di Concita De Gregorio

4 giugno 1944, gli alleati a Roma. Nuove immagini per la recensione di Concita De Gregorio al libro d’esordio di Paola Soriga “Dove finisce Roma” (foto da http://anpi-lissone.over-blog.com/)
È una bambina, da una grotta, a raccontarci cos’è che ci manca. Cos’è che non abbiamo più e non sappiamo ritrovare qui e ora, in questi giorni sfusi pieni solo di rabbia e di impazienza, di calcoli brevi e di sfinimenti vani. È il personaggio di un romanzo – che come accade è la finzione la più precisa a raccontare la realtà – a dirci piano all’orecchio da dove ripartire.
A dirci dove ritrovare le parole e le emozioni, le ragioni collettive che tengono dentro le storie di tutti, e un cammino da fare insieme, con fatica e con dolore ma insieme, verso un posto che sia un più bel posto per tutti giacché tutti l’hanno patito e guadagnato insieme. Un orizzonte comune, la storia grande che partorisce nel sangue e nel sollievo le vicende di ciascuno. È Ida Maria, una ragazzina sarda sbarcata in continente giusto in tempo per scoprire cosa sia l’amore mentre arriva la guerra, una piccola staffetta partigiana che si nasconde per giorni sottoterra, nelle cave di Roma ad aspettare che finiscano gli spari. E che nei giorni, dalla grotta, per domare la paura ricorda e racconta: la vita sua, quella delle persone intorno, la storia grande e quella piccola, la forza delle cose, l’immensa energia che scaturisce da ogni lutto se solo c’è un posto dove andare, dopo, un luogo dove correre che sia così bello da giustificare la corsa.
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