A Erice, nello scrigno di zucchero di Maria Grammatico

di Angela Giannitrapani

Angela Giannitrapani ci guida nella sua Sicilia, facendoci scoprire Erice e una donna, Maria Grammatico, che con intelligenza e infinito lavoro ha reso la propria pasticceria una meta imperdibile per i visitatori di tutto il mondo (http://www.spaghettievaligie.it/sicilia-occidentale-erice-trapani-e-le-saline-di-marsala/)

C’è un posto sul quale si sono arroccate Storia e magia. È un’altura di circa 800 metri che si erge, unica, tra il mare e un entroterra piatto, solo a tratti appena ondulato. Venere ha lì un suo castello e ha lasciato lungo un dirupo tracce del suo mito. Questo paese, poi punico-romano e normanno, è quasi intatto e ha del magico ancora oggi. Per esempio, quando sparisce per un’improvvisa calata di nebbia portata dall’umidità del mare, che lambisce la falce di Trapani, ai suoi piedi. Allora può succedere che, se siete seduti al tavolo di uno di quei ristorantini nei vicoli, bicchieri e piatti spariscano per riapparire all’improvviso, dopo una folata di brezza che spazza la nebbia. O quando salite sulla terrazza del Bar Maria, da dove si dominano tetti e torri campanarie e invece potreste trovarvi al di sopra di nuvole e foschie, chiedendovi se non siete su una mongolfiera.

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Il presagio di un giorno da ricordare

di Donatella Cividini*

Ci sono giorni in cui fin dalla prima mattina hai la certezza che sarà un giorno diverso, da ricordare.

Il 3 dicembre è stato uno di quei giorni.

Ero felice al pensiero di tutto ciò che quel sabato mi avrebbe regalato.

Pranzo con una famiglia speciale, piacevolissimo anticipo delle feste natalizie e poi l’incontro a Cologno Monzese per la presentazione del libro di Mariagrazia Sinibaldi “È come vivere ancora”.

Che eccitazione! Che bella storia quella che mi ha portato a conoscere il blog Donne della Realtà e tutto il resto….

Questo blog ha catturato subito la mia attenzione per gli articoli pubblicati e l’appuntamento del 3 dicembre mi dava l’opportunità di conoscere “dal vivo”, e non solo virtualmente, Paola Ciccioli e Mariagrazia Sinibaldi.

Mi sono messa in auto, direzione Cologno Monzese, ben un’ora e mezza prima della presentazione («metti caso che trovo traffico», mi dicevo, «o addirittura non trovo la biblioteca…»), naturalmente sono arrivata 40 minuti prima che tutto iniziasse emozionata e felice!

E finalmente eccole Paola e Mariagrazia: è stato come se ci conoscessimo da sempre e l’abbraccio caloroso che ci siamo scambiate per me è stato un vero regalo.

E poi che bellezza ascoltare dalla voce dell’autrice stessa alcune pagine del suo libro, mi sono sentita proprio “dentro” il racconto!

E che dire del momento musicale dedicato a Mariagrazia da Luca Bartolommei: tutto piacevolmente emozionante, bello, in un clima familiare.

Ecco, questi sono i momenti che ti fanno dimenticare le quotidiane corse e le difficoltà della vita, regalando serenità e armonia.

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Arrestata per tentato omicidio la donna che aveva accusato il marito di essere un violento

di Paola Ciccioli

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“Médée furieuse” di Ferdinand-Victor-Eugène Delacroix (Charenton-Saint-Maurice 1798 – Parigi 1863). Ho scelto questa rappresentazione di Medea per illustrare il post perché credo che un dibattito completo e intellettualmente onesto sulla violenza debba includere la violenza che a volte anche le donne esercitano. A cominciare da quella psicologica sui figli.

La madre che ho incontrato per caso il 14 agosto nella Milano semideserta è stata arrestata. E in un carcere minorile è ora rinchiuso anche il ragazzo di 17 anni che, secondo l’accusa, avrebbe tentato di uccidere il marito della donna, ingaggiato a questo scopo proprio da lei.

Tentato omicidio.

