La peste manzoniana? Tutta colpa di «un vecchio et ignorante barbiero di Bellano» che sentenziò trattarsi dell’effetto di «emanazioni autunnali delle paludi» lo strano morbo arrivato in queste terre con i lanzichenecchi.
Buongiorno!
Domani 3 maggio 2023 alla Biblioteca Nazionale Braidense viene presentata la mostra Manzoni 1873 – 2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere, esposizione che rientra nel vasto programma culturale per i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873 (qui).
Le letture che hanno illuminato e confortato il nostro arrivo sul lago mi guidano in un viaggio tra libri e paesaggio (danneggiato) che fa quotidianamente sbocciare nuove curiosità (qui).
«The masterpieces by the Masters of the Pinacoteca di Brera leave the Museum to go to the Humanitas for the benefit of the patients and health personnel. Not as paintings, but as wall-sized enlargements of carefully selected details, to create a very different hospital experience, an immersion in beauty».
Il bacio (qui). Un dettaglio ingrandito del celeberrimo dipinto di Francesco Hayez accoglie nell’ingresso dell’Humanitas le 12 mila persone che ogni giorno arrivano nell’ospedale di Rozzano, periferia di Milano. È uno dei 23 elementi di 15 capolavori della Pinacoteca di Brera che, con il progetto “La cura. La bellezza”, adornano 400 metri quadrati di pareti per dare a pazienti, familiari e personale uno sguardo di armonia ed energia.
«Ciascuno fa ciò che lo rende felice/ e questa è proprio una bella cosa», scrive Tom Seidmann-Freud nel suo libro illustrato, edito in Italia da Topipittori. (La foto con Gattina è di Paola Ciccioli).
Una vita segnata dal genio artistico e dal dolore, quella di Tom Seidmann-Freud, vero nome Martha Freud, nata il 17 novembre 1892 a Vienna e morta suicida a Berlino il 7 febbraio 1930. Come abbiamo scritto nel post precedente, dal suo libro illustrato Die Fischreise la Pinacoteca di Brera ha tratto Peregrin and the Giant Fish, una Marionette Opera per le sensibilità bambine di ogni parte del mondo. La si può vedere accendendo al canale BreraPlus del sito del museo milanese (qui il trailer).
La voce musicale di Peregrin è del soprano Sophie Gallagher.
Brera ha iniziato un nuovo viaggio da Milano con destinazione mondo.
Impersonando la convinzione che tutte le arti abbiamo un linguaggio comune, il direttore della Pinacoteca James Bradburne, con lo stupore di chi ha sempre qualcosa da scoprire, ha mosso i fili di un progetto confluito nel film sperimentale Peregrin and the Giant Fish (qui). Un’operina che ha come protagoniste le incredibili marionette della Compagnia Carlo Colla & Figli, la musica originale composta dal Maestro Andrea Melis e la regia di Francesco Fei.
«Gentilissima signora Paola Ciccioli le possiamo assicurare che Sindaco e Amministrazione comunale si sono subito mossi in favore della famiglia di Alika esprimendo, insieme al cordoglio da parte di tutta la comunità settempedana, la propria vicinanza concreta che si sostanzierà in fatti concreti ovviamente. Grazie per la straordinaria sensibilità dimostrata da lei e da molti cittadini anche in questa occasione» (leggiqui).
Questo ha scritto il Comune di San Severino Marche nella pagina Facebook Sei di San Severino Marche se… dove ieri ho condiviso la richiesta alla sindaca Rosa Piermattei di proclamare il lutto cittadino per l’omicidio di Alika Ogorchukwu, che faceva parte di quella comunità insieme con la moglie Charity Oriachi e il loro figlio di 8 anni (oggi la misura cautelare in carcere dell’omicida Filippo Ferlazzo è stata confermata per pericolosità sociale, leggiqui).
La mia risposta sotto la foto che ho scattato il 22 luglio2022 al MARec, il Museo di San Saverino Marche dedicato all’arte recuperata nell’area colpita dal terremoto nel 2016.
Lucantonio di Giovanni Barberetti, “Madonna col bambino”, 1480 – 1490 circa, legno intagliato e dipinto
Lucantonio di Giovanni Barberetti, “Madonna col bambino”, 1480 – 1490 circa, legno intagliato e dipinto. Al MARec, Museo dell’Arte recuperata di San Severino Marche.
Domenica, 31 luglio 2022.
«Era buono e tranquillo, insieme alla sua famiglia era perfettamente integrato, non ha mai dato alcun problema. Ha chiesto aiuto solo due volte ai servizi sociali… ma niente altro. Era orgoglioso e voleva essere indipendente per provvedere alla sua famiglia».
Sono certa che il Comune marchigiano, la Caritas, le istituzioni scolastiche aiuteranno Charity Oriachi, la vedova di Alika Ogorchukwu, ucciso venerdì a Civitanova, e il loro bambino di 8 anni.
