Elogio della polpetta

di Luca Bartolommei

Ieri, oggi, domani. Diario di tre giorni di matrimonio.

Poche settimane orsono mi sono sposato. Per giunta con una donna, quindi niente nastri arcobaleno. Peccato, perché mettono tanta allegria.

Polpette 1

Le polpette dell’elogio (foto domestica di Luca Bartolommei)

GIORNO 1

Da principio fu il bollito.

Manzo bollito. Una bella cena a tre, i novelli sposi, occhi negli occhi, a parlare degli amici, dei vestiti, di noi, dei regali, della festa, della sposa senza un filo di trucco che era bellissima, di Walter che ha preso la torta quattro volte, di Mariagrazia splendida di bianco vestita etcetera etcetera, con una cara amica che partecipa al trionfo della coppia neo-maritata con il dono di importanti bottiglie di vini rossi robusti, peraltro prestamente svuotate. Finisce la serata con Sanremo (Festival) che ci manda a dormire.

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«La mano dispettosa del tempo rimescola le caselline importanti della vita»

di Rosa Di Paolo

Rosa 1

Rosa Di Paolo in uno scatto pieno di luce a Trani, «una città di mare che mi piace tanto e che visito spesso, anche perché è ad appena una cinquantina di chilometri da Palazzo San Gervasio, il paese lucano dove abito»

Data la mia non più giovanissima età, i ricordi cominciano ad essere numerosi. S’intende, io mi vedo come sempre. Eppure non lo sono più. C’è voluto tempo per capire che non sono più la stessa. Le mie piccole rughe mi dicono che non sono più una bimba; ed oggi mi chiedo: quanto tempo ci vorrà per non dimenticarmi che non sono più la stessa di ieri?

Ai tempi della mia adolescenza, quando sentivo dire che il vero nemico è il tempo, non davo importanza a questa espressione. Adesso, a distanza di anni, mi rendo conto che invece è così.

Il tempo scorre inesorabilmente e ci lascia un carico di ricordi, a volte piacevoli, a volte un po’ meno, che comunque lasciano il segno e danno, altrettanto inesorabilmente, un’impronta al nostro carattere.

Non so cosa mi stia succedendo, ma è come se all’improvviso qualcosa fosse cambiato e il cambiamento, lo sappiamo, comporta sempre disorientamento perché ci costringe a separarci da “parti di sé sperimentate e consolidate implicando una riorganizzazione della propria identità”. E non è poco!

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«L’Italia, la superficialità e l’abbandono alla pseudocultura». La premonizione del Premio Nobel

Alessandro Quasimodo e Paola Ciccioli a Urbisaglia (foto di Arianna Cardinali)

Alessandro Quasimodo e Paola Ciccioli a Urbisaglia (foto di Arianna Cardinali)

Intervista di Paola Ciccioli ad Alessandro Quasimodo*

Alessandro Quasimodo possiede intimamente l’opera del padre. Ne cita a memoria ogni suo verso, sorride della tagliente ironia degli epigrammi, mescola emozioni estraendo da ordinate cartelle appunti, ritagli, lettere e manoscritti. Nella libreria su cui sono affiancati tutti i volumi dedicati all’opera del Premio Nobel, è pronto ora lo spazio per la raccolta completa dei Colloqui, la rubrica che Salvatore Quasimodo ha tenuto su Tempo dal 1964 al 1968, anno della sua scomparsa. C’è un dettaglio biografico che rende la pubblicazione di questo libro particolarmente significativa Continua a leggere

Un libro. E le parole per dirlo

Q copertina solo frontedi Paola Ciccioli

Emozione e paralisi. L’emozione è stata quella di ritrovarmelo tra le mani, questo libro. L’estate scorsa, quella del lutto più grande – la perdita di mia madre –, da far scorrere via dai pensieri e dalla vita precedente. E poi la paralisi, l’incapacità di sfogliarlo, studiarlo, trovare le parole per farlo conoscere. A partire dalla copertina che ripropone un’altra copertina, quella del settimanale Tempo del 13 maggio 1954. Nella quale Anna Magnani ascolta con le labbra socchiuse Salvatore Quasimodo che legge i propri versi, cinque anni prima che gli venisse conferito il Premio Nobel per la letteratura.

Soltanto quando Alessandro Quasimodo, il figlio del poeta, è riuscito a trovare con la consueta caparbietà questa immagine, è arrivato il momento di dare alle stampe il volume Continua a leggere