La svolta è di qualche settimana fa ma ho aspettato di parlare con l’avvocato del marito prima di scriverne sul blog. E dare conto più nel dettaglio del capovolgimento della situazione, di cui ho peraltro già informato chi ci segue, fermo restando che la tremenda imputazione è ancora tutta da provare processualmente.

Lei non ha compiuto quarant’anni e ha messo al mondo tre figli, ancora minorenni.

Il suo sfogo, lucido e senza lacrime, era cominciato alla fermata dell’autobus che fa il giro della circonvallazione interna di Milano. Io avevo appena lasciato il mio dentista, lei arrivava da un noto ospedale della città dove ha sede anche un centro che assiste le donne vittime di violenza domestica.

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Di camicie da notte antiche e altre similitudini

di Adele Colacino

Nel giardino di Adele

Nel giardino di Adele

La prima volta ci eravamo incontrate a Decollatura. Le sindache antimafia calabresi erano diventate un bersaglio verso il quale arrivavano donne da diverse realtà, tutte cercando il centro doloroso di una oppressione violenta e spesso, troppo spesso, silente.

Lei ascoltava tutte, chiedeva, bloccava nella sua macchina fotografica e nella ragnatela bionda dei suoi capelli e delle calze a rete.

Eravamo sedute vicine nel cerchio che si era formato e potevo decifrare sul suo viso la gioia, l’entusiasmo o il disappunto man mano che gli interventi dipingevano con le parole delle donne presenti esperienze, entusiasmi e delusioni.

Come a volte accade si tese tra lei e me quel filo magico e invisibile sul quale corre la sensazione di ri-conoscersi tra gli altri in maniera speciale.

Le chiesi di cosa si occupasse, scambiammo poche parole e mi lasciò il suo cartoncino con la faccia di Anna Magnani. Ci scrivemmo e poi il blog e poi tante telefonate improvvise come il lampo di un flash che illumina la scena quotidiana per un attimo. Continua a leggere

La tigre Patrizia e le madri che non si piegano per i figli di tutti

di Elisabetta Baccarin

Patrizia moretti

Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Ha scritto: «Vedo Federico in ogni giovane che incontro»

è ora che io lo scriva, finalmente, non solo in una mail a colleghi.
non so da dove cominciare, ma comincio dal gelo provato davanti alla questura di ferrara.
ero appena uscita da palazzo diamanti per la mostra di matisse. il giorno prima, sempre a ferrara, pioveva e ho perso il mio nuovo berretto inglese. poi un lampo mi ha fatto ricordare, mentre mi stavano arrivando dei passatelli per cena, che ce l’avevo in mano fino al momento di appoggiarlo per guardare a due mani tutte le moleskine di tutti i colori gli usi le righe i quadretti e le idee. volevo comprarmi un taccuino per appuntare i pensieri che mi nascono per caso e che se non appunto mi scadono. avevo comprato un libro di cui non sapevo l’esistenza. ho fatto 3 volte il giro della libreria, facevo il mio solito gioco dei regali ‘questo su berlinguer andrebbe bene per pinco, questo sulla matematica per pallo, quello per la mia capo, l’altro per la mia collega. e quel libro, quello che ho comprato, era per me.

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Ornella, la ricercatrice che si è reinventata con la street art

di Alba L’Astorina

Zilda, "Eva", Napoli 2014

Zilda, Eva, Napoli 2014

«Ci sono cose che avvengono per strada, che sono impresse sui muri delle città, scalfite nelle pietre delle vie che attraversiamo. Ci sono cose che, a volte, è possibile definire street art, perché hanno un valore estetico e un’impronta creativa, trasmettono emozioni e comunicano percorsi interiori, e, soprattutto, sono esposte al pubblico, per strada.» Sono queste testimonianze di street art che Ornella Massa raccoglie e racconta da alcuni anni nel suo blog, Non copritemi di bugie – intorno all’arte di strada, scoperto curiosando per le strade della rete alla ricerca di nuove forme espressive.