Sono altrettanto certa, però, che quell’orfano con la pelle nera abbia assoluto bisogno di un atto riparatorio pubblico, che lo aiuti a crescere nonostante le immagini che porterà per sempre negli occhi del corpo di suo padre sotto un lenzuolo lungo la strada.
Aiuti e sostegno economico sono necessari. Indispensabile è la dignità, il rispetto di chi ci vive accanto. La sindaca di San Severino Marche indossi la fascia tricolore, prenda per mano questo piccolo cittadino senza diritti, tenga lontani chiasso e opportunismi politici, proclami il lutto nella sua bella città e, così facendo, consoli la famiglia ferita e chiunque creda nell’umanità.
Cos’è stato il tempo interrotto e recintato della pandemia per il mondo dell’Arte? Come hanno elaborato e trasformato l’interruzione della vita consueta le artiste e gli artisti?
Ho trovato la materializzazione di risposte a questi interrogativi in due collage che chiudono al Palazzo Reale di Milano la mostra dedicata a Grazia Varisco, Percorsi contemporanei, 1957 – 2022, curata da Marco Meneguzzo e visitabile gratuitamente fino al 16 settembre 2022.
PASSA TEMPO! L’ARTE AI TEMPI DEL “CORONAVIRUS” 27 MARZO 2020.
Intitola così l’artista milanese il primo dei due collage dove lo studio delle forme appare esaltato in quel punto esclamativo del titolo che trasmette stanchezza e attesa, l’auspicio della fine del lockdown e l’accelazione di giornate diventate improvvisamente prive di ritmo e del battito delle uscite, degli appuntamenti, degli incontri.
Con il rito sonoro “Voce che apre” la poeta Mariangela Gualtieri renderà omaggio a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata nella Storia dell’umanità, il 27 giugno 2022 nell’Aula Magna dell’Università di Padova che festeggia gli 800 anni dalla fondazione.
Elena Lucrezia diventò dottora in teologia il 25 giugno del 1678 e la notizia del suo eccezionale traguardo si diffuse in tutta Europa. Lo attesta anche l’iscrizione sul retro di questo suo ritratto che si trova nei depositi della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Grazie alla collaborazione di Carolina Donzelli dell’Ambrosiana, abbiamo letto la scheda del dipinto pubblicata in Musei e Gallerie di Milano (Mondadori Electa 2007) e contattato l’autrice Cristina Fumarco, storica della critica d’arte all’Università Cattolica, che ci ha dato l’autorizzazione a riproporla sul nostro blog. Di seguito, la prima parte (Paola Ciccioli).
Pittore veneto-lombardo, “Ritratto di Elena Lucrezia Cornaro”, (1678-1684 circa), olio su tela; 148,5 x 116,5 cm. Biblioteca Ambrosiana di Milano
Il ritratto raffigura Elena Cornelia Piscopia ovvero Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureatasi in Italia presso l’Università di Padova.
La tela, ora in deposito, è tesa su telaio originale privo di listelli e cornice; si presenta in stato di conservazione mediocre, è piuttosto annerita e mostra in diversi punti, soprattutto al centro, piccole lacune e un sostanziale sollevamento della pellicola pittorica.
Dal nuovo libro della scrittrice, giornalista e sceneggiatrice Patrizia Carrano, La bambina che mangiava i comunisti(Vallecchi, 2022), un estratto dall’ultima parte intitolata “Autunno”. Lo pubblichiamo con il consenso dell’autrice, alla quale vanno i nostri complimenti e il nostro grazie. #siscrivedonna
Patrizia Carrano nella sua casa di Roma con l’ultimo degli oltre venti romanzi che ha scritto nel corso della sua brillantissima carriera (foto di Giliola Chisté).
«Tu bravissima a stare molto ferma. Ancora una piccola mezza ora e io finito miei schizzi. Molto bella tua testa disordinata, con capelli vivi, e piccolo naso che punta la luce. Alza lo sguardo verso vetrata…».
Elisabetta non ha mai visto una signora anziana vestita come Antonietta: pantaloni larghi, maglione lungo, un gilet, i capelli legati da un nastro rosso sulla sommità della testa… Quando è venuta ad aprire la porta aveva una crema bianca sul viso, e ha subito detto: «Credevo arrivavi fra mezza ora, un momento che lavo mia faccia…».
Ed è un’avventura che si vorrebbe far continuare a lungo fin dalla dedica: «Per Sara. Ricordando con lei sua madre Miriam Mafai e sua nonna Antonietta Raphaël».
-Miriam Mafai è la scrittrice, resistente, esponente del PCI, parlamentare e giornalista tra le più autorevoli che la stampa italiana abbia mai avuto.
-Antonietta Raphaël è la pittrice e scultrice di origine lituana, moglie di Mario Mafai, madre di Miriam e nonna di Sara.
