Diritto di parola alle donne dei vinti

di Silvana Citterio*

Le Troiane di Euripide – Sartre per bovisateatro con la regia di Bruno Portesan. Debutto sabato 10 febbraio (ore 21) al Teatro Pavoni di Milano, replica domenica 11 alle 16.

“Andromache and Astyanax”, Pierre Paul Prud’hon (French, Cluny 1758–1823 Paris) completed by Charles Pompée Le Boulanger de Boisfrémont (French, Rouen 1773–1838 Paris), Oil on canvas (132.1 x 170.5 cm) https://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/25.110.14/

Perché mettere in scena, oggi, a Milano, Le Troiane di Euripide nell’adattamento che ne fece Jean Paul Sartre nel 1965? Quali i motivi di interesse per il pubblico contemporaneo? Se lo spettatore ateniese del V secolo a.C. conosceva bene la vicenda e tutti i personaggi della tragedia, il pubblico del 2018 chi può riconoscere nelle prigioniere che, dopo la distruzione della città di Troia, stanno per essere condotte schiave in Grecia? E quale insegnamento può ricavare dalla vicenda?

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Sull’isola greca con il libro che mi dice: “Il mondo cambia un cuore alla volta”

di Maria Elena Sini

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Maria Elena Sini durante la vacanza in Grecia di cui racconta, intensamente, in questo post

È stato un inverno lungo, cupo e doloroso per cui quando un amico che trascorreva l’estate nelle Cicladi mi ha invitato a passare una settimana a Paros ho accettato con gioia. Mi attirava l’idea di rilassarmi in un’ isola illuminata dalla luce degli Dei, circondata da mare pulito dove buon cibo, tradizioni, storia e archeologia si aggiungono alla per nulla scontata possibilità di trascorrere intere giornate in spiagge poco affollate anche in alta stagione.

Prima di partire, come faccio spesso prima di un viaggio, sono passata in libreria per comprare un libro che accompagnasse la mia avventura. Nel banco delle novità mi ha subito colpito La prima verità di Simona Vinci, edizioni Einaudi, e d’istinto l’ho acquistato perché, come ho letto nel risvolto della copertina, la storia che racconta è ambientata a Leros, un’isola del Dodecaneso. Durante il viaggio, tra un aereo e l’altro, ho iniziato la lettura e ho scoperto che la storia trattata era ispirata ad una vicenda realmente accaduta: quell’isola in passato era stata trasformata in un grande manicomio nel quale rinchiudere persone affette dalle più diverse patologie, schizofrenia, paranoia, persone che la famiglia non voleva o non poteva più accudire, persone violente definite “ingovernabili” che però in quella realtà non venivano realmente curate ma essenzialmente venivano recluse, allontanate dalla civiltà. Qualche anno fa, con grande scandalo, la stampa britannica ha rivelato che durante il regime dei colonnelli nell’isola di Leros erano stati deportati gli oppositori politici di tutta la Grecia facendoli convivere con i malati di mente, e la follia e l’isolamento aveva trasformato tutti in inquietanti relitti umani. Il romanzo è avvolgente, scorrendo le pagine si ha l’impressione di stare tra incubo e risveglio, si spalancano gli occhi su un’allucinazione nella quale Simona Vinci conduce il lettore attraverso immagini di rara forza con parole che permettono di raccontare l’indicibile.

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«È la prepotenza che ha fatto abbassare l’asticella del sentimento di umanità»

«Ma in questo nostro mondo esistono cose intollerabili. Per accorgersene occorre affinare lo sguardo, scavare. Ai giovani io dico: cercate e troverete. L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti, dire: «Io che ci posso fare, mi arrangio». Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell’umano. Una delle sue qualità indispensabili: la capacità di indignarsi e l’impegno che ne consegue».

(Indignatevi!, Stéphane Hessel)

Premio Pulitzer da Repubblica. it

«Foto di Yannis Behrakis (Reuters) 11 agosto 2015. Un gommone al tramonto pieno di profughi siriani alla deriva nelle acque del Mar Egeo, tra Grecia e Turchia, dopo un’avaria al motore al largo dell’isola di Kos. Il New York Times e l’agenzia Reuters hanno vinto il premio Pulitzer per la sezione fotografica Breaking News grazie agli scatti con cui hanno raccontato la crisi dei migranti in Europa». (da http://www.repubblica.it)

di Erica Sai

Non c’è bisogno di affinare troppo lo sguardo, ahimé, per accorgersi di quante cose intollerabili accadono intorno a noi. E non è necessario neanche, doppio ahimé, per rendersi conto di quanta indifferenza soffoca il mondo.

Concentrandoci sul macro-fenomeno dell’immigrazione in Europa, quindi dei flussi migratori da Paesi extraeuropei, si apre un enorme libro di indignazione e indifferenza.

Da indignata, trovo che l’Europa dovrebbe riflettere un po’ su se stessa perché, come ben scrive l’antropologa Amalia Signorelli, «ad onta delle sue orgogliose e miserabili rivendicazioni del ruolo di culla della civiltà, dell’arte, della filosofia, del diritto, della scienza e di tutto il resto che dovrebbe distinguere l’uomo dalla bestia, si sta rivelando incapace, ipocrita, immorale, feroce».

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