Paesaggi, diluvi e tempeste: un fiume di musica verso il mare di MITO

di Luca Bartolommei

Cello8ctet Amsterdam, questo il nome dell’ensemble che racconterà ai bambini, e non solo, la storia di un piccione viaggiatore molto particolare (http://www.mitosettembremusica.it/#)

Questa mattina a Milano, nella sala Alessi di Palazzo Marino, è stata presentata l’undicesima edizione del Festival Internazionale della Musica Milano Torino (MITO), in programma dal 3 al 21 settembre 2017.
Ospiti del sindaco di Milano Giuseppe Sala, la sindaca di Torino Chiara Appendino con Anna Gastel e Nicola Campogrande, rispettivamente presidente e direttore artistico di MITO Settembre Musica. Tutti concertati, è il caso di dirlo, dall’assessore-compositore Filippo Del Corno.
Pochi numeri ma interessanti: 140 concerti per 70 titoli, 115 compositori viventi di cui ascolteremo le opere, 69 eventi a ingresso gratuito, biglietti da 10 a 30 euro, 5 euro per i concerti pomeridiani, stessa cifra per gli under 14 per tutti i concerti.
Il tema è la Natura, quindi “ascolteremo” paesaggi, diluvi, tempeste, animali, foreste, vedremo sorgere albe, scorrere piccoli ruscelli di montagna dove salta la trota, che finiscono nel grande fiume che a sua volta terminerà la sua corsa nel mare.

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Etichette e gentilezza per i nonni che si smarriscono in casa

di Sandrine Lavallé

“Cara Nonna”, testo di Sandrine Lavallé, illlustrazioni di Carlo Schneider (http://www.alzheimer.it/cara.htm)

Che bello oggi! I maestri sono in sciopero. Hanno deciso di non fare lezione. Allora, visto che Papà e Mamma lavorano, Daniela e io passiamo tutta la giornata dai nonni. È una bellezza andare da loro perché facciamo sempre un sacco di cose.

Prima di tutto, dobbiamo fare colazione per prendere delle forze. Il Nonno ce lo ripete sempre. La Nonna non vuole mangiare niente. Se ne sta in piedi e cammina intorno alla tavola. Guarda diritto davanti a lei come se non ci fossimo, come se non ci vedesse. Alle volte, la Nonna non fa più attenzione alle persone che le stanno intorno. È come se fosse in un altro mondo. Almeno, è quello che ci dice sempre il Nonno. Ma se la Nonna è strana, è colpa della sua malattia.

Dopo colazione, ci prepariamo per una passeggiata. Daniela si occupa della Nonna. L’aiuta a indossare il soprabito e le dà la mano. Io, invece, me ne sto col Nonno. Adoro le passeggiate. Il Nonno mi insegna cose nuove sugli alberi e sugli insetti. È davvero fantastico. Alla fine della passeggiata, quando arriviamo a casa dei nonni, la Nonna ha un comportamento strano.

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“Personagge”: in un neologismo la moltitudine di ogni singola donna

di Roberta Mazzanti e Silvia Neonato*

Personagge è una parola che non passa inosservata. Anche oggi – trascorsi quattro anni dal convegno della Società Italiana delle Letterate (SIL) che ha proposto in modo articolato le personagge sia all’attenzione critica, sia alle creatrici delle figure femminili protagoniste della letteratura e delle altre forme di narrazione culturale, proposta che mirava ad accreditarle anche nel linguaggio corrente -, questo neologismo non ha perso la valenza provocatoria e insieme euristica, tanto fertile di sviluppi nel campo degli studi letterari.

«Chiamiamole personagge e facciamola finita!»: l’intuizione fu di Maria Vittoria Tessitore, durante una riunione del direttivo SIL in carica nel biennio 2009-2011. Si poneva allora per la prima volta in modo sistematico una questione già affrontata nelle riflessioni collettive che avevano cercato di mettere a fuoco un tema nodale – e non più rimandabile – nell’ambito delle ridefinizioni che la SIL andava operando fin dai suoi inizi sul corpus delle scritture femminili.

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«Potrei forse mettermi a costruire barche/ Portarvi tutti in salvo con me da questa parte»

di Sabrina Giarratana*

Una illustrazione di Fuad Aziz tratta da “Sogni al di là del mare. Storie di migranti tra realtà e fantasia” (Casa editrice Mammeonline, 2016). Proprio in queste ore, il ribaltamento di un barcone al largo del porto libico di Zuara ha provocato 34 vittime, tra le quali anche bambini. Il sito http://www.repubblica.it riporta che, dall’inizio dell’anno al 19 maggio 2017, sulle coste italiane sono arrivati 6.642 minori non accompagnati

Attraversare il mare è come rimescolare le carte.

