“Primavera dintorno” e a Roma va in scena il nostro libro in pantofole

di Sergio Angelo Picchioni

Perché la “Città ideale”? Perché vogliamo fare un omaggio al Centro Studi Marche che affida la propria immagine a questo capolavoro custodito nel Palazzo Ducale di Urbino. E perché il Cesma il 30 marzo 2017 ci ha ospitati nella sua sede di via dei Coronari a Roma per la presentazione del libro “È come vivere ancora” di Mariagrazia Sinibaldi, curato e pubblicato dall’Associazione Donne della realtà

Sarei voluto intervenire ma la mia età non me lo concede, ragion per cui ho raccolto le mie impressioni su un paio di fogli. Presentare un libro non è per me un’esperienza nuova, tanti avendone già recensiti, lodati o a volte anche criticati, sempre però in campo storico, filologico o anche archeologico. Ora dover presentare una raccolta di memorie e di sensazioni redatte in forma letteraria è un impegno nuovo, che mi ha lasciato per un certo tempo perplesso e indeciso.

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Leggere

a cura di Paola Ciccioli

Al Palazzo Madama di Torino è aperta fino al 1° luglio 2019 la mostra “Leggere” di Steve McCurry di cui noi avevamo parlato così in occasione di una precedente esposizione.

Blogger, scrittrici, studiosi, collaboratrici e collaboratori, soci, amici, musicisti, pensionate, precarie, docenti, giornaliste, ex allievi, giovani professioniste e professionisti: l’appello è incompleto, d’accordo, però siamo in parecchi. E ognuno di noi, transitando su questo blog, ha lasciato una traccia del proprio rapporto con la lettura. Perché per noi leggere, e incoraggiorare a farlo, è importante. Anche per questo la mostra di Steve McCurry che verrà inaugurata a Brescia il 7 marzo già ci piace: si intitola “Leggere”!

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Steve McCurry, “Afghanistan, 2002”. In occasione di Brescia Photo Festival 2017, dal 7 marzo al 3 settembre il Museo di Santa Giulia ospiterà la mostra “Steve McCurry. Leggere”, curata da Biba Giacchetti e con contributi letterari di Roberto Cotroneo. In 70 fotografie, scattate in tutto il mondo, «l’atto intimo e universale del leggere» (http://www.bresciamusei.com/)

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«Amato smart, di notte quanto ti butterei dalla finestra…»

di Mariagrazia Sinibaldi

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Camera di Mariagrazia, interno notte. Concentratissima, la nostra amata senior blogger ha superato varie traversie ed è tornata a raccontarci le avventure del suo alter ego. E, proprio ieri, è arrivato un bastimento carico di altre cento copie fresche di stampa di “È come vivere ancora”, il libro curato dall’Associazione Donne della realtà che raccoglie una selezione dei “primi” post di Mariagrazia Sinibaldi. Appuntamento sabato 3 dicembre 2016 nella Biblioteca civica di Cologno Monzese per la presentazione (questo bel ritratto è di Francesco Cianciotta, suo figlio)

La signora Vecchiottina raggiunse il suo letto barcollando dopo 24 ore vissute in maniera non proprio rocambolesca ma certamente difficile difficile difficile. Oh Dio, siamo giusti, la nostra Signora tendeva sempre ad esagerare un po’… anzi un po’ più che un po’, ma questa volta la signora Vecchiottina sentiva di avere ragione: e che diamine! «Vorrei vedere – disse la nostra dentro di sé (ché non sentisse il figlio nella stanza accanto) – Sì, vorrei proprio vedere un’altra vecchietta come me, attraversare indenne 24 ore come queste ultime mie!». Si arrestò perplessa! Era certo la prima volta che si autodefiniva con una parolaccia di tal genere ma era così maledettamente stanca da non avere nemmeno la forza di ribellarsi a sé stessa. Guardò il letto comodo e bello che suo figlio le aveva messo a disposizione. In un lampo, in un flash, le si ripresentarono vivide le ultime 24 ore.

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«Pain et baisemain dans mon Canada où tout est grandiose (y compris les réfrigérateurs)»

par Mariagrazia Sinibaldi – de Gatineau (Canada)

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Mariagrazia poursuit son “reportage” du Canada en racontant sa visite à une maison-musée du pain. Dans la photo, elle est en compagnie du gentleman en habit d’époque qui lui a fourni des informations détaillées, après l’avoir accueillie avec le baise-main de coutume. Cet article il etait traduit par le professeur Sergio Angelo Picchioni qui a contribué aussi à la publication de “È come vivere ancora”, premier livre par Mariagrazia Sinibaldi, édité par la présidente de la Association Donne della realtà, Paola Ciccioli

Dans ce pays où est sur une échelle grandiose, des rivières aux arbres dans les rues, aux parcs où jouent les enfants et les adultes, où d’espace disponible il y a en a tant, enfin vraiment beaucoup, où même les maisons qui ressemblent à de minuscules contiennent de grandes choses: réfrigérateurs, machines à laver, bouilloires, chambres et cuisines qui son véritables cuisines, salles de bains immenses (et voilà notre bains tellement peu spacieux). Dans ce pays où le supermarché à la taille d’une usine automobile, où les machines sont presque toujours SUV, dans ce pays, je l’ai dit, il y á un moulin qui moud le blé encore avec des roués en granit. Les annexes sont la maison de maître (1850), maintenant un musée, et une boulangerie avec une infinie qualité de pain, où un vieil homme barbu aimablement vend du pain et de la farine à moulin.

