«È Sassari»

di Elio Vittorini

Sarà dedicata ad Elio Vittorini la puntata del 16 dicembre 2019 del ciclo L’altro ‘900, programma di Rai Cultura sulle scrittrici e gli scrittori che hanno segnato la Letteratura italiana del secolo breve. In onda su Rai 5, l’approfondimento è firmato da Isabella Donfrancesco con Alessandra Urbani per la regia di Laura Vitali e Diego Magini. Cogliamo l’occasione per pubblicare quel che l’intellettuale di Siracusa (per nascita) e di Milano (per scelta) scrisse su Sassari in Sardegna quasi sognata, diario di un viaggio emozionante che Vittorini fece nel 1932 e che pubblicò soltanto vent’anni dopo. Dedichiamo le sue parole alla viaggiatrice per antonomasia del nostro blog, Maria Elena Sini, perché Sassari è la sua città.

Un’immagine della tradizionale “Cavalcata sarda” di Sassari la cui prossima edizione si terrà domenica 17 maggio 2020 (foto da https://www.sardegnaospitale.it/eventi/5-cavalcata-sarda-a-saassari.html?date=2018-05-20-09-00)

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“Apipiradore de paràulas”, Nanni Falconi e la poesia

di Nanni Falconi*

Apipiradore de paràulas,
ammuntono rimas
che andàinas de bide americana.
Fraigadore de muros bìdrinos,
trasparentes a sas ogradas,
bos sperro s’ànima
in perras de turmentos.
Abe busigadora de frores
acàbido netare de emotziones
pro tzapulare sas bestimentas
stratzuladas bostras
che unu mastru de pannu àbile e pretzisu.
Magma bombitadu
dae sas intragnas de sa terra.
Bardaneri de beridades,
colo in mesu a sos pecos
apedrende sa linfa mia in roca.

“Sa pintura est de Francesca Salis, e la podides mirare in Aristanis su 30 de Austu”, scrive lo stesso Nanni Falconi sulla sua pagina Facebook. Chi può, vada dunque ad ascoltarlo il 30 agosto a Oristano dov’è in programma una lettura alla quale parteciperà anche la pittrice Francesca Salis. La poesia che qui proponiamo in sardo e nella traduzione in italiano è stata segnalata da Maria Elena Sini ed è tratta dal libro ‘Su grodde bos at a contare de me’ (La volpe vi racconterà di me). https://www.facebook.com/nanni.falconi

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Patrizia e le sue borse inimitabili all’aroma di caffè

di Maria Elena Sini

Maria Elena Sini ci racconta oggi un’altra bellissima storia che ha per protagonista una donna ricca di talento, immaginazione e creatività. Parliamo di Patrizia Pigò, insegnante di Scienze motorie di Alghero, capace di trasformare in oggetti unici materiali molto diversi, a cominciare dalle buste del caffè che lei cuce per farne delle borse, come questa fotografata per “Donne della realtà” dalla nostra amica blogger

Metti una giornata di maestrale in spiaggia quando il sole improvvisamente si copre e scompare, il vento muove la superficie del mare, le onde impetuose si infrangono a riva, nuvole scure dipingono il cielo di grigio e poi un lampo accecante fende il cielo come una lama dorata che si spegne nel profondo del verde e dell’azzurro.

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«Amato smart, di notte quanto ti butterei dalla finestra…»

di Mariagrazia Sinibaldi

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Camera di Mariagrazia, interno notte. Concentratissima, la nostra amata senior blogger ha superato varie traversie ed è tornata a raccontarci le avventure del suo alter ego. E, proprio ieri, è arrivato un bastimento carico di altre cento copie fresche di stampa di “È come vivere ancora”, il libro curato dall’Associazione Donne della realtà che raccoglie una selezione dei “primi” post di Mariagrazia Sinibaldi. Appuntamento sabato 3 dicembre 2016 nella Biblioteca civica di Cologno Monzese per la presentazione (questo bel ritratto è di Francesco Cianciotta, suo figlio)

