Una nipote in Canada, l’altra in Australia e io in mezzo con la mia nuova conquista: whatsapp!

di Mariagrazia Sinibaldi

Jasmine

«This is what Spring in Canada looks like», scrive su Facebook Jasmine Bonapace-Cianciotta, nipote di Mariagrazia Sinibaldi, a commento di questa bella fotografia. Oggi Jasmine festeggia il compleanno e dunque: bonne fête!

Qualche settimana fa, con il mio nuovo whatsapp e con immensa soddisfazione, ho comunicato in tempo reale con Jasmine, la mia nipotina (18 anni) che vive in Canada. Erano, da noi, le 6 di sera, da lei era mezzogiorno.  Le ho scritto (oppure ho detto? Oppure ho chattato? Non so, decidete voi): «Come stai? Che fai? Che tempo fa?» e dando un’occhiata al termometro fuori della finestra che segnava 8 gradi, ho aggiunto: «Qui fa molto freddo, anche se il cielo è sereno». Dopo 30 secondi è arrivata la risposta: «Sto bene; sto studiando tra 5 giorni ho l’esame; anche qui fa freddo, del tipo meno 10 gradi». E io: «Allora qui è quasi estate!». E lei: «Credo proprio di sì».

Ho rivisto, con la memoria, la meravigliosa esplosione di fiori colorati nella quale mi sono trovata immersa quando, a giugno, sono arrivata là: e ho messo attenzione all’amore dei canadesi per l’aria aperta, per il respiro della pelle a contatto del sole e del vento, appena possibile, la gioia per i picnic dove tutto ricorda una vita semplice e senza sovrastrutture. Godranno, i canadesi, di tutto questo per 3 o 4 mesi, e lo godranno appieno, facendone riserva per il  buio, lungo, freddissimo inverno.

I picnic si svolgono ovunque ci sia un po’ di spazio… e lì, di spazio, ce n’è tanto! Nei boschi, nei parchi pubblici, attrezzati con lunghi tavoli e lunghe panche di solido legno, con rubinetti con acqua corrente e barbecue in muratura, più grandi, meno grandi, e prati con la rete per la palla a volo o porte per una bella partita di calcetto, per grandi e piccini: il tutto mantenuto in ottimo stato ed efficienza.

Oppure si svolgono in giardini di case private… e allora ci sono anche le  piscine dove i bambini sguazzano felici urlando, come tutti i bambini del mondo: nel caso delle case private, poi, i partecipanti generalmente sono tanti:  parenti, più stretti, meno stretti… famigliate intere, tenute insieme  dal ricordo del paese d’origine, che parlano quebecois, o un inglese farcito di termini friulani, veneti, trentini: comunque sono sempre tanti, i partecipanti. Ma l’atmosfera è la stessa: tranquilla e rilassata.

Eravamo in 40, quel giorno, e c’era un barbecue di dimensioni aziendali… elettrico! «Che peccato!», mi sono detta pur riconoscendone la praticità.

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Un’immagine da “Les Démons”, il film di Philippe Lesage in programma il 1 marzo 2017 all’Institut français di Milano nell’ambito della 14a edizione di “Suoni della città – Les bruits de la ville. Journées du cinéma québécois en Italie” (http://cinemaquebecitalia.com/)

E allora ho ragionato: quanta ammirazione per loro! Per loro che, arrivati qui senza arte né parte, oggi si trovano a vivere una vita senza preoccupazioni, in un paese giovane dove tutto è risolvibile, tutto è possibile, perché dietro non c’è nulla che pesa e trattiene, ma tutto è davanti! Grande paese e grande gente! E mi sono sentita vecchia e polverosa; non io personalmente, ma noi, la nostra cultura, la nostra storia millenaria, le nostre usanze che pesano, il nostro bon ton che ci irrigidisce… e, siamo giusti, la nostra prosopopea.

Il giorno dopo aver “parlato” con Jasmine, in Canada, ho chiamato l’altra mia nipotina (25 anni), Sara, che sta in Australia. In che zona? Non si sa, ma la comunicazione miracolosamente c’è stata ugualmente!

«Come stai?  Che fai? Che ore sono lì da te?» e dopo 30 secondi ecco la risposta: «Sto bene; sto cercando gli zaffiri perché questa è la zona… ne ho trovati due, però molto piccoli; qui sono le 7 di sera del 3 dicembre; e da voi?». E io: «Sono le 9 della mattina, ma non so di che giorno…».

Una di qua, l’altra di là e io in mezzo… e tra le due cugine 18 ore: e io in mezzo… ma con la possibilità di comunicare in tempo reale con tutte e due gli occhi della vita mia.

E le mie ultime conquiste con whatsapp.

© Riproduzione riservata

AGGIORNATO IL 27 FEBBRAIO 2017

5 thoughts on “Una nipote in Canada, l’altra in Australia e io in mezzo con la mia nuova conquista: whatsapp!

  1. Ciao mariagrazia, ho ceduto a vazzappa pure io, che a volte lo uso come modo gentile per mandare altrove o incitare ad altre attività persone che non comprendono che non è sufficiente avermi nella rubrica -termine che suona così antiquato- solo per rompermi le scatole. Ho ceduto sotto minaccia di mio nipote, che a sua volta ha avuto un figlio e che mi ha reso prozia. Ma in realtà per vicende della vita, pure io sono un po’ nonna a 45 anni e devo dire che la cosa non mi dispiace per nulla. Né l’essere diventata quasi nonna, intendo, né essere diventata quasi abile con questo coso sempre acceso che mi tiene effettivamente a costo zero sempre al corrente di ogni minimo ruttino o nuova scoperta del mondo da parte di alessandro. In comune abbiamo la lunghezza del nome, un nome importante, i capelli biondi, la risata grassa e la mia copertina di quando ero bebé 😊 un po’ rosa e un po’ azzurra perché mica si sapeva prima il sesso del nascituro… E bene così, anzi meglio, perché mi sarebbe altrimenti toccata una copertina solo rosa, colore che ho detestato fin dalle prime parole. Sarà forse che blu è facile da dire, corto conciso e immediato, ma per me tutto era di preferenza blu. Blu, come gli occhi di alessandro.

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