L’esempio delle ragazze d’Iran

di Paolo Flores d’Arcais*

Le ragazze d’Iran sono da settimane in rivolta, per rovesciare il regime immondo degli ayatollah che imprigiona tortura e uccide per una ciocca di liberi capelli femminili al vento. Un regime che uccide ormai anche i bambini (il 21 novembre i minori uccisi erano 58).

Il padre di Mohammad Hasanzadeh, ventottenne accoltellato a Bukan mentre cercava di liberare una ragazza dalla morsa di un gruppo di bassiji – i depravati guardiani della immorale islamica – durante il funerale del figlio ha detto: “Un tempo quando parlavamo di qualcuno dotato di integrità e di coraggio, dicevamo: è molto virile. Ma oggi se un uomo vuole essere un uomo deve prendere esempio da una donna. Bisogna essere femminili per essere veri uomini adesso”.

Continua a leggere

Sposa, vita, libertà

Foto e testo di Paola Ciccioli

Mi piace, mi piace, mi piace: per questa foto sembra che il tempo non voglia passare. Eppure l’ho scattata il 20 novembre del 2021 e quel giorno stesso l’ho pubblicata nel Gruppo Facebook di Donne della realtà dove continua a rappresentare la voglia di vita e libertà per le quali lottano le giovani dentro e fuori l’Iran (qui).

Foto di Paola Ciccioli.

Continua a leggere

“Il posto” del padre nella scrittura di Annie Ernaux

di Annie ErnauxPremio Nobel per la Letteratura 2022*

«Naturalmente, nessuna gioia di scrivere, in questa impresa in cui mi attengo più che posso a parole e frasi sentite davvero, talvolta sottolineandole con dei corsivi. Non per indicare al lettore un doppio senso e offrirgli così il piacere di una complicità, che respingo invece in tutte le forme che può prendere, nostalgia, patetismo o derisione. Semplicemente perché queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch’io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un’altra». Annie Ernaux, “Il posto” (L’orma editore, 2014). Foto di Paola Ciccioli.

Continua a leggere

“Le carriere erano salve, i bambini no”, Beslan e la Russia di Putin

di Anna Politkovskaja*

Il 1° settembre del 2004 a Beslan è stato commesso un atto terroristico senza precedenti, e d’ora in poi il nome di questa cittadina dell’Ossezia del Nord sarà sinonimo di un incubo che nemmeno Hollywood è stata capace di immaginare.

Paola Ciccioli ha scritto su Facebook: «A Milano c’è un giardinetto intitolato alla giornalista russa uccisa nel 2006 con 5 colpi di pistola nell’androne di casa sua, a Mosca. Si trova proprio vicino all’ascensore che sale nella frequentatissima e scintillante piazza Gae Aulenti e ci ricorda che per fare giornalismo bisogna avere l’inclinazione a stare dalla parte sbagliata. La foto è mia».

La mattina del 1° settembre un commando internazionale di criminali ha preso in ostaggio la scuola n.1 di Beslan, chiedendo di fermare immediatamente la seconda guerra cecena. L’occupazione è avvenuta durante la linejka, la tradizionale festa di inizio anno scolastico che si celebra in tutte le scuole. È una festa a cui partecipa tutta la famiglia, genitori, nonni e zii, e soprattutto coloro che accompagnano il proprio figlio a scuola per la prima volta.

Così era stato anche quel giorno. Per questo i sequestratori avevano potuto prendere in ostaggio quasi millecinquecento persone tra alunni, madri, padri, fratelli, sorelle, maestre, figli delle maestre…

Continua a leggere

Le donne ucraine e la Resistenza della quotidianità

Domenica 24 aprile 2022 per gli ortodossi è Pasqua.

Domani è Pasqua in Ucraina.

La foto inviata dall’Ucraina dei dolci della Pasqua di guerra 2022 (da Giulia Berti via WhatsApp).

«Domani è la Pasqua in Ucraina e anche in Russia.

Lo “zar” ha proibito qualsiasi festeggiamento.

Le figlie di Natalia hanno dipinto delle uova e hanno fatto dei dolci simili alle nostre colombe, colorate con il giallo e l’azzurro della loro bandiera».

Continua a leggere

«Non vi abbiamo salvato»

da Giulia De Florio*

«Quando cercavo di spiegare la poesia russa e in lingua russa cercavo di spiegare questo».