La signora Vecchiottina raggiunse il suo letto barcollando dopo 24 ore vissute in maniera non proprio rocambolesca ma certamente difficile difficile difficile. Oh Dio, siamo giusti, la nostra Signora tendeva sempre ad esagerare un po’… anzi un po’ più che un po’, ma questa volta la signora Vecchiottina sentiva di avere ragione: e che diamine! «Vorrei vedere – disse la nostra dentro di sé (ché non sentisse il figlio nella stanza accanto) – Sì, vorrei proprio vedere un’altra vecchietta come me, attraversare indenne 24 ore come queste ultime mie!». Si arrestò perplessa! Era certo la prima volta che si autodefiniva con una parolaccia di tal genere ma era così maledettamente stanca da non avere nemmeno la forza di ribellarsi a sé stessa. Guardò il letto comodo e bello che suo figlio le aveva messo a disposizione. In un lampo, in un flash, le si ripresentarono vivide le ultime 24 ore.

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Sull’isola greca con il libro che mi dice: “Il mondo cambia un cuore alla volta”

di Maria Elena Sini

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Maria Elena Sini durante la vacanza in Grecia di cui racconta, intensamente, in questo post

È stato un inverno lungo, cupo e doloroso per cui quando un amico che trascorreva l’estate nelle Cicladi mi ha invitato a passare una settimana a Paros ho accettato con gioia. Mi attirava l’idea di rilassarmi in un’ isola illuminata dalla luce degli Dei, circondata da mare pulito dove buon cibo, tradizioni, storia e archeologia si aggiungono alla per nulla scontata possibilità di trascorrere intere giornate in spiagge poco affollate anche in alta stagione.

Prima di partire, come faccio spesso prima di un viaggio, sono passata in libreria per comprare un libro che accompagnasse la mia avventura. Nel banco delle novità mi ha subito colpito La prima verità di Simona Vinci, edizioni Einaudi, e d’istinto l’ho acquistato perché, come ho letto nel risvolto della copertina, la storia che racconta è ambientata a Leros, un’isola del Dodecaneso. Durante il viaggio, tra un aereo e l’altro, ho iniziato la lettura e ho scoperto che la storia trattata era ispirata ad una vicenda realmente accaduta: quell’isola in passato era stata trasformata in un grande manicomio nel quale rinchiudere persone affette dalle più diverse patologie, schizofrenia, paranoia, persone che la famiglia non voleva o non poteva più accudire, persone violente definite “ingovernabili” che però in quella realtà non venivano realmente curate ma essenzialmente venivano recluse, allontanate dalla civiltà. Qualche anno fa, con grande scandalo, la stampa britannica ha rivelato che durante il regime dei colonnelli nell’isola di Leros erano stati deportati gli oppositori politici di tutta la Grecia facendoli convivere con i malati di mente, e la follia e l’isolamento aveva trasformato tutti in inquietanti relitti umani. Il romanzo è avvolgente, scorrendo le pagine si ha l’impressione di stare tra incubo e risveglio, si spalancano gli occhi su un’allucinazione nella quale Simona Vinci conduce il lettore attraverso immagini di rara forza con parole che permettono di raccontare l’indicibile.

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Gay Pride, c’è sempre una prima volta (anche per Varese)

di Erica Sai

Varese Pride 3

Sabato 18 giugno: un abbraccio che vale più di mille proclami al primo Gay Pride di Varese. La nostra Erica Sai ha partecipato alla manifestazione perché, come giustamente sottolinea in questa sua riflessione, i diritti riguardano tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale di ciascuno di noi (foto dalla pagina Facebook di Varese Pride)

Le bandiere arcobaleno sventolano qua e là. Spicca una bandiera della Sardegna, solitaria. Non manca mai una bandiera sarda quando c’è l’occasione per portarla in giro. Un fiume di persone per il primo Varese Pride, un concentrato di colori che si snoda a dipingere le vie della città. Una sveglia per Varese, che suona a squilli decisi; un movimento nuovo per questo luogo talvolta troppo grigio, troppo conservatore di quel conservatorismo che finge di non vedere, che vuol convincersi che alcune cose non esistano voltando lo sguardo.