Ce n’è in abbondanza per costruire – come ha fatto Patrizia Carrano – un originale affresco della Roma anni ’50, tra baracche e appartamenti ai Parioli, Botteghe Oscure e sezioni di periferia, artisti rigorosamente squattrinati, sublimi poeti ai margini, funzionari e giornalisti, “Paese sera” e “L’Unità”. Una favola vera attraversata con occhi vigili da una bambina secca secca e da una madre sempre impegnata e sui tacchi.
Complimenti, cara Patrizia.
Nell’immagine di Palazzo Merulana, “La fuga”, scultura in bronzo di Antonietta Raphaël (1958), Collezione Elena e Claudio Cerasi, che il museo romano ha dedicato ai profughi dell’Ucraina.
Jean-Auguste-Dominique Ingres, “Le bain turc” (1862), immagine da @MuseeLouvre. Nel dipinto, a sinistra con la coroncina in testa, compare anche Lady Montagu.
Due luoghi hanno sempre affascinato l’immaginazione dell’Occidente: due luoghi proibiti, esoticamente erotici, oniricamente simili fino a confondersi l’uno con l’altro – l’harem e il bagno turco. Pagine di pura invenzione circolavano in Europa, riferendo di improbabili viaggiatori che vi sarebbero penetrati grazie a complicità o a travestimenti; pagine più attendibili – come le relazioni di vari ambasciatori europei – non potevano che menzionarne l’esistenza e riconoscerne l’interdizione agli uomini.
Sonetto di Paolo Marconi – Illustrazione di Patrizia Melonari
Nella Giornata in cui il mondo si mobilita per arrestare la violenza che quotidianamente umilia, opprime e uccide le donne, proponiamo il frutto nato dalla collaborazione tra due artisti che in questo 25 novembrehanno unito la loro creatività per incoraggiare chi è vittima del falso amore maschile a trovare il coraggio e riprendere a vivere, a sorridere, a sognare.
Nelle cinque giornate del marzo 1848 in cui i milanesi erigono barricate per scacciare dalla città gli austriaci, scoppia la passione traJacopo e Aspasia, i protagonisti del romanzo di Antonio ScuratiUna storia romantica (Bompiani 2007). Un libro tra storia e invenzione ricchissimo di citazioni e rimandi, anche alla contemporaneità, che è stato tra quelli scelti e commentati dal Gruppo di lettura #ioleggomilano della Biblioteca Sicilia del capoluogo lombardo. I molti riferimenti musicali contenuti nel romanzo faranno parte del recital #ioleggoecantomilano che Paola Ciccioli e Luca Bartolommei terranno nella stessa Biblioteca il 17 dicembre 2021 alle ore 17,30.
Sulla sovracopertina del romanzo di Antonio Scurati il dipinto di Francesco Hayez “Il bacio” (1859). La foto è stata scattata da Paola Ciccioli durante una pausa della lettura, favorita dalla presenza dell’amico Gattino.
Aspasia si diresse decisa verso il letto, afferrò la collana e si cinse il collo con quella collana di smalti, avori, oro e farfalle. Poi scambiò uno sguardo d’intesa con la propria immagine riflessa nello specchio: ora era la promessa sposa del conte Morosini, che l’adorava, e non più la figliastra di un fittavolo della Bassa che trattava i servi come schiavi e si faceva riverire dalla moglie e dalle figlie, che lo chiamavano “signore”, non osando dargli del tu o sedere alla sua stessa tavola. Ora viveva a Palazzo Negroni, a Milano, in corso di Porta Orientale 26, e non in una stamberga nelle marcite fuori Locate.
La fotografa Elisabetta Ambrosio espone il suo lavoro fino al 17 ottobre 2021 insieme al gruppo fotografico “The Framers” nelle belle sale di Palazzo Stampa di Abbiategrasso. Titolo della mostra, curata da Marzia Rizzo, “La noia“, evento inserito nel Milano Photofestival.
Quindici fotografe e fotografi che hanno interpretato nelle situazioni e ambientazioni più disparate il tema-titolo della collettiva.
Elisabetta presenta una serie di eleganti autoscatti in bianco e nero a ben rappresentare il tema della noia, che qui vedete filmati da un visitatore magari un po’ frettoloso, magari solo annoiato, con voci del pubblico presente e un commento sonoro di sottofondo (questo l’ho fatto io…) che si ripete all’infinito, come fosse una frase noiosa. Seguite il Naviglio Grande e arrivati ad Abbiategrasso la mostra la trovate subito lì, a sinistra, proprio sull’alzaia!
Ne approfittiamo per presentare anche sul blog due archeologhe che lavorano per la società Meridiana, Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni, che nel corso dell’estate si sono collegate in più occasioni con noi su Facebook per mostrarci le meraviglie dell’insediamento romano cantato anche da Dante nel canto XVI della Divina Commedia.
Diamo loro la parola, ringraziandole ancora tantissimo per questa bella e generosa collaborazione.
Il video è stato girato il 21 maggio 2021 nel Criptoportico di Urbs Salvia (Macerata)