Attraversare il mare non è un gioco

Attraversare il mare non è poco

Avrei potuto esserci io dall’altra parte

La sorte, quando nasci, rimescola le carte

«Tu, bambina, di qua», ha detto a me

«Tu, bambino, di là», ha detto a te

E continuo a domandarmi ogni giorno perché

La carta migliore sia capitata a me

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Quella notte a Siracusa: madre e figlio in carrozzella dai Vittorini

Testimonianza di Alessandro Quasimodo

raccolta da Paola Ciccioli

L’attore e regista Alessandro Quasimodo festeggia oggi, 22 maggio, il suo compleanno. In questa bellissima immagine è un bambino biondo in braccio alla mamma Maria Cumani alla quale è stato sempre molto vicino, specie nel difficile momento in cui la danzatrice e poetessa decise di separarsi dal marito, il poeta Salvatore Quasimodo (foto da https://www.facebook.com/mariacumani/?fref=ts)

Gennaio, le 11 di sera. Freddo e buio. Mamma e io siamo su una carrozzella che avrebbe dovuto portarci a casa Vittorini. E invece ci troviamo di fronte al cancello del Parco archeologico. «Lei ha detto l’orecchio di Dionìsio». «No, no: Riviera di Dionìsio il Grande, le avevo chiesto di portarci al numero 82 di Riviera Dionìsio il Grande». Mia madre protestava con il conducente: «ma si immagini se lascio qui mio figlio. E dove lo faccio dormire?». In effetti, il percorso in carrozzella dalla stazione era stato piuttosto lungo, e anch’io mi ero chiesto come mai così tanta strada.

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«Tenevo il fuoco tra le dita»

di Maria Cumani*

Maria Cumani (Milano, 20 maggio 1908 – Milano, 22 novembre 1995). La danzatrice, che nel 1948 sposò il poeta Salvatore Quasimodo, in questa foto è a Roma nel 1967 durante uno spettacolo in via Margutta (https://www.facebook.com/pg/mariacumani/photos/?ref=page_internal)

Tenevo il fuoco tra le dita.

Ora ho cenere nei pugni chiusi.

E sempre gioie innestate sul dolore

al cui soffio inerzia e noia

in fuga vanno disperse a cielo aperto

e mi forzano alla lotta

con parole così decifrate

(saziando la mia fame):

“Beata l’anima ferita

che può reagire libera

dai legami del giorno

dai cieli dei cattivi pensieri!”

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«Il palpito della vita, della bellezza, il peso della morte»

L’Associazione Donne della realtà ha organizzato per domenica 11 giugno, in mattinata, una visita al Castello Sforzesco di Milano. Andremo a vedere insieme la Pietà Rondanini di Michelangelo. Il genio del Rinascimento lavorò a quest’opera fino a pochi giorni prima di morire, nel 1564, a quasi novant’anni.

Anche questa volta ci farà da guida Laura Bartolommei, la nostra storica dell’arte di fiducia.

«Ultima opera, non finita, di Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564), la Pietà Rondanini è testamento e meditazione del vecchio artista sulla morte e la salvezza dell’anima» (https://www.milanocastello.it/it/content/michelangelo)

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Mundì, il nostro lattaio-guaritore

di Anna Caltagirone*

Una piccola comunità: la frazione Convento del comune maceratese di Urbisaglia. I suoi abitanti, i legami di vicinato, gli affetti. Anna Caltagirone Antinori, che in quel puntino del mondo ha svolto la professione di insegnante elementare, continua a fissare e a condividere con noi i suoi preziosi ricordi. Grazie ai quali oggi ritorna a consegnare il latte a domicilio Carlo Biondi, per tutti soltanto Mundì.

Ed eccolo, Mundì, terzo da destra nella foto del matrimonio della nipote Ascenza, che ringraziamo per averci procurato l’immagine con la quale aggiorniamo questo bel post di Anna Caltagirone. Che bello rivedere il viso del nostro lattaio, grazie! Per le altre persone ritratte, queste le indicazioni fornite via mail da Michela Biondi: «parto dalla sinistra, Vincenzo, il padre di zia; nonna Adina, la mamma di papà; zio Giuliano; zia Ascenza; zia Maria, la moglie di zio Mundì; zio Mundì; nonno; Maria, la madre di zia Ascenza»

