«Quando andiamo a casa?», la domanda per scaldarsi il cuore

di Michele Farina*

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Illustriamo il post con un’immagine tratta da “Une jeune fille de 90 ans”, in programma allo Spazio Oberdan di Milano nell’ambito di una rassegna dedicata a Valeria Bruni Tedeschi, regista di questo film, fino all’8 gennaio 2017. «Presso il reparto geriatrico dell’ospedale Charles Foix d’Ivry, Thierry Thieû Niang, coreografo di fama internazionale, conduce un laboratorio di danza con pazienti malati di Alzheimer. Attraverso la danza le vite s’incontrano, i ricordi affiorano pieni di rimpianti, di amarezza, di accessi di gioia e solitudini. Blanche Moreau ha 92 anni. Durante le riprese si è innamorata del coreografo Thierry». (http://oberdan.cinetecamilano.it/)

La predisposizione a prendersi cura degli altri – lei che di cure ne ha ricevute pochine – già ce l’aveva dentro, forse nei geni andini o forse per benefico contrappasso rispetto alla propria infanzia: l’ha soltanto affinata, limata con i sorrisi e le cattiverie altrui, dalla discarica di Copa alle nebbie lombarde. Prima è stata babysitter di due bambini in centro Milano. Quindi «dama di compagnia», così la chiamavano, di una signora depressa per la morte del marito, a Lodi. In seguito badante di una donna con il Parkinson, poi del marito infermo, generale dell’aviazione e veterano d’Albania. Infine l’Alzheimer della Franca.

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Figli e padri a scuola di sogni

di Luca Bartolommei

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Aleppo. Bambini. Quasi sorridenti. Potremo mai insegnargli a nutrirsi dei nostri sogni? Chissà quali saranno i loro. Foto http://www.BBC.com

È quasi Natale e siamo tutti buonissimi, quindi pensiamo a cose belle, carine, anche tenere.

Questa canzone è da cantare insieme, con le amiche e gli amici del liceo, allora eravamo figli, ora qualcuno è genitore, e tocca lavorare. Le acustiche, Roberto Nespoli con la 12 corde, la versione di 4 way street, le tre voci, insomma, era un inno. Ma non dimentichiamoci i ragazzi, i bambini, eh no, anche loro devono partecipare al “Teach your children” di Natale, cerimonia che si ripete annualmente, nelle case di qualche nostalgico… così com’era per il “Blue Monk” di fine anno.

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«Un giorno finalmente m’innamorai di Dante»

di Rosalba Griesi

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Dante e Beatrice in “Una Commedia Divina” che ha partecipato al 58° Zecchino d’Oro. Anche le altre due immagini di questo post di Rosalba Griesi sulle contaminazioni dantesche nella musica italiana provengono dal video della stessa canzone (http://www.jumonstudio.com/)

Che la poesia sia eterna è risaputo, ma quella del nostro Dante lo è ancor più. La sua “Commedia divina”, con i suoi cerchi concentrici, il suo viaggio tra selve oscure, sino a giungere in cielo al cospetto di cotanta divina luce, è quanto mai attuale, quanto mai riproponibile, tanto da ritrovarlo in ogni genere letterario, in molte opere pubblicate, all’interno di un vasto fenomeno conosciuto come dantismo creativo, di terzo millennio.

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«Ho ascoltato i rintocchi festosi e tristi di tanti campanili»

di Anna Caltagirone Antinori

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L’immagine del profilo Facebook di Anna Caltagirone, “la maestra Antinori”

Cara Paola,

mi scuso per il ritardo con cui ti ringrazio del libro che mi hai mandato; ho voluto prima leggerlo perché il titolo m’incuriosiva. Nei ricordi della signora Mariagrazia, ho trovato molti punti di contatto che richiamano alla mia mente momenti di vita vissuta. Anche io avrei tante cose da raccontare, anche perché le circostanze mi hanno portato ad ascoltare i rintocchi di diversi campanili e tu sai che ogni tocco ha un suono ora sereno, ora festoso, ora triste, segue gli eventi e tu ascolti e rifletti.

