».

*Questo video è stato anticipato in giornata sui nostri canali Facebook e rientra nell’iniziativa sfogliare collettivamente ogni giorno un libro alle persone costrette in casa su disposizione del Governo italiano a causa della drammatica epidemia da Corona Virus in corso.

Grazie come sempre a Luca Bartolommei per le riprese con il cellulare.

Libertà è condivisione

di Paola Ciccioli*

Libertà è condivisione, potremmo dire parafrasando Giorgio Gaber.
Questo video è stato girato ieri a Bellano dal nostro vicino di terrazza, il velista Marco Ravasio che conosce a memoria venti, increspature, montagne e stelle del lago di Como, incanto che ci ha accolto con la sua bellezza mutevole a ogni nuovo giorno.
Luca Bartolommei qui sta cantando in diretta Facebook Heroes di David Bowie, dedicandola alle donne e agli uomini che ora dopo ora trasformano professionalità e dedizione nell’ancora di salvezza nazionale nel tentativo di arginare l’epidemia da Corona Virus.
Luca suona e canta, Marco riprende con il cellulare, io seguo in casa al computer, l’Antonio di sotto ascolta seduto al sole, Spillo, il suo vecchio barboncino bianco a quanto pare ha superato gli acciacchi degli ultimi tempi, Gatto e Gattino sembra non trovino più il modo di ringraziarci per averli portati a vivere qui. E Agata, la gattina di Marco, scavalca il divisorio e viene a sgraffignare le crocchette da noi.

Ciao, abbiamo tante letture e tante canzoni da mettere in circolo.

Un grazie a Marco.

A Bergamo e al suo “sentimento civile”

di Paola Ciccioli*

«A Bergamo s’arrivò in un treno gremito, tutte persone indaffarate con le loro borse. Ci ritrovammo in folla alla funicolare della Città Alta. Le impressioni meccaniche della vita quotidiana, le officine della pianura lombarda, il movimento di Milano di cui eravamo ancora una lontana vibrazione, occupava i nostri pensieri; ma bastò che si scendesse tutti alla piazza del Mercato delle Scarpe, e si entrasse nell’aria della città medievale, perché tutto questo svanisse d’incanto; ognuno si trovò quasi in una remota abitudine, in una vita lenta e addolcita; le ore di tutte le chiese parvero lunghe; tutto quello che avevamo lasciato di ansie e affari alle nostre spalle sembrò il fatto d’una vita doppia e d’un atteggiamento» (Corrado Alvaro, Itinerario Italiano).

*Le parole curano e guariscono: oggi le dedichiamo alla città che più di altre piange le vittime dell’epidemia da Corona Virus. Grazie a Luca Bartolommei per la registrazione del video, anticipato questa mattina sui nostri canali Facebook.

Tre giorni da Budapest a Milano, mentre il Corona Virus cancella voli e moltiplica diffidenze

Testo e foto di Ivana Tamoni De Vos

L’aeroporto internazionale di Budapest con le indicazioni del divieto di atterraggio dei voli provenienti da Milano, Bergamo e Treviso disposto mentre l’autrice di questa testimonianza era in Ungheria con i due figli

Corona Virus è il termine per una drammatica realtà, il più usato al mondo da metà gennaio.

Fino a venerdì 6 marzo, per noi italiani Corona Virus ha significato una grande attenzione e l’esistenza di due zone rosse monitorate costantemente.

Da tempo avevo fissato un incontro a Budapest con mia figlia proveniente da Londra con il resto della famiglia, un modo diverso di vedersi, una gratificazione scelta dopo anni di grande impegno. Partenza regolare da Milano Malpensa con i controlli di rito e l’eccitazione smorzata dall’incertezza del momento. In cuor mio sapevo che quel viaggio aveva (e ha avuto) un grande significato famigliare e personale: ritrovarsi da adulti non più a casa, condividere una città affascinante, vivere e apprendere, l’inizio d’un nuovo periodo. In gennaio non potevo immaginare tutto quello che ci riguarda oggi. Ma un conto è leggere le notizie, un altro è verificarle di persona, anche nei minimi risvolti. Dai giornali avevo appreso qualche giorno prima che la compagnia di volo ungherese Wizz Air prevedeva il controllo della temperatura allo sbarco. E così è stato. L’esperienza è recentissima e ve la racconto…

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Alle Giuste e ai Giusti negli ospedali d’Italia

di Jorge Luis Borges*

L’Italia si è affacciata alla finestra per dedicare un applauso a tutto il personale sanitario che senza soste si sta prodigando negli ospedali del nostro Paese per curare e tentare di salvare le persone contagiate dal Corona Virus.

Noi, per dire grazie, dedichiamo questi versi a medici, infermiere, infermieri, inservienti, addette e addetti alle pulizie, volontari, autisti delle ambulanze, centralinisti, cuoche e cuochi, piloti dell’elisoccorso, donne e uomini della Protezione civile

L’illustrazione di Franco Rivolli è in queste settimane di drammatica emergenza nazionale anche l’immagine di copertina del Gruppo Facebook Donne della realtà (https://www.facebook.com/groups/111891668591/)

LOS JUSTOS

Un hombre que cultiva su jardín, como quería Voltaire.

El que agradece que en la tierra haya música.

El que descubre con placer una etimología.

Dos empleados que en un cafè del Sur juegan un silencioso ajedrez.

El ceramista que premedita un color y una forma.

El tipógrafo que compone bien esta página, que tal vez no le agrada.

Una mujer y un hombre que leen los tercetos finales de cierto canto.

El que acaricia a un animal dormido.

El que justifica o quiere justificar un mal que le han hecho.

El que agradece que en la tierra haya Stevenson.

El que prefiere que los otros tengan razón.

Esas personas, que se ignoran, están salvando el mundo.

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