«È una storia corale, quella delle filandaie»

di Paola Ciccioli

Convento di Urbisaglia, 23 marzo 2024: il sindaco Paolo Giubileo inaugura il piazzale delle Filandaie, prima intitolazione al femminile del paese marchigiano.

Il Comune di Urbisaglia, nelle Marche, ha onorato il lavoro operaio femminile intitolando un nuovo piazzale alle filandaie che, a partire dall’Ottocento, si sono fatte carico di sostentare le loro famiglie e la comunità stessa. L’intitolazione è stata accompagnata da una serie di iniziative molto partecipate e seguite con diffuso interesse dagli organi di informazione. Per l’occasione è stata stampata la pubblicazione “Ritorneremo un giorno…”, dal titolo del documentario (qui) realizzato nel 2011 da Mirko Cardinali e Paola Ciccioli, curatrice anche del volume da cui riportiamo l’intervento che segue.

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Empatia e rispetto. Suggerisco due parole come chiavi di lettura di questo volume voluto dal Comune di Urbisaglia per accompagnare la restituzione al paese di un progetto dedicato alle filandaie che, dall’ultimo ventennio dell’Ottocento e fino agli anni ’50 del Novecento, hanno portato il destino della comunità nelle loro mani. Immergendole nelle bacinelle dell’acqua bollente per estrarre dai bozzoli il filo della seta, le nostre donne ricacciavano indietro fame e sofferenza con la consapevolezza di essere indispensabili alle famiglie e per questo maturando un senso di orgoglio lasciato in eredità alla linea del lavoro operaio femminile che – passando da Minnoni, Tombolini, Minnozzi… – non si è mai interrotta.

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«Cara Liliana Segre, le promettiamo che miglioreremo la nostra società»

di Paola Ciccioli

La senatrice a vita Liliana Segre il 27 gennaio 2024 all’Università Statale di Milano. (Foto da La Stampa)

«I giorni della Memoria sono 365 ogni anno , perché chi ha passato quel che ho passato io non dimentica mai». Dovrebbe essere il nostro quotidiano comandamento la frase pronunciata il 27 gennaio 2024 da Liliana Segre (qui) mentre all’Università di Milano si preparava a ricevere la laurea magistrale honoris causa in Scienze storiche «per aver raccontato con rigore e obiettività l’Indicibile» e per «il suo impegno contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e intolleranza». Quanta offesa arrecano alla senatrice a vita scampata allo sterminio di Auschwitz le affermazioni di chi, come è accaduto in questi giorni (qui), ha “frettolosamente” tentato di trascinarla nella guerra anche di parole sulla tremenda offensiva di Israele nella Striscia di Gaza, in risposta all’attentato terroristico degli islamisti di Hamas del 7 ottobre scorso.

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Torniamo all’Asilo per la nostra “suorina”

di Paola Ciccioli

Cos’è la Memoria viva? Rendere presente ciò che è stato e ci ha res* quel che siamo.

Ecco allora che sabato 11 novembre 2023 arriverà nella Biblioteca di Urbisaglia il nipote della religiosa che negli anni ’60 ci educava al futuro. L’intero paese la ricorda semplicemente come “suor Lina”, senza sapere null’altro di lei, a parte ciò che ne ha scritto Anna Caltagirone nel libro La Maestra. Racconti dall’Italia scalza (qui), pubblicato nel 2021 da Donne della realtà Editrice:

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Terremoto e ponti di memoria che aspettano finanziamenti

di Paola Ciccioli

24 agosto 2016 – 24 agosto 2023

La chiesa secentesca del Santissimo Crocifisso di Convento di Urbisaglia (Macerata). Foto di Paola Ciccioli

Il terremoto nel cuore dell’Italia, lutti, distruzioni, per tante persone l’inizio di una nuova vita segnata dalla paura e dalla visione di chiese, case, monumenti inaccessibili alle comunità e tenuti in piedi da armature invalicabili (qui).

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Gli ebrei a “Urbisaglia Bonservizi”

di Giovanna Salvucci*

Questa mattina nel comune maceratese di Urbisaglia viene presentato il libro di Edda MorettiLa mia Guerra. Urbisaglia nel buio del fascismo” (Donne della realtà Editrice, 2022).

Pubblichiamo un estratto della nota storica di Giovanna Salvucci, ringraziandola per la generosa collaborazione. E augurando a tutte e tutti una serena Festa della Liberazione.

A Urbisaglia il ventennio fascista, la Seconda Guerra mondiale e la Liberazione furono caratterizzati da tre circostanze particolari che condizionarono fortemente le vicende del paese.

La prima è che a Urbisaglia nacque, il 2 dicembre 1890, Nicola Bonservizi.

