«Un giorno finalmente m’innamorai di Dante»

di Rosalba Griesi

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Dante e Beatrice in “Una Commedia Divina” che ha partecipato al 58° Zecchino d’Oro. Anche le altre due immagini di questo post di Rosalba Griesi sulle contaminazioni dantesche nella musica italiana provengono dal video della stessa canzone (http://www.jumonstudio.com/)

Che la poesia sia eterna è risaputo, ma quella del nostro Dante lo è ancor più. La sua “Commedia divina”, con i suoi cerchi concentrici, il suo viaggio tra selve oscure, sino a giungere in cielo al cospetto di cotanta divina luce, è quanto mai attuale, quanto mai riproponibile, tanto da ritrovarlo in ogni genere letterario, in molte opere pubblicate, all’interno di un vasto fenomeno conosciuto come dantismo creativo, di terzo millennio.

(“Dante pop” di Anna Maria Cotugno – Trifone Gargano, Progedit edizioni).

Oggi si fa un gran parlare dell’inammissibilità della letteratura e della poesia che scorrono sui social network tra gli hashtag, i post, su whatsapp e messenger. Ma del resto è quello ormai il linguaggio delle nuove generazioni. Tuttavia occorre considerare che non sempre la lunghezza garantisce la bellezza o la validità di un testo, anzi la brevità che colpisce e che arriva al cuore e alla mente è tra le tecniche e le qualità di scrittura più apprezzate sin dall’antichità. Pensiamo alle favole di Fedro o agli epigrammi di Marziale, ai detti, agli apologhi, agli exempla...

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«Notte e dì, tu stai sempre lì/ Su quella scrivania con tanta fantasia»

Quindi la letteratura c’era, c’è e ci sarà sempre, cambia il vettore ossia la tecnologia che in qualche modo ci può aiutare. Dunque Dante si offre oggi, si contestualizza, si ri-scrive in tanti modi, in tanti generi, dai romanzi, alle parodie, ai brand, alle canzoni, alle playstation, e, per ultimo, ai fumetti. Sul giornalino di Topolino si può leggere dello sfortunato Paperino che vaga smarrito nella selva oscura. Le chiavi di lettura del poema sono numerose e varie: i peccati, le virtù, le storie, la politica e vi è anche il femminicidio!

Gianna Nannini nel 2007 scrive e pubblica la raccolta “Pia come la canto io”, 11 canzoni ispirate al personaggio di Pia che compare nel canto V del Purgatorio (vv. 130-136), sette versi per narrare, con flebile voce, la storia di questa sfortunata donna di cui Dante in un chiasmo ci indica la provenienza “Siena mi fè, disfecemi Maremma”. Per Nannini si tratta di Pia de’ Tolomei, accusata ingiustamente dal marito e crudelmente uccisa. Secondo la cantautrice, l’unica colpa della nobildonna è quella di amare, nonostante tutto, il suo uomo.

In “Storia di un impiegato”, Fabrizio De André utilizza il canto V dell’Inferno. Identifica i personaggi di Paolo e Francesca, come i simboli delle istituzioni borghesi che l’impiegato sogna di abbattere.

In “Destinazione Paradiso” Gianluca Grignani richiama i canti del sole (X, XI, XII), la danza delle anime “girotondo d’anime” le anime dei beati che fanno corona e girotondo intorno a Dante e Beatrice. […] In questo girotondo d’anime/chi si volta è perso e resta qua […] cita il testo del cantautore facendo riferimento al mito di Orfeo ed Euridice di ambientazione dantesca.

E Jovanotti con la sua “Serenata rap”? Per introdurre in Italia un genere nuovo, con ritmi e lessico inediti, quello rap per l’appunto, nel 1995 in voga in altre nazioni, usa il verso “amor che a nullo amato, amar perdona porco cane”. Aggiungendo volutamente “porco cane” abbassa e rovescia il registro alto stilnovistico della citazione dantesca.

Roberto Vecchioni, in “Alighieri” del 1975, in un recitato spiega ai suoi alunni i canti XV, XVI, e XVII del Paradiso il trittico di Cacciaguida e della Firenze antica, Firenze sobria e pudica, un discorso che si espande a tutto il mondo, divenendo universale.

Francesco De Gregori nel 2005 realizza il cd Pezzi di cui fa parte il brano “Vai in Africa Celestino ispirato al canto III dell’Inferno. De Gregori riscatta la figura del papa che Dante reputa vile per aver lasciato la sua carica di pontefice per fare l’eremita, “colui che fece per viltà il gran rifiuto” lasciando campo libero a papa Bonifacio che tanto danno recò a Firenze. Quindi De Gregori con la sua canzone riscatta Papa Celestino giustificando il suo rifiuto con la ragione dell’impegno cristiano nella missione in Africa. Dante c’è in Venditti con “Compagno di scuola” del 1975, in “Notte prima degli esami” del 1984. Dante c’è in Angelo Branduardi, Francesco Guccini, Vinicio Capossela e altri ancora. Chi l’avrebbe mai