Opera, operetta, commedia, varietà, ballo o la pelota? Quella sera di marzo a Milano

di Vincenzo Mantovani*

Due pagine dal libro di Vincenzo Mantovani, Mazurka blu: la strage del Diana, prima edizione Rusconi 1979, ora in versione ebook gratuitamente scaricabile dal sito della Biblioteca Sormani di Milano.

 Luci ancora spente nei teatri italiani per la pandemia anche oggi, 27 marzo 2021, Giornata mondiale del Teatro (foto dall’archivio di Paola Ciccioli)

Quel giorno i milanesi che volevano passare una serata fuori potevano scegliere tra molti programmi.

Agli amanti dell’opera lirica il teatro Dal Verme offriva Dejanice di Catalani; lo spettacolo di quella sera era in onore di Ester Mazzoleni, l’«eletta cantatrice» che, «affrontando l’interpretazione di una parte che non sembrava la più adatta ai suoi mezzi vocali», aveva comunque dato al personaggio «un’anima canora e potenti vibrazioni drammatiche».

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«Sentivamo le urla delle madri, sorelle, fidanzate dei ragazzi portati in Germania»

di Edda Moretti

Arriva il fascismo e, letteralmente, l’oro si trasforma in ferraglia. La spoliazione dei poveri, le bombe a mano nei vicoli di un paese marchigiano, la censura, i rastrellamenti: una bambina di allora ha lasciato a Urbisaglia questa eredità.

Edda Moretti (Urbisaglia, MC, 25 agosto 1930 – Macerata, 26 marzo 2017). «Da tempo desideravo scrivere qualcosa sulla seconda guerra mondiale e scrissi questo qualcosa nel 1998. Poi lo lasciai chiuso in un cassetto, mi vergognavo a farlo leggere a chicchessia, perché avevo paura di non esprimermi bene dato il mio titolo di studio di quinta elementare». Anni dopo, durante gli incontri per il progetto “Radici” di Paola Ciccioli, Edda ha consegnano il suo scritto alla giornalista che ora ne presenta qui la parte iniziale, d’accordo con Riccardo Pagnanelli, figlio della signora Moretti. (Foto di Francesco Cianciotta in una fotoriproduzione di Paola Ciccioli)

Presento la mia famiglia: babbo spazzino nel senso più spregevole della parola in quel periodo; mamma filandaia, noi sei figli, cinque femmine ed un maschio. Io la più piccola, troppo piccola per capire la tragedia di una guerra, troppo piccola per subire ogni sorta di privazioni.

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“Quel manifesto fascista con la mia condanna a morte sui muri di Bellano”

di Antonietta Osio Nogara

Sopra Bellano c’è un Santuario del Seicento che ha alle spalle boschi di castagni profumati e di fronte montagne con le cime candide per gran parte dell’anno, sorgenti dalle acque del lago di Como che nei mesi di sofferenza della pandemia si sono svuotate di vele e suoni. Un piccolo tondo sacro con una Madonnina e il suo bambino conduce qui da secoli persone che cercano o hanno trovato un appiglio di speranza, come testimoniano le centinaia di ex voto appesi dietro l’altare maggiore. Tra questi c’è, incorniciato, un manifesto della Guardia nazionale repubblichina che l11 agosto del 1944 annunciava la fucilazione di “Scalcini Pietro Leopoldo, Cameroni Antonio fu Pietro, Bazzi Giusto di Giacomo, Osio Antonietta nata Nogara e Brumana Bruna fu Giovanni”. Quel manifesto è lì per volontà di Umberto Osio, marito di Antonietta Nogara, appartenente a una facoltosa famiglia di banchieri e diplomatici, che in una lettera scritta alla madre Ester il 22 maggio del 1945 racconta perché i fascisti l’avevano arrestata, condannata a morte e rilasciata soltanto due ore prima della fucilazione. Un documento di eccezionale valore, che sono stata autorizzata a pubblicare, contenuto nel libro Antonietta Osio Nogara 1904 – 1987, Diari e pagine sparse, fatto stampare dall’ambasciatore Bernardino Osio, suo figlio, nel 1989. Con un grazie alla signora Donata della Biblioteca di Bellano per la collaborazione. (Paola Ciccioli)

L’ex voto nel Santuario della Beata vergine di Lezzeno (foto di Paola Ciccioli)

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“Sei una moltitudine di mani che cercano altre mani”

di Salvatore Quasimodo*

Il Corpo sanitario italiano è candidato al Premio Nobel per la pace 2021 e la pacifista Lisa Clark ne ha sostenuto la motivazione con queste parole: «La sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a sé stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze». Anche noi la pensiamo così e per dire grazie offriamo, dopo quelli di Umberto Saba, i versi che un altro grande poeta ha dedicato a un’infermiera.

Italia 2020. Foto di Paola Ciccioli

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“Marisa è un’infermiera”

di Umberto Saba*

Dedichiamo questi versi al Corpo sanitario nazionale italiano, da oggi ufficialmente candidato al Premio Nobel per la pace 2021 per il lavoro svolto a tutela della salute pubblica durante la pandemia. Grazie.

Aprile 2020, Italia. Foto di Paola Ciccioli

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Certe notti a Sanremo

di Luca Bartolommei
 
Ecco i post che ho pubblicato sul nostro gruppo Facebook con i miei commenti sull’appena terminato Festival della canzone italiana di Sanremo, edizione numero settantuno. La cronologia delle date di pubblicazione è inversa, si parte da quello sulla serata finale per arrivare alle considerazioni sulla prima puntata. Grazie a Paola e ai tre gatti (due più una gatta) che mi hanno tenuto compagnia durante le veglie prolungate davanti allo schermo.

Il gesto e l’espressione che si fanno quando qualcuno stona per la terza volta in un minuto e mezzo, fermati dalla camera del cellulare di Paola Ciccioli.

Domenica 7 marzo 2021
Buona domenica, Gruppo. Sanremo #5, the final cut.
Oggi compie gli anni il mio amico Ilio da Riccione del quale riporto un messaggio relativo al festival: “Disastro. A cominciare dai Litfiba che hanno vinto per finire ai due più simpatici (Colapesce e Dimartino ndr.) che però hanno riproposto una canzone degli Empire of the Sun piuttosto che di Cesare Cremonini Figlio di un re. Ieri notte Paola mi chiede se i Måneskin non somiglino proprio ai Litfiba. Creatività, quindi, al potere.
The kids are alright 😱 , soprattutto per questo tipo di spettacoli un po’ farlocchi, schiavi delle visualizzazioni e dei social, dove basta una chitarrina un po’ distorta per essere rock. Giusto così, bravi Måneskin.
I conduttori da villaggio turistico hanno fatto il loro lavoro (mestiere è un altra cosa) spiegandoci giusto ieri (Fiorello) come nell’opera lirica non si capiscano le parole e come i balletti siano troppo lunghi. Chiudiamo definitivamente i teatri e apriamo tutto il resto. L’orchestra è sempre stata all’altezza. Bravi musicisti.

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