Redattore de “Il Popolo d’Italia” fin dalla sua fondazione da parte di Benito Mussolini, Bonservizi partecipò alla Grande Guerra e nel 1920 assunse l’incarico di corrispondente da Parigi del “Il Popolo d’Italia”. Nel 1922 costituì il primo fascio di Parigi e nel 1923 fondò il giornale “L’Italie nouvelle”, con lo scopo di intensificare l’attività di propaganda del fascio parigino. Gravemente ferito da un colpo di pistola sparatogli da un giovane anarchico, Nicola Bonservizi morì a Parigi il 26 marzo 1924 e fu da subito considerato un martire del fascismo. Mussolini stesso, in un discorso al Cimitero Monumentale di Milano tenutosi il giorno dopo gli imponenti funerali, lo ritrasse come “un fascista di purissima fede, di coraggio indomito che ha santificato la causa con la vita e con la morte.”

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«Coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza»

«Finché io sarò viva, tu, stellina, continuerai a brillare nel cielo. Stai tranquilla, io non morirò. Io sarò sempre con te».

È stato questo dialogo immaginario con una stella a salvare la mente di Liliana Segre nel campo di Auschwitz-Birkenau, dov’era stata deportata all’età di 13 anni con un treno per il trasporto di animali partito il 30 gennaio 1944 dal binario 21, nei sotterranei della stazione Centrale di Milano: lì ora c’è il Memoriale della Shoah, perché «coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza».

La senatrice a vita lo racconta nel libro Fino a quando la mia stella brillerà, scritto insieme con Daniela Palumbo, tra le più apprezzate autrici per l’infanzia e l’adolescenza, che alle ore 10 di venerdì 18 marzo sarà a Urbisaglia per parlarne con le allieve e gli allievi della scuola media.

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Il fascismo e la guerra nel “Quaderno” di una sarta

di Paola Ciccioli

La copertina di “La mia Guerra. Urbisaglia nel buio del fascismo” di Edda Moretti. Foto di Francesco Cianciotta. Progetto grafico di Paolo Rusconi – Grafiche Rusconi, Bellano

Edda era una sarta ed era andata a scuola soltanto fino alla quinta elementare. Per molti anni ha pensato che quel titolo di studio non fosse sufficiente per poter raccontare cos’erano stati il fascismo e la guerra per lei, la sua famiglia e il suo paese.
Quando l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi invitò gli anziani a trasmettere ai giovani il ricordo di quel tragico periodo storico, Edda Moretti prese la biro e il taccuino e si liberò della pena che portava nel cuore, ritrovando nello stesso tempo la gioia provata per il ritorno alla libertà dopo la dittatura.

Curato da Donne della realtà Editrice, il “Quaderno” di Edda Moretti è anche un omaggio che i figli dell’autrice – Riccardo, Rossella e Antonella Pagnanelli – hanno inteso fare alla gente del paese natale della loro amata madre, in questo modo mantenendo fede alla sua espressa volontà. Continua a leggere

Finita la guerra, bisognava imparare a non andare a scuola in ciabatte

di Lucia Paciaroni*

Memorie di scuola. Contributo a una storia delle pratiche didattiche ed educative nelle scuole marchigiane attraverso le testimonianze di maestri e maestre (1945 – 1985) presenta la prima ricerca sulla scuola elementare nelle Marche nei primi quarant’anni di Repubblica (eum edizioni università di macerata, 2020). Lucia Paciaroni, studiosa di Storia della Pedagogia, ha rintracciato insegnanti e scolaresche di allora, filmando i loro racconti. Dai quali emerge il ruolo di sostegno anche materiale svolto da maestre e maestri, specie nelle zone rurali e di montagna più povere e isolate. Come si legge in questo estratto che pubblichiamo con il consenso dell’autrice che interverrà nel corso del 2022 a Urbisaglia per #siscrivedonna.

Ha scritto su Facebook Paola Ciccioli, autrice di questo scatto: «E tra le fonti di platino di questo studio di Lucia Paciaroni c’è anche la Maestra Anna Caltagirone, la mia maestra delle elementari, che all’età di 90 anni ha scritto di suo pugno la sua vita per il blog di “Donne della realtà”, diventando poi autrice del libro di carta “La Maestra. Racconti dall’Italia scalza”».