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«Le donne spostano qualcosa quando non si fanno trovare al loro posto»

di Maria Elena Sini

Libro

Il libro di Anna Simone è stato al centro del convegno che si è tenuto all’università di Sassari: Maria Elena Sini ce ne dà conto in questo articolo

Il titolo del convegno che si è tenuto a Sassari il 13 maggio nell’aula magna dell’Università, organizzato dalla sezione cittadina della Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni e affari), ha origine dal libro I talenti delle donne, scritto da Anna Simone, sociologa e ricercatrice presso l’università di Roma 3. Si tratta di una riflessione sul presente e sul futuro del femminile che cerca di leggere i mutamenti sociali del presente attraverso ventuno profili esemplari di donne, evitando il più possibile la retorica della vittimizzazione o, al contrario, l’esaltazione di un femminile da cui estrarre solo plusvalore economico. Le voci di Emma Bonino, Chiara Saraceno, Norma Rangeri, Ilaria Cucchi, Lucrezia Reiclin e di altre donne piene di talento e passione per quello che fanno raccontano il proprio percorso per dimostrare quanto le loro singole biografie, le loro esperienze e le loro scelte siano irriducibili alle narrazioni di superficie che, per fortuna o per sfortuna, a seconda delle circostanze, toccano l’universo femminile.

Attraverso questo mosaico di testimonianze l’autrice indaga i rapporti di potere che si realizzano nella politica, nel mondo del lavoro, nella vita quotidiana per dimostrare come possa essere possibile, nonostante tutto, per passione e per talento, riuscire a fare ciò che si desidera anche se si è donne.

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Paola Cassano, l’imprenditrice che sa sognare

di Maria Elena Sini

Paola Cassano 3

“Le Sognatrici” create da Paola Cassano sono impegnate a contrastare la violenza sulle donne

Quando tra le pagine di Facebook, attraverso chissà quale intreccio di collegamenti, come spesso accade in Rete, mi sono apparsi i disegni di Paola Cassano che tratteggiavano aggraziate figure di donne con indosso il costume sardo, mi sono subito incuriosita. La prima volta ho visto le sue “Sognatrici” immerse nella luce abbagliante del sole o illuminate dal fioco chiarore di luna e stelle, ma quando le ho viste stampate su essenziali t-shirt bianche ho subito desiderato di possederne una.

Per questo quando, il 5 dicembre dello scorso anno, è stato inaugurato il punto vendita a Sassari in Largo Cavallotti 13 ero tra le persone che, nonostante il freddo, hanno atteso con ansia e curiosità il taglio del nastro. In seguito sono entrata diverse volte nel negozio per comprare magliette, tazze, quaderni, biglietti sui quali erano riprodotte queste immagini accattivanti, e farne dei regali.

L’ultimo acquisto l’ho fatto pensando ad una mia cara amica che dopo anni di vita intensa, di vittorie conquistate a duro prezzo, di dolori e di battaglie condotte in solitudine, aveva finalmente trovato il compagno giusto per un matrimonio d’amore.

Volevo scrivere un augurio speciale su questo quaderno e sfogliandolo, alla ricerca di un’idea, ho trovato stampata sull’ultima pagina questa frase: “non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore”. Queste parole coglievano esattamente lo spirito di quello che volevo esprimere, così ho cercato da dove fossero tratte e ho scoperto che è un testo che nel 1890 fu attribuito ad un’indiana della tribù Oriah.

Ho copiato il testo sul quaderno e ne ho fatto l’augurio per la mia amica.

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«Beni, dammi sa manu». «Vieni, dammi la tua mano»

di Peppinu Mereu

mereu_poesie

La poesia “Amore” di Peppinu Mereu è tratta dall’antologia curata da Giancarlo Porcu con traduzioni dal sardo all’italiano di Giovanni Dettori, Marcello Fois e Alberto Masala. Alessandro Mongili l’ha donata a Paola Ciccioli il 18 gennaio del 2013 al bar Magenta di Milano

AMORE

 

Beni, dammi sa manu, isfortunadu,

tue ses dignu de s’istima mia:

lottend’in-d unu mar’ ‘e angustia

custu virgine cor’as meritadu.

 

Cantas bortas pro me as deliradu

sognende cudda candida Maria,

chi t’est present’a ti narrer: isvia

su dolu, ca da ipsa ses amadu.