Mundì era un contadino, lavorava i campi e nella stalla aveva anche delle mucche da latte, perciò la mattina faceva il suo giro con i bidoni di latte appena munto e lo distribuiva a tante famiglie di Convento che avevano bambini piccoli. Nella mia famiglia di bimbi in sei anni ne erano nati tre perciò eravamo clienti fissi di Mundì. Per integrare l’allattamento al seno, mi ero rivolta al pediatra il quale mi aveva suggerito di sostituire il latte materno con quello di mucca, meglio se sempre e solo della stessa mucca.
Io mi rivolsi a Mundì, il quale mi assicurò che le sue mucche erano seguite dal veterinario, erano in ottima salute e il loro latte era sostanzioso. Mi promise che mi avrebbe portato sempre quello della stessa mucca, come volevo io. Preparai delle bottiglie da un litro sterilizzate e ogni sera ne lasciavo una sul tavolo della cucina. A quei tempi si dormiva con la chiave inserita all’esterno del portoncino di casa e Mundì, prima che ci svegliassimo, entrava e sostituiva la bottiglia vuota con una piena di latte fresco. A fine mese facevamo i conti.

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«Il dottor Mariani bussò alla nostra camera all’alba per visitare il bambino»

di Anna Caltagirone Antinori

L’autrice del post con il marito Fernando Antinori che è stato sindaco di Urbisaglia, il paese delle Marche al centro dei ricordi affidati al nostro blog dalla “maestra Antinori” (foto http://www.bibliotecadiurbisaglia.it/)

Continua la galleria dei ritratti firmati dalla “maestra Antinori”

Mario Mariani era il medico condotto di Colmurano, ma aveva anche molti pazienti a Urbisaglia. Anche noi ci affidammo alle sue cure perché la sua serietà ci ispirava fiducia. Era un uomo dall’aria bonaria, dai modi affabili e cordiali. Abitava a Colmurano in una villetta, all’inizio del paese. In casa aveva anche l’ambulatorio dove riceveva i pazienti.

Era mattiniero, prestissimo usciva a fare le visite a domicilio e tutta la mattinata riceveva in ambulatorio. Ci accoglieva col sorriso sulle labbra e come un amico chiedeva notizie di tutta la famiglia. Non metteva soggezione per cui ognuno raccontava i sintomi dei propri disturbi e lui, senza mandarti a fare analisi o lastre, esprimeva la sua diagnosi e ti prescriveva le medicine per curarti.
Dal dottor Mariani si andava per farsi seguire in gravidanza, per il mal di denti, per i reumatismi, per l’influenza, per le indisposizioni e le diete dei bambini: curava tutte le malattie, era il vero medico di famiglia!

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Ad Antigua sulle tracce di una vera amicizia

di Simona Zucconi

Antigua, Guatemala © Vincent Ko Hon Chiu (http://whc.unesco.org/en/list/65)

Terminata la lettura del libro: “Antigua, vida mia” di Marcela Serrano, consigliatami da Paola Ciccioli.
Lettura molto coinvolgente ed appagante soprattutto in giornate estremamente malinconiche, dovute a un improvviso e non gradito cambio di stagione… Da qualche giorno, infatti, sembra essere tornato l’autunno, quindi poca voglia di uscire e tanta voglia di leggere e spaziare con la mente…

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Buon cammino, Violeta

di Nadia Fink e Pitu Saá*

“Violeta Parra nacque il 4 ottobre 1917 a San Fabián de Alico, un Paese del Cile, ma ben presto si trasferì con la sua famiglia a Chillán». Nel libro di Nadia Fink, illustrato da Pitu Saá, il suicidio dell’artista cilena non viene nominato, si preferisce rimandare le bambine e i bambini ai quali questa “favola vera” è dedicata a un altro tempo e ad altri libri. Con la traduzione di Maria Elena Vaiasuso, il libro è pubblicato in Italia da Rapsodia edizioni nella collana Antiprincipesse #2 (http://www.rapsodiaedizioni.com/portfolio-item/antiprincipesse-2-violeta-parra/)

Un giorno Violeta scoprì un segreto: la chiave dell’armadio in cui suo padre nascondeva una chitarra. Lui, infatti, era un folklorista e si esibiva durante le feste di paese, accompagnato dalla voce di sua moglie. Ma diceva: “con la musica non si guadagna un bel niente!”.

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Storia di Ettore e Rita, i fratellini che vogliono strade intitolate alle donne

di Maria Grazia Anatra e Viola Gesmundo*

La copertina di “Una strada per Rita” (Matilda Editrice, 2017) http://www.matildaeditrice.it/libri/una-strada-rita

Rita è un tipo davvero SPECIALE… va in terza elementare ed è la prima della classe, si è già guadagnata un sacco di caramelle morbidone: le ha vinte nella gara di calcolo aritmetico, però è da un pezzo che non ne fanno più di gare in classe, perché vinceva sempre lei! Ma anche a scrivere e a parlare se la cava molto bene…

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