Marì, che “scasettava” e faceva ridere le donne con gli stornelli

di Anna Caltagirone

Quasi quattro anni fa, intorno ai suoi 90 anni, Anna Caltagirone ha iniziato a scrivere (e questo blog a pubblicare) il racconto della propria vita: l’infanzia in Sicilia, la perdita del padre ferroviere, gli studi magistrali interrotti e la fuga da Palermo durante la seconda guerra mondiale, l’arrivo a Cupra Marittima superando la paura dei bombardamenti, il diploma di maestra, il suo primo incarico nel 1950 come insegnante di ruolo in una “scuoletta” di montagna a San Severino Marche, l’incontro con l’uomo così bello da sembrare un attore che avrebbe sposato, i tre figli, il trasferimento nella frazione Convento di Urbisaglia, in provincia di Macerata, e i riti e le amicizie di un modo di essere comunità ormai scomparso. 

L’esistenza di una donna che è anche la Storia d’Italia oggi si arricchisce di un nuovo volto, di un nuovo racconto. Tutti gli altri li trovate elencati e consultabili in coda al post. (p.c.)

Marì de Cioci in un bel ritratto custodito dalla Biblioteca di Urbisaglia, con un grazie ad Alberto Antinori per la collaborazione

Marì de Cioci era una vecchietta smilza e arzilla. Abitava in paese e a casa non ci stava quasi mai perché amava scasettare. La conoscevano tutti e le davano da dire perché sapevano che aveva sempre la risposta pronta. Se era di buon umore, attaccava discorso e rispondeva a tono, altrimenti non ci pensava due volte a mandarti in quel paese.

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Come si dice “Donne della realtà” in cinese?

di Sabrina Sbaccanti

Una meravigliosa ragazza in un posto meraviglioso del pianeta: la Grande Muraglia. Sabrina Sbaccanti si definisce «interprete e traduttrice. L’inglese perché who doesn’t speak English those days, il portoghese per i quattro anni vissuti a Lisbona e il cinese perché non mi piace vincere facile». Le sue parole non la descrivono compiutamente, dunque torneremo a parlare di lei. Intanto la abbracciamo e la ringraziamo per aver tradotto in cinese l’appello di “Donne della realtà” da cui è scaturito questo blog, e poi l’Associazione, e poi l’ebook, e poi il Giornale, e poi… E poi?

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Gay Pride, c’è sempre una prima volta (anche per Varese)

di Erica Sai

Varese Pride 3

Sabato 18 giugno: un abbraccio che vale più di mille proclami al primo Gay Pride di Varese. La nostra Erica Sai ha partecipato alla manifestazione perché, come giustamente sottolinea in questa sua riflessione, i diritti riguardano tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale di ciascuno di noi (foto dalla pagina Facebook di Varese Pride)

Le bandiere arcobaleno sventolano qua e là. Spicca una bandiera della Sardegna, solitaria. Non manca mai una bandiera sarda quando c’è l’occasione per portarla in giro. Un fiume di persone per il primo Varese Pride, un concentrato di colori che si snoda a dipingere le vie della città. Una sveglia per Varese, che suona a squilli decisi; un movimento nuovo per questo luogo talvolta troppo grigio, troppo conservatore di quel conservatorismo che finge di non vedere, che vuol convincersi che alcune cose non esistano voltando lo sguardo.

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