Nel manicomio delle madri con Almudena Grandes

di Almudena Grandes 

Il nostro amico Francesco Pulitanò ci ha dato ieri sera la notizia della morte di Almudena Grandes, segnalandoci un articolo di El País, il quotidiano spagnolo con il quale la scrittrice madrilena collaborava (qui). Lo abbiamo condiviso e commentato insieme con commozione nel Gruppo Facebook di Donne della realtà e oggi, sempe grazie a Francesco, pubblichiamo qui le prime due pagine del libro La madre de Frankenstein (TusQuets Editores 2020, pubblicato in Italia da Guanda con il titolo La figlia ideale).

La storia è ambientata in un clima di bigottismo cattolico durante la dittatura franchista e racconta «l’agonia e la morte di Aurora Rodríguez Carballeira» all’interno del manicomio femminile di Ciempozuelos a Madrid, tra il 1954 e il 1956.

Noi salutiamo e ringraziamo Almudena Grandes con il suo stesso viso, le sue parole, la sua lingua.

Por la mañanas, alguien tocaba el piano.

En el pabellón del Sagrado Corazón, donde se alojaban las señoras pensionistas de primera clase, los pasillos eran de tarima, madera de roble barnizada que brillaba bajo la luz del sol como un estanque de caramelo. Cuando la pisé por la primera vez, apreciando la flotante naturaleza de las tablas que cedían bajo mi peso para crujir antes de recuperar la firmeza, no me di cuenta de que acababa de recuperar una sensación infantil. El suelo de la casa de mi madre, astillado, negruzco, ya no parecía de caramelo. Había pasado mucho tiempo, más del que yo había vivido fuera de España, desde que lo barnizaron por última vez.

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“Non aver paura”

Sonetto di Paolo Marconi – Illustrazione di Patrizia Melonari

Nella Giornata in cui il mondo si mobilita per arrestare la violenza che quotidianamente umilia, opprime e uccide le donne, proponiamo il frutto nato dalla collaborazione tra due artisti che in questo 25 novembre hanno unito la loro creatività per incoraggiare chi è vittima del falso amore maschile a trovare il coraggio e riprendere a vivere, a sorridere, a sognare.

Ma che t’ha fatto, ma cos’è successo?

Ancora, quel bastardo? Ancora, ancora?

Non perdonarlo più, come finora

hai fatto tante volte, troppo spesso.

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La Maestra e la bambina

da CNA – Impresa Donna Ferrara

Tutta un’altra storia è la web series ideata da CNA Impresa Donna Ferrara per raccontare con voce femminile il nostro coraggio, la nostra determinazione a raggiungere gli obiettivi e la forza d’animo che ci fa superare crisi e difficoltà. È stata avviata l’anno scorso in concomitanza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e, settimana dopo settimana, sta per arrivare al traguardo del 25 novembre 2021. Siamo dunque felici di essere entrate oggi anche noi in questo importante progetto con la storia esemplare della Maestra Anna Caltagirone raccontata da Paola Ciccioli.

Con un grazie alla videomaker Rita Bertoncini per l’invito e il coordinamento e a Luca Bartolommei per la collaborazione tecnica.

#donnedellarealtà

#siscrivedonna

Cristina di Belgiojoso e Aspasia, l’orfana diventata l’allieva prediletta della principessa patriota

di Antonio Scurati

Nelle cinque giornate del marzo 1848 in cui i milanesi erigono barricate per scacciare dalla città gli austriaci, scoppia la passione tra Jacopo e Aspasia, i protagonisti del romanzo di Antonio Scurati Una storia romantica (Bompiani 2007). Un libro tra storia e invenzione ricchissimo di citazioni e rimandi, anche alla contemporaneità, che è stato tra quelli scelti e commentati dal Gruppo di lettura #ioleggomilano della Biblioteca Sicilia del capoluogo lombardo. I molti riferimenti musicali contenuti nel romanzo faranno parte del recital #ioleggoecantomilano che Paola Ciccioli e Luca Bartolommei terranno nella stessa Biblioteca il 17 dicembre 2021 alle ore 17,30.

Sulla sovracopertina del romanzo di Antonio Scurati il dipinto di Francesco Hayez “Il bacio” (1859). La foto è stata scattata da Paola Ciccioli durante una pausa della lettura, favorita dalla presenza dell’amico Gattino.

Aspasia si diresse decisa verso il letto, afferrò la collana e si cinse il collo con quella collana di smalti, avori, oro e farfalle. Poi scambiò uno sguardo d’intesa con la propria immagine riflessa nello specchio: ora era la promessa sposa del conte Morosini, che l’adorava, e non più la figliastra di un fittavolo della Bassa che trattava i servi come schiavi e si faceva riverire dalla moglie e dalle figlie, che lo chiamavano “signore”, non osando dargli del tu o sedere alla sua stessa tavola. Ora viveva a Palazzo Negroni, a Milano, in corso di Porta Orientale 26, e non in una stamberga nelle marcite fuori Locate.

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