Lettere aperte delle poete e dei poeti russi e russofoni 

AI NOSTRI COLLEGHI UCRAINI

A nome della letteratura russa indipendente ci rivolgiamo ai nostri colleghi ucraini, a coloro che oggi scappano dalle bombe negli scantinati e nelle fermate della metro, a coloro che attendono di combattere per strada come unità di autodifesa del territorio. Non abbiamo nulla per fermare le truppe che avanzano verso di voi. Di generazione in generazione abbiamo lavorato con la parola: sapevamo che erano in pochi a sentirla, ma sapevamo anche che quella parola aveva un futuro. Ora, però, contro il vostro futuro – e contro il nostro – c’è la guerra.

La nostra letteratura si è già inchinata allo spirito imperialista, alla xenofobia e al servilismo. Tuttavia, al netto di un discreto numero di lacchè senza alcun talento e dell’abiezione di singoli individui, da almeno un secolo la nostra letteratura si stringe intorno all’idea che la violenza di stato è inammissibile. La stessa identica forza ostile ha ucciso Mandel’štam e Stus, ha seviziato Mel’ničuk e Gorbanevskaja negli ospedali psichiatrici, ha avvelenato l’anima e la volontà del popolo russo e di quello ucraino. Da queste prove, però, il popolo ucraino è uscito temprato, e con straordinario coraggio affronta oggi questa mostruosa minaccia. Dal canto suo, oggi il popolo russo subisce la più mostruosa sconfitta della sua storia, e la responsabilità storica di tutto questo ricadrà su di noi. Non vi abbiamo salvato: questo è il debito insostenibile che ci porteremo sempre appresso. Ci auguriamo con tutto il cuore che la vittoria sia vostra.

Dmitrij Kuzmin, Evgenij Nikitin, Elena Fanajlova, Stanislav L’vovskij, Vera Pavlova, Aleksej Cvetkov-staršij, Dmitrij Vedenjapin, Fëdor Svarovskij, Polina Barskova, Lida Jusupova, Anna Glazova, Linor Goralik, Katja Kapovič, Aleksandra Petrova, Tat’jana Bonč-Osmolovskaja, Grigorij Geljuta, Igor’ Belov, Aleksandr Baraš, Šlomo Krol, Marina Tëmkina, Chamdam Zakirov, e altri 23 poeti russi (la lista è in costante aggiornamento).

Immagine dalla pagina Facebook di Elena Fanailova, poeta russa tradotta in 9 lingue.

Continua a leggere

“Sosteniamo l’Ucraina, Supporting Ukraine”

di Judith Baumel

Immagine dal profilo Facebook della poeta americana Judith Baumel. http://www.judithbaumel.com

Cari amici in Italia,

forse sapete del mio forte legame con l’Ucraina. Mio padre è nato in una città vicino a L’viv (nel 1926 faceva parte della Polonia e si chiamava Zloczow). Ci sono tornata diverse volte e ho rapporti di lavoro continui con scrittori, musicisti, artisti e studiosi del paese.

In questo momento hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile. Questo sito in lingua italiana è dedicato a sostenere il Paese in questo tempo di guerra. Per favore, condividi il più ampiamente possibile?

https://www.hopeukraine.it/

Inoltre, credo che le nostre parole e le nostre preghiere possono essere armi potenti. Se potete, vi prego di inviarmi un breve messaggio a sostegno dell’Ucraina che posso inoltrare ai miei più cari amici, Mariya Tytarenko, poetessa, saggista e professoressa all’Università cattolica ucraina ed ex borsista Fulbright in America. È esausta ma finora al sicuro a L’viv con la sua famiglia, sperando, combattendo e pregando per la pace.

In solidarietà,

Judith Baumel Continua a leggere

“Vedo”

di Fabio Tracogna

Vedo.

Vedo le immagini di quelle Donne. 

Donne che ho conosciuto, che hanno lasciato il loro paese, i loro affetti per cercare un futuro per i loro figli.

Donne che si sono prese cura della mia povera mamma Rosanna, con amore, con affetto, con tenerezza, come se fosse stata la loro mamma.