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Maria Carmela Lanzetta, la ministra che come un abito da cerimonia scomodo è stata riposta in fondo all’armadio

di Adele Colacino

Adele, Lanzetta

Monasterace, Primo Maggio 2012: Maria Carmela Lanzetta, allora sindaca del comune calabrese, offre i pasticcini alle donne che sono andate a esprimerle solidarietà dopo le minacce della ‘ndrangheta. Adele Colacino, autrice di questo post, è la seconda da sinistra con il maglioncino lilla. Subito dopo di lei, Lorenza Rozzi, amica e autrice di interessanti interventi sulla realtà calabrese per il nostro blog. (questa foto e la successiva provengono dall’archivio personale di Adele Colacino)

Il Primo Maggio è il giorno festivo dell’anno che mi piace di più.

È scritto in rosso e qui, dove vivo, c’è sempre il sole.

Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi afferma un vecchio adagio, il Primo Maggio tra la gente che puoi non aver incontrato mai fisicamente, ma che ti appartiene e alla quale appartieni perché insieme, per una volta all’anno, ti senti “popolo”.

Ricordo le feste del Primo Maggio trascorse alla Montagnella di Carfizzi, con le compagne di Crotone, c’era sempre ad accogliere i “forestieri” il racconto dei vecchi contadini che avevano occupato le terre del marchesato. E le giornate sulla collina di Taverna, un paese della Presila catanzarese, il suono delle fisarmoniche, l’odore del cibo sul fuoco e le bandiere ti facevano entrare in un cerchio magico appena messo piede sul promontorio.

Il Primo Maggio del 2012 , Lorenza, Tina ed io decidemmo di andare a Monasterace, a portare solidarietà alla Sindaca minacciata dalla ‘ndrangheta.

Arrivate in paese ci indicarono una scuola dove si sarebbe tenuta una riunione.

Arrivarono donne dalla Toscana, dalla Sardegna: Sara, Francesca, Angela, Emerita, alcune calabresi impegnate nei movimenti ed arrivò Maria Carmela Lanzetta con un gran vassoio di pasticcini.

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All’Argentiera leggere e con la benedizione di Freud. La versione di Maria Elena (2)

di Maria Elena Sini

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La meraviglia dei colori dell’Argentiera nello scatto di Maria Elena Sini

Io e Mariagrazia, da quando ci siamo conosciute un paio di estati fa, ci teniamo in contatto attraverso Facebook, dato che tra Milano e la Sardegna c’è di mezzo il mare, ma ogni volta che lei viene a Sassari, patria d’elezione di uno dei suoi figli, riusciamo a vederci.

Questa volta l’occasione è stata determinata dalle vacanze di Pasqua e dopo un aperitivo in centro, nel corso del quale abbiamo avuto l’opportunità di vedere sfilare una delle processioni di Pasqua, abbiamo deciso di fare una gita nel giorno di Pasquetta, data canonica dedicata alle uscite fuoriporta.

Marco,  suo figlio, ha proposto di andare all’Argentiera e io ho aderito con grande piacere perché è una località tra le più suggestive della Sardegna per la particolare bellezza e varietà del paesaggio caratterizzato da montagne di pietra argentata che lambiscono la costa. Si tratta di un vecchio villaggio minerario in cui l’attività estrattiva è cessata nel 1963 e attualmente tutti gli impianti e gran parte delle abitazioni, costruite in un particolare stile con le pietre del luogo, sono in disuso e in stato di abbandono. Continua a leggere

Se in un giorno di festa due blogger della realtà all’Argentiera. La versione di Mariagrazia (1)

di Mariagrazia Sinibaldi

Mariagrazia e Maria Elena insieme all'Argentiera (foto  di Marco Cianciotta)

Mariagrazia e Maria Elena insieme all’Argentiera (foto
di Marco Cianciotta)

Tre erano le mete tradizionali per l’ancora più tradizionale gita fuori porta nel giorno di Pasquetta, a Roma, quando ero piccola io:

1) l’Appia Antica, fuori porta San Sebastiano, a raccogliere margheritine, che poi arrivavano a casa tutte smosciate, ma messe in un bicchiere con l’acqua si riprendevano e duravano qualche giorno… Mi chiedo, oggi, perché in un bicchiere… ma tant’è… a casa mia si usava così.