«Quella di scrivere sui muri è un’arte molto vecchia», scrive Ornella nel suo blog Continua a leggere

“Ho letto di Anita Sarkeesian sul blog della presidente Laura Boldrini”

di Paola Re*

Anita Sarkeesian

Quando ho iniziato a compiere le ricerche per la realizzazione di questa tesina, il mio scopo era quello di trovare informazioni per poter analizzare dettagliatamente il ruolo che i personaggi femminili, umani e non, ricoprono all’interno dei diversi videogiochi presenti sul mercato. Procedendo nelle mie ricerche, mi sono imbattuta in un’interessante serie di video caricata su Youtube intitolata Tropes vs Women in videogames. In questi video vi era una donna che, parlando direttamente alla telecamera, esaminava i personaggi femminili presenti nei videogiochi e i ruoli da essi ricoperti. L’autrice e protagonista di questi video è Anita Sarkeesian, una giovane attivista per i diritti delle donne che, ormai da anni, si batte per denunciare e cambiare l’immagine femminile trasmessa dai vari media. Per raggiungere il suo obiettivo ha aperto un canale Youtube intitolato Feminist Frequency, dove periodicamente carica video in cui descrive a fondo l’immagine della donna che emerge da film, telefilm, riviste e libri. Tropes vs Women in videogames è il suo ultimo progetto ancora in fase di realizzazione Continua a leggere

Bollate ha il suo blog con lode grazie a Sabrina

Sabrina Flisi

Sabrina Flisi nel 2013

Un’idea virale per il lavoro di tesi: dalla Bicocca a Bollate

di Sabrina Flisi*

Ho scelto come Laurea magistrale “Teoria e Tecnologia della Comunicazione” (TTC) per la sua particolarità; si tratta infatti di un corso multidisciplinare, dal carattere ibrido, che fonde due ambiti di studio apparentemente molto diversi: la Psicologia e l’Informatica.

In realtà queste due materie si amalgamano bene, e il corso di laurea forma persone in grado di muoversi all’interno della Rete, capaci di creare con dimestichezza progetti che sfruttano i mezzi tecnologici (siti Internet, advertisement…), tenendo conto del target di riferimento e delle sue esigenze. Ci è stato insegnato che, prima di qualsiasi lavoro pratico, si devono effettuare una ricerca e un’analisi teorica di tutti gli elementi coinvolti, rendendo i progetti finali completi e, se possibile, accessibili per chiunque. Mi piace pensare a TTC come a un corso che insegna a fare concretamente qualcosa, da trasmettere con passione a chi poi lo utilizza.

Il corso di Psicologia delle influenze sociali è una delle attività didattiche opzionali che lo studente può scegliere nel secondo anno di Laurea e fa parte della facoltà di Psicologia. Le lezioni sono tenute dalla professoressa Chiara Volpato e dalla giornalista Paola Ciccioli.

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Senza casa né amore non si è più niente

di Sabina Guzzanti

locandina

“Draquila. L’Italia che trema” è un documentario del 2010 prodotto, sceneggiato e diretto da Sabina Guzzanti (http://www.sabinaguzzanti.it/)

«Senza casa né amore né poesia ahimé non si è più niente». Così ha scritto Sabina Guzzanti nell’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano (ve lo riproponiamo integralmente) a proposito della sua inchiesta sulla tragedia del terremoto dell’Aquila, diventata un film, Draquila.

Cari lettori del Fatto – come si dice target del mio stesso target – scrivo qui per annunciarvi personalmente che Draquila è pronto e vi attende nelle sale.

Dura un’ora e mezza ed è la sintesi di un anno di lavoro iniziato a maggio dell’anno scorso, quando mi sono arrivate all’orecchio strane voci su quello che stava succedendo nella zona terremotata. Ho fatto un po’ di ricerche, ho aspettato che passasse il G8 e sono partita. Dopo aver parlato con tanti cittadini mi è sembrato che L’Aquila fosse una porzione di realtà ideale per raccontare l’Italia di oggi. C’erano tutti gli elementi: la speculazione più cinica, l’assenza della politica, la propaganda sempre più spudorata, l’autoritarismo, la corruzione e l’alito della criminalità organizzata. Ho mollato quello che stavo facendo e ho cominciato a girare con una piccola troupe fatta di cinque persone, me compresa. Siamo stati a L’Aquila tantissime volte da luglio a marzo e abbiamo girato più di 700 ore di materiale.

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