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«Pausa! Ci vuole una pausa»

di Luca Bartolommei

animalsLeggo con attenzione il post “Brahms e il respiro” di Sergio Angelo Picchioni e lo sguardo cade, e si ferma, su questa frase: «Certo, amico mio» azzardai allora «del resto nella musica il respiro è tutto, così come nel canto».

Ahhh, il respiro… argomento che mi interessa molto.

Mi piace il respiro dato dalla dinamica del suono, dall’alternanza, dal susseguirsi di piani e forti, pianissimi e fortissimi, crescendo e diminuendo. Il suono che arriva quasi a spegnersi in sussurro, la frase musicale ripetuta a volumi diversi, come fanno i bambini quando non li ascolti con l’attenzione che sempre meritano, e che alla fine urlano.

Dico sempre alle mie giovani allieve e ai miei allievi che la musica è fatta di suoni, sì, di note, va bene, ma anche, secondo me soprattutto, di pause.

Amo le pause. Amo il respiro delle pause.

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Brahms e il respiro

di Sergio Angelo Picchioni*

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Fulvio Luciani (violino) e Massimiliano Motterle (panoforte) nelle foto di Dario Menia. Il duo suonerà musiche di Schubert, Brahms e Ravel a Milano il 5 e a Torino il 6 settembre nell’ambito di MITO, che quest’anno ha come filo conduttore il tema “Padri e figli” (http://www.mitosettembremusica.it/it)

Lo rividi poi casualmente dopo molti anni, in Italia dove ora insegnavo, durante un concerto al teatro comunale di Bologna. Era seduto alcune file di poltrone davanti a me, e mi dovetti quasi sforzare per riconoscerlo, tanto che se ben ricordo fu proprio lui, voltandosi, che mi salutò per primo.

Lo avvicinai più tardi, durante l’intervallo, e mi sembrò veramente cambiato. Fu come sempre molto gentile, e come se ci fossimo lasciati il giorno prima intavolò subito un complicato discorso sulla musica romantica, sul rapporto con la letteratura, e su come si sarebbe dovuto suonare il violino. Secondo lui, molto spesso, gli archi stridevano. Per tutto aveva le sue idee, e non si poteva far altro che ascoltarlo.

«Brahms, mio caro, ah Brahms, hai sentito che quartetto… con il suo respiro… sì vedi… perché di fatto la frase musicale di Brahms si può veramente ascoltare respirando a pieni polmoni, giù e su con il petto, attraverso le note, le legature, le forcelle di piano e poi di forte, insomma respirando con lui, in un crescendo che ti porta a fremere di eroismo e ti gonfia il cuore di passione…».

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Elogio della scrittura

di Sergio Angelo Picchioni

«Essere innamorati delle parole. Giocare con esse, carezzarle, palpeggiarle, piegarle alla propria fantasia e al proprio senso musicale: questo il piacere di scrivere, dello scomporre il reale e comporre l’irreale, del corrompere le leggi stesse della consuetudine espressiva e dei rapporti tra le immagini. Visione e suono, illustrazione e battito costante del ritmo guidano chi sa scrivere, attanagliano chi sa leggere, in una reciproca intesa libertina».

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Sergio Angelo Picchioni, autoritratto: «in treno, riflesso dal finestrino in una notte piovigginosa»

Questa la dedica del professor Sergio Angelo Picchioni all’amica di sempre Mariagrazia Sinibaldi, autrice di “È come vivere ancora. La vera signora del blog”, il libro pubblicato dall’Associazione Donne della realtà che verrà presentato venerdì 22 luglio – alle ore 21,30 – al Circolo della vela di Porto Recanati.

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Quel giorno a pranzo con la signora Andrée, la madre di Marco Pannella

di Sergio Angelo Picchioni

Pannella fanciullo (all'estrema destra) con la sorella Liliana e la madre Andrée Estachon.

Marco Pannella bambino in una foto di famiglia con la madre Andrée Estachon e la sorella Liliana. Il leader radicale è morto ieri a Roma all’età di 86 anni

Era un mezzogiorno di cinquant’anni fa, ed ero a pranzo da amici di amici, nel quartiere africano di Roma. Un tavolo quadrato, non grande, ed io di fronte ad una signora con la quale si parlava francese. Sulla destra un giovane ricciuto e taciturno, in camicia, apparentemente stanco, curvo sul piatto. Era appena tornato da Parigi, e sembrava assorto in qualche suo pensiero che lo estraniava dai presenti. Non ricordo di aver scambiato con lui nemmeno una parola, né  di averlo in fondo considerato importante. Quel giovane era Marco Pannella, e la signora sua madre. Ho poi conosciuto la sorella Liliana, musicologa, con la quale strinsi una buona amicizia fatta di esperienze concertistiche e corali.

Da lei, dopo molti anni e quando Marco era già all’apice della sua esperienza politica,  ho saputo che in famiglia avevano serie difficoltà finanziarie con la casa e più in generale col menage quotidiano. Ho poi incontrato Marco, fuggitivamente, durante un suo comizio, fu estremamente gentile, e mi invitò a rivedere la sorella che non frequentavo più da tempo. Marco ha avuto un atteggiamento decisamente anticlericale, e non glielo perdono. Ma penso che fra tutti i politici mangia mangia che proclamano il Vangelo lui sia stato uno dei pochi onesti. Mi dispiace dunque di non averlo più incontrato, e che ora non ci sia più.

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