Continua a leggere

Nel manicomio delle madri con Almudena Grandes

di Almudena Grandes 

Il nostro amico Francesco Pulitanò ci ha dato ieri sera la notizia della morte di Almudena Grandes, segnalandoci un articolo di El País, il quotidiano spagnolo con il quale la scrittrice madrilena collaborava (qui). Lo abbiamo condiviso e commentato insieme con commozione nel Gruppo Facebook di Donne della realtà e oggi, sempe grazie a Francesco, pubblichiamo qui le prime due pagine del libro La madre de Frankenstein (TusQuets Editores 2020, pubblicato in Italia da Guanda con il titolo La figlia ideale).

La storia è ambientata in un clima di bigottismo cattolico durante la dittatura franchista e racconta «l’agonia e la morte di Aurora Rodríguez Carballeira» all’interno del manicomio femminile di Ciempozuelos a Madrid, tra il 1954 e il 1956.

Noi salutiamo e ringraziamo Almudena Grandes con il suo stesso viso, le sue parole, la sua lingua.

Por la mañanas, alguien tocaba el piano.

En el pabellón del Sagrado Corazón, donde se alojaban las señoras pensionistas de primera clase, los pasillos eran de tarima, madera de roble barnizada que brillaba bajo la luz del sol como un estanque de caramelo. Cuando la pisé por la primera vez, apreciando la flotante naturaleza de las tablas que cedían bajo mi peso para crujir antes de recuperar la firmeza, no me di cuenta de que acababa de recuperar una sensación infantil. El suelo de la casa de mi madre, astillado, negruzco, ya no parecía de caramelo. Había pasado mucho tiempo, más del que yo había vivido fuera de España, desde que lo barnizaron por última vez.

Continua a leggere

Gino Strada: «È giusto che ci sia qualcuno qui, è umano»

di Gino Strada

«In questi giorni così dolorosi, il vostro affetto per Gino ci ha fatto sentire meno soli. In tantissimi siete passati da Casa Emergency, ci avete scritto, chiamato, lasciato un messaggio. Grazie. Ora spetta a tutti noi rimboccarci le maniche, portare avanti l’eredità di Gino e imparare a guardare lontano, come faceva lui. Ce la metteremo tutta. Te lo promettiamo, Gino». Con queste parole, Emergency ha iniziato oggi – 24 agosto 2021 – la sua seconda vita dopo la scomparsa del suo fondatore Gino Strada, morto il 13 agosto a Honfleur, in Francia, all’età di 73 anni. Dopo averlo salutato nella sua Casa milanese, ora gli rendiamo omaggio qui con un brano dal suo libro Pappagalli verdi, uscito nella prima edizione Feltrinelli nel 1999, cinque anni dopo la nascita di Life Support for Civilian War Victims, conosciuta in Italia e nel mondo come Emergency.

Milano, via Santa Croce la sera del 21 agosto 2021, poco prima della fine del primo dei tre giorni in cui una vera e propria folla ha sfilato dentro Casa Emergency per salutare Gino Strada. Anche Luca Bartolommei e Paola Ciccioli (autrice dello scatto) hanno reso omaggio al chirurgo di guerra scomparso

Riavvolgo il nastro per la terza volta e la musica riprende. Non mi stancherei mai di stare sdraiato sul letto ad ascoltare Animals dei Pink Floyd.

È per me uno degli album più coinvolgenti e sconvolgenti, quella musica piena di dissonanze, di ritmo che cambia ogni momento, di provocazioni. Ogni volta che mi adatto a quella musica, che comincio a capirla e a goderla, il ritmo cambia all’improvviso, e ricomincia diverso.

Continua a leggere

Carlo Urbani e il virus (quello del razzismo)

di Carlo Urbani

«Ma credimi, serpeggia un sentimento così fastidioso di razzismo, paura/rifiuto del diverso, superiorità sociale, tra gli stranieri della parte ‘importante’ della comunità internazionale di Hanoi (e qui come altre capitali) che a volte mi prende la nausea a sentire certi discorsi durante feste e ricevimenti. Sono tutti pronti a chiamarsi ‘buoni’ e a condannare razzismo e violenza, ma poi dovresti vedere come trattano le babysitter dei loro figli, o come pagano i loro dipendenti!».

Sono parole di Carlo Urbani, il medico marchigiano di Castelplanio morto a Bangkok nel marzo del 2003 dopo essere stato contagiato in Vietnam dal virus della Sars, la cosiddetta “polmonite atipica” che lui stesso aveva contribuito a scoprire.

