di Annie Ernaux – Premio Nobel per la Letteratura 2022*

«Naturalmente, nessuna gioia di scrivere, in questa impresa in cui mi attengo più che posso a parole e frasi sentite davvero, talvolta sottolineandole con dei corsivi. Non per indicare al lettore un doppio senso e offrirgli così il piacere di una complicità, che respingo invece in tutte le forme che può prendere, nostalgia, patetismo o derisione. Semplicemente perché queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch’io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un’altra». Annie Ernaux, “Il posto” (L’orma editore, 2014). Foto di Paola Ciccioli.
Ho fatto la parte pratica del concorso per il Capes in un liceo di Lione, sulla collina della Croix-Rousse. Una scuola nuova, con piante verdi nella sala riservata agli amministrativi e al corpo docente, una biblioteca dalla moquette color sabbia. Ho aspettato lì che mi venissero a chiamare. La prova consisteva in una lezione da tenere in presenza della commissione d’esame, un ispettore e altri due professori di lettere, tutti veterani dell’insegnamento. Una donna correggeva altezzosa gli scritti, senza esitazioni. Mi sarebbe bastato superare indenne l’ora successiva per essere autorizzata a fare come lei per il resto della vita. Davanti alla quarta dello scientifico ho spiegato venticinque righe – bisognava numerarle – di Papà Goriot di Balzac.
Dopo la lezione io e i commissari ci siamo spostati nell’ufficio del preside. «Ha fatto fatica a farsi seguire dagli studenti» mi ha rimproverato l’ispettore. Era seduto tra gli altri docenti, un uomo e una donna miope con le scarpe rosa. E io di fronte a loro. Per un quarto d’ora ha alternato critiche, elogi, consigli, io ascoltavo appena, chiedendomi soltanto se tutto ciò che mi stava dicendo significava che avevo passato la prova. D’un tratto, con aria grave, si sono alzati tutti e tre all’unisono. Mi sono alzata anch’io, precipitosamente. L’ispettore mi ha teso la mano. Poi, guardandomi bene in faccia: «Congratulazioni». Gli altri hanno ripetuto «congratulazioni» e mi hanno stretto la mano, la donna aggiungendo un sorriso.
Non ho smesso di pensare a questo cerimoniale fino alla fermata del bus, con rabbia e una sorta di vergogna. La sera stessa ho scritto ai miei genitori che sarei presto diventata professoressa 2di ruolo”. Mia madre mi ha risposto che erano molto contenti per me.
Mio padre è morto esattamente due mesi dopo. Aveva sessantasette anni e con mia madre gestiva un bar-alimentari in un quartiere tranquillo, non lontano dalla stazione, a Y* (nella Senna Marittima). Aveva intenzione di continuare a lavorare ancora per un solo anno. Mi capita spesso, per qualche istante, di non sapere più se la scena al liceo di Lione ha avuto luogo prima o dopo, se quell’aprile ventoso in cui mi vedo aspettare un autobus alla Croix-Rousse sia precedente o successivo al giugno soffocante della sua morte.
*Comincia così Il posto, romanzo autobiografico dedicato al padre dalla scrittrice francese Annie Ernaux, insignita oggi 6 ottobre del Premio Nobel per la Letteratura 2022. Sotto, nel video, il servizio di Euronews sulla proclamazione.
A cura di Paola Ciccioli che il 12 settembre scorso ha partecipato al Gruppo di lettura di Bellano (Lecco) durante il quale si è discusso proprio di questo intenso libro della Premio Nobel Annie Ernaux.
#siscrivedonna #donnedellarealtà