Tra le iniziative più interessanti proposte dagli ex maestri, merita di essere citata quella di Del Giudice che istituì una mensa a scuola:

Queste creature, quelli che venivano al mattino, quando andavano a casa non trovavano niente da mangiare, così come quelli che venivano la sera, non trovavano niente, perché i genitori andavano a lavorare nei campi e quindi praticamente non è che potevano stare a pensare a cucinare, allora magari avevano preso un pezzetto di pane con qualcosa. […] Allora feci in maniera tale che si istituisse una mensa. Trovai tutti contrari, l’ira di Dio, una mensa lì, non c’è una stanza, dove vai a farli mangiare! Allora io mi misi d’accordo con l’ECA, organizzai questa mensa. I banchi erano fatti con il piano inclinato, avevamo fatto un affarino di legno che quando era ora di pranzo lo tiravano su e diventava un tavolinetto. E poi, d’accordo con le famiglie, le famiglie davano il piatto, il tovagliolo, il pane, le posate. Naturalmente il bicchiere anche, se c’era, se no non faceva niente. Quando era l’ora di mangiare tiravano su questo, mettevano la tovaglietta. Un giorno arrivò uno dell’UPAI di Macerata, era il dottor Pennesi. Siccome avevo fatto questa domanda venne lì a vedere un po’ e trovò che stavano mangiando proprio nel momento. «Ma come fai?», mi disse. E io: «Guardi, visto che non c’è niente da fare, se non me lo date voi, c’ho chi me lo dà, va bene?». Il giorno dopo m’arrivò un sacco di roba, i formaggi, quelli che davano con gli aiuti americani, erano barattoli lunghi così, grossi in questa maniera con il formaggio, poi c’era una specie di nutella. […] Una specie di mortadella, sempre dentro scatole di latta. Allora, la pasta si cuoceva da una famiglia lì, la portava a 10 metri di distanza, va bene, quindi veniva bella calda, così mangiavano quelli del mattino e quelli del pomeriggio che erano arrivati. Quindi tutti avevano la loro mensa. E questo fino a quando sono stato lì è andato bene.

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Daniela Palumbo sotto una buona stella a #siscrivedonna

di Paola Ciccioli

Daniela Palumbo con la senatrice Liliana Segre (foto dall’archivio personale della scrittrice).

Il 18 marzo si avvicina e io mi sto dedicando a lei, ai suoi 30 libri già pubblicati, a quello sulla Shoah che uscirà in autunno. E alla grazia partecipata e rigorosa con la quale ha accolto da Liliana Segre il racconto della propria vita e della deportazione nel campo di Auschwitz-Birkenau, affinché venisse trasmesso alle nuove generazioni di lettrici e lettori.

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La Maestra e la bambina

da CNA – Impresa Donna Ferrara

Tutta un’altra storia è la web series ideata da CNA Impresa Donna Ferrara per raccontare con voce femminile il nostro coraggio, la nostra determinazione a raggiungere gli obiettivi e la forza d’animo che ci fa superare crisi e difficoltà. È stata avviata l’anno scorso in concomitanza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e, settimana dopo settimana, sta per arrivare al traguardo del 25 novembre 2021. Siamo dunque felici di essere entrate oggi anche noi in questo importante progetto con la storia esemplare della Maestra Anna Caltagirone raccontata da Paola Ciccioli.

Con un grazie alla videomaker Rita Bertoncini per l’invito e il coordinamento e a Luca Bartolommei per la collaborazione tecnica.

#donnedellarealtà

#siscrivedonna

#siscrivedonna con Patrizia Carrano

di Ivana Tamoni de Vos

Nella foto di Paola Ciccioli, la locandina dell’incontro #siscrivedonna con la scrittrice e sceneggiatrice Patrizia Carrano che si è tenuto domenica 17 ottobre 2021 nel Teatro comunale di Urbisaglia. La poeta Ivana Tamoni de Vos, autrice del post, che si trovava in Abruzzo, è salita in macchina e a sorpresa ha partecipato all’evento, raccontandolo su Facebook anche con immagini e video.

Ti vedo scritta su tutti i muri…“. Anch’io ho avuto il piacere di leggere dal vivo a Urbisaglia, luogo tanto caro a Paola Ciccioli, la locandina della presentazione del libro A sinistra in fondo al corridoio di Patrizia Carrano, scrittrice, autrice radiofonica e sceneggiatrice televisiva di fama.

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Urbs Salvia, che Patrimonio! Parola di archeologhe

di Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni

«Domani, sabato 25 settembre 2021, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e della Sharper – Notte Europea dei Ricercatori, la #Soprintendenza Abap delle Marche e l’Unimc / Università degli Studi di Macerata organizzano in mattinata una visita alla città romana di Urbs Salvia, in particolare al cantiere di scavo dell’Università nell’area del Foro, al cantiere di restauro della Soprintendenza nell’area del Criptoportico e ai relativi depositi di materiali archeologici».