Oggi – mercoledì 18 novembre 2020 – l’azienda farmaceutica statunitense Pfizer ha annunciato che il suo vaccino anti-coronavirus è risultato efficace al 95 per cento e non ha avuto effetti collaterali gravi durante la fase 3 della sperimentazione. La notizia che il mondo sconvolto dalla pandemia stava aspettando. Una ragione in più per ricordare e ringraziare quanti, in passato come nel presente, hanno messo la loro intelligenza al servizio dell’umanità.

Carlo Urbani era nato a Castelplanio, in provincia di Ancona il 19 ottobre 1956. È morto a Bangkok, in Thailandia, il 20 marzo 2003 a causa del virus della Sars da lui stesso scoperto (foto di Paola Ciccioli)

Continua a leggere

“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”

di Gabriella Gabrinidiario dall’ospedale Maggiore di Cremona

Secondo i dati aggiornati del ministero della Salute, i casi di contagio da Corona Virus nel mondo sono stati 11.841.326 e 544.739 i morti. In Europa, Italia inclusa, 2.836.686 i casi confermati e 201.345 le persone decedute. Con 2.923.432 casi e 129.963 morti gli Stati Uniti sono il Paese più colpito del pianeta.

Questi i grandi numeri. E dentro questi freddi, ma lo stesso spaventosi numeri, le anonime storie di testimoni di un evento epocale che sta sovvertendo certezze ed equilibri.

Noi continuiamo a raccontare la pandemia facendoci guidare da Gabriella Cabrini e dalla sua esperienza personale offerta nel diario che ha scritto e fatto leggere in diretta mentre a marzo veniva curata per il Covid 19 a Cremona, la città dove vive. (p.c.)

Ancora uno scatto di Gabriella Gabrini dal reparto di Chirurgia dell’ospedale Maggiore di Cremona dove è stata curata per il Covid 19 e da cui, durante la degenza, ha stretto un legame affettivo con le centinaia di persone che seguivano il suo diario pubblico su Facebook

Continua a leggere

Il blog “Donne della realtà” ora parla anche in russo

Traduzione in russo di  Ivana Tamoni De Vos

«Cara Paola! Sono riuscita a trovare per ora questa bella foto di gruppo, anno 1988, presso la scuola d’arte del mio amico pittore Slava Shraga IZO-Studja “Kontrast” a Leningrado. Vjacheslav Shraga (Slava), primo da destra accanto a me, poi è diventato famoso dopo la Perestrojka e suoi quadri sono arrivati persino al Metropolitan Museum of Art di New York»

Nel 2009, quando la rappresentazione dell’immagine femminile ha toccato in Italia il suo punto più basso, Paola Ciccioli ha redatto un appello e chiesto ad altre giornaliste di promuovere una mobilitazione per tentare di arginare la deriva sessista dall’interno delle redazioni.

Di seguito la sintesi dell’appello che trovate nel “Chi siamo” del blog anche in inglese, spagnolo, francese, polacco, tedesco, olandese e cinese:

Continua a leggere

«Nessuno si azzardi a commentare l’indicibile»

di e con foto di Paola Ciccioli

Questo è quel che ha scritto oggi la coordinatrice del nostro blog nel Gruppo Facebook di Donne della realtà.

Soltanto poche righe per rendervi partecipi della mia scelta di non affrettarmi a scrivere di Silvia Romano e assaporare piuttosto la libertà, che tanto ho inseguito, di rapportarmi ai fatti e alle notizie con quella umanità di cui ci si dimentica quando si è o ci si sente obbligati a dover commentare sempre e a qualsiasi costo.

Continua a leggere

«Sono stata forte, ho resistito»

di Paola Ciccioli

«Sono stata forte, ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia»: sono state queste, secondo l’agenzia Ansa, le prime parole pronunciate da Silvia Romano dopo la sua liberazione.

Questa foto che ho scattato di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, fa riferimento a un mio post del 13 aprile 2019 nel Gruppo Facebook di Donne della realtà in cui dicevo: «Fiorenza Sarzanini, tra le più brave e autorevoli giornaliste italiane, scrive oggi sul Corriere della sera che Silvia Romano è viva. “Gli investigatori kenyani sostengono che la volontaria di 23 anni catturata il 20 novembre nel villaggio di Chakama, a circa 80 chilometri da Malindi, sia ancora nelle mani dei sequestratori”».