2) i Castelli Romani dove si trovavano le “fraschette” tipici locali en plein air con lunghi tavoli con tovaglie di carta e panche dove venivano offerte (pagando s’intende) fave freschissime, colte lì per lì, pecorino romano con la lacrima e la coccia nera. («Mariagrazia leva la coccia, diceva Mamma, ché è fatta col sapone e la cenere») e vino locale che scendeva giù per la gola verso lo stomaco, delizioso come acqua di fonte, ma quando ti alzavi… non ti alzavi… perché le ginocchia non reggevano più… era arrivata la ciucca.

3) Monte Mario al di là del Tevere (Nonna alzava gli occhi al cielo, con fare drammatico) dove si arrivava con un sferragliante tranvetto e dove c’era un posto (non posso definirlo altrimenti) come al solito con lunghe panche e tavoli, senza tovaglia questa volta, e con un grande cartello: “SI ACCETTANO CLIENTI CON CIBI PROPRI”… e lì i romani si sbizzarrivano in grandi teglie di paste al forno.
Ogni volta che pensavo a questi posti così tipicamente romani, mi prendeva sempre un senso di nostalgica malinconia.
Ma quest’anno no.
Quest’anno ho passato la Pasqua a casa di Marco in Sardegna : ha cucinato lui, da gran chef, minestra stracciatella, abbacchio con i carciofi legati con l’uovo e limone, puntarelle condite con salsetta di alici aglio limone e olio… uovo di cioccolato e colomba… mancava la pizza col formaggio… ma insomma, contentiamoci… per il resto le tradizioni sono state rispettate.
Il giorno di Pasquetta abbiamo fatto la gita di prammatica che è stata la più emozionante che mi potessi immaginare. Continua a leggere

L’ago e il filo della scrittrice candidata a guidare la Sardegna

di Maria Elena Sini

Michela Murgia

Michela Murgia

Il 16 febbraio, quando i sardi andranno a votare per eleggere il nuovo presidente della Regione, la loro scelta non sarà limitata alle due grandi coalizioni di centrodestra e di centrosinistra, ma si confronteranno anche con un nuovo progetto offerto da Sardegna Possibile che propone la scrittrice Michela Murgia come presidente. La sua candidatura è espressione di un gruppo di movimenti, associazioni, comitati che da anni provano a costruire un’alternativa possibile in Sardegna e rappresenta qualcosa di innovativo e sorprendente che è riuscito a dare valore a idee, risorse, e saperi del territorio Continua a leggere

All’isola da amare e difendere

Alghero, estate 2013

Alghero, estate 2013

Ho conosciuto la Sardegna a Urbino, nel 1979,quando la mia vita ha incontrato all’università la vita dei miei amici. È un pezzo di casa, quello che ogni volta mi abbraccia con la sua bellezza. L’estate scorsa, durante uno scambio di mail, un altro amico (del genere «ti ricordi quando in corriera io leggevo il tuo tema e tu il mio?») mi ha mandato, quasi non riuscisse più a tenerli per sé, i suoi ricordi legati alla scoperta dell’isola. Per una volta non parliamo di donne, ma di una terra da amare e difendere.
Le foto sono state scattate da Maria Elena Sini tra Alghero e Stintino. (Paola Ciccioli) Continua a leggere

«Quando Paola inalbera il libro»

Paola Ciccioli in isolamento da lettura, anni '80 (foto di Sandro Stacchietti)

Paola Ciccioli in isolamento da lettura, anni ’80 (foto di Sandro Stacchietti)

di Maria Elena Sini 

Conosco Paola Ciccioli da circa 35 anni, come lei ha recentemente ricordato, ho vissuto con lei e ho viaggiato con lei e so che sicuramente non ama stare in branco.

Nei viaggi preferisce fare le sue scoperte autonomamente, con i suoi modi e con i suoi tempi. Soprattutto con i suoi tempi: nessuno, se vuole conservare la sua amicizia, deve alterare i suoi ritmi di colazione, sigaretta, aperitivo… Continua a leggere