Ne approfittiamo per presentare anche sul blog due archeologhe che lavorano per la società Meridiana, Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni, che nel corso dell’estate si sono collegate in più occasioni con noi su Facebook per mostrarci le meraviglie dell’insediamento romano cantato anche da Dante nel canto XVI della Divina Commedia.

Diamo loro la parola, ringraziandole ancora tantissimo per questa bella e generosa collaborazione.

Il video è stato girato il 21 maggio 2021 nel Criptoportico di Urbs Salvia (Macerata)

(a cura di Paola Ciccioli)

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Il panico del terremoto e il sollievo di essere comunità

di Patrizia Cruciani

Sono trascorsi cinque anni ma le tracce del terremoto che ha sconvolto Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo non sono visibili soltanto nei ponteggi che sorreggono case e monumenti lesionati. L’anima delle persone è ancora segnata dalla paura scatenata da quelle scosse devastanti, paura che – come ci racconta l’autrice di questa testimonianza – ha potuto trovare una valvola di sfogo nel senso di comunità che tiene in piedi, e nonostante tutto, tanti piccoli centri della nostra Italia ferita. Come per esempio Urbisaglia, in provincia di Macerata, da cui oggi è arrivato il regalo di questo racconto.

La Rocca di Urbisaglia, nel Maceratese, fotografata oggi dall’archeologa Francesca Pettinari che ringraziamo per averci concesso l’utilizzo di questa immagine

Oddio lu terremotu! Queste le parole che pronunciai la notte del 24 agosto 2016.

Io ho un sonno a prova di cannonate, ma fui svegliata dal forte rumore della casa che si muoveva: aprii gli occhi e vidi le pareti della camera che si alzavano.

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«Sentivamo le urla delle madri, sorelle, fidanzate dei ragazzi portati in Germania»

di Edda Moretti

Arriva il fascismo e, letteralmente, l’oro si trasforma in ferraglia. La spoliazione dei poveri, le bombe a mano nei vicoli di un paese marchigiano, la censura, i rastrellamenti: una bambina di allora ha lasciato a Urbisaglia questa eredità.

Edda Moretti (Urbisaglia, MC, 25 agosto 1930 – Macerata, 26 marzo 2017). «Da tempo desideravo scrivere qualcosa sulla seconda guerra mondiale e scrissi questo qualcosa nel 1998. Poi lo lasciai chiuso in un cassetto, mi vergognavo a farlo leggere a chicchessia, perché avevo paura di non esprimermi bene dato il mio titolo di studio di quinta elementare». Anni dopo, durante gli incontri per il progetto “Radici” di Paola Ciccioli, Edda ha consegnano il suo scritto alla giornalista che ora ne presenta qui la parte iniziale, d’accordo con Riccardo Pagnanelli, figlio della signora Moretti. (Foto di Francesco Cianciotta in una fotoriproduzione di Paola Ciccioli)

Presento la mia famiglia: babbo spazzino nel senso più spregevole della parola in quel periodo; mamma filandaia, noi sei figli, cinque femmine ed un maschio. Io la più piccola, troppo piccola per capire la tragedia di una guerra, troppo piccola per subire ogni sorta di privazioni.

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Marì, che “scasettava” e faceva ridere le donne con gli stornelli

di Anna Caltagirone

Quasi quattro anni fa, intorno ai suoi 90 anni, Anna Caltagirone ha iniziato a scrivere (e questo blog a pubblicare) il racconto della propria vita: l’infanzia in Sicilia, la perdita del padre ferroviere, gli studi magistrali interrotti e la fuga da Palermo durante la seconda guerra mondiale, l’arrivo a Cupra Marittima superando la paura dei bombardamenti, il diploma di maestra, il suo primo incarico nel 1950 come insegnante di ruolo in una “scuoletta” di montagna a San Severino Marche, l’incontro con l’uomo così bello da sembrare un attore che avrebbe sposato, i tre figli, il trasferimento nella frazione Convento di Urbisaglia, in provincia di Macerata, e i riti e le amicizie di un modo di essere comunità ormai scomparso. 

L’esistenza di una donna che è anche la Storia d’Italia oggi si arricchisce di un nuovo volto, di un nuovo racconto. Tutti gli altri li trovate elencati e consultabili in coda al post. (p.c.)

Marì de Cioci in un bel ritratto custodito dalla Biblioteca di Urbisaglia, con un grazie ad Alberto Antinori per la collaborazione

Marì de Cioci era una vecchietta smilza e arzilla. Abitava in paese e a casa non ci stava quasi mai perché amava scasettare. La conoscevano tutti e le davano da dire perché sapevano che aveva sempre la risposta pronta. Se era di buon umore, attaccava discorso e rispondeva a tono, altrimenti non ci pensava due volte a mandarti in quel paese.

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