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“A felicidade”, ovvero note di samba al Pavilion

di Romain Valentino

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Paula e Jaques Morelenbaum: cantante e violoncellista, moglie e marito. Romain Valentino è andato ad ascoltare il loro omaggio a Tom Jobim all’UniCredit Pavilion di Milano e, da appassionato di musica brasiliana, ci racconta la sua serata “impressionante”

Brasil, Brasil, pra mim, pra mim…” dice il samba epocale composto nel ‘39 da Ary Barroso e che tutti conoscono anche senza saperlo (“Brasiiiil la la la la la la la la…” sì, proprio quello): Brasile, per me. Questo è ciò che viene da pensare dopo aver assistito a un concerto come quello tenuto dal Cello Samba Trio del violoncellista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra brasiliano Jaques Morelenbaum al Pavilion Unicredit di Milano. Infatti, anche se il piccolo palco con due sedie e una batteria, così come il violoncello solista, orientano l’atmosfera verso il jazz o la musica classica, è il samba, legante indispensabile all’identità della sfaccettata nazione sudamericana, ad essere protagonista assoluto della scena in uno dei suoi innumerevoli colpi di coda. Il concerto è infatti un tributo alla più famosa tra le molte metamorfosi del genere musicale: la bossanova di Antonio Carlos Jobim – a tal punto nota al di fuori del suo paese di origine da rappresentare per noi la musica brasiliana per antonomasia, o meglio per sineddoche.

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Emma e un sorriso che sa di preghiera

di Eliana Ribes*

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Il sorriso di Emma Lulani, fotografata da Francesco Cianciotta per la mostra “Radici” ideata da Paola Ciccioli. Questo post di Eliana Ribes è stato scritto prima che Emma, novantatreenne, fosse costretta a lasciare la sua casa di Urbisaglia, nelle Marche, a causa del terremoto. Ora è sempre Eliana che ci aggiorna: «Emma sta a Macerata dalle sue, chiamiamole così, “consorelle” della Mater Misericordiae, in via Crispi. Ha preferito, e a ragione, questa sistemazione a quella della Casa di riposo dove, avendo la casa inagibile, si è trattenuta solo qualche giorno. Mio marito Silvano è andato a farle visita e l’ha trovata benissimo». Una carezza, Emma (e continua a farci pregare per Lina, grazie!)

Emma ad Urbisaglia è Emma, non occorre aggiungere il cognome. Ha novantatré anni ma è ancora piena di vitalità, circola per il paese, si interessa delle situazioni famigliari più critiche, cerca di capire se può fare qualcosa, e se non può fare niente ritorna a casa e recita una preghiera per chi ne ha bisogno. Il resto della giornata lo passa prevalentemente a confezionare a ferri o all’uncinetto dei lavori che le sono stati commissionati, il cui ricavato devolve alle missioni, interrompendosi ogni tanto per fumare una sigaretta.

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Sabati “blues”

a cura di Luca Bartolommei

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The 12 Archetypes or The 12 Faces Of Humankind (I dodici archetipi o i dodici volti dell’umanità). Tammo de Jongh (1967). Copertina del secondo LP dei King Crimson, In the Wake of Poseidon

BOOK OF SATURDAY

If I only could deceive you
Forgetting the game
Every time I try to leave you
You laugh just the same

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Que viva Gabo!

di Gabriel García Marquez

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“Gabo – Il mondo di García Márquez” è in programma al MIC – Museo interattivo del cinema di Milano per tre domeniche nell’ambito della rassegna “Talenti” Sudamericani (17 marzo – 2 aprile 2017). Premio Nobel per la letteratura, Gabriela Garcia Marquez era nato ad Aracataca, in Colombia, il 6 marzo 1927 (http://mic.cinetecamilano.it/rassegne/talenti-sudamericani/)

Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo. Macondo era entonces una aldea de veinte casas de barro y cañabrava construidas a la orilla de un río de aguas diáfanas que se precipitaban por un lecho de piedras pulidas, blancas y enormes como huevos prehistóricos. El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo.

(“Cien años de soledad”, Gabriel García Marquez, Debolsillo 2007)

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«adesso»

di Milo De Angelis

somiglianze

LA LUCE SULLE TEMPIE

Che strano sorriso

vive per esserci e non per avere ragione

in questa piazza

chi confida e chi consola di colpo tacciono

è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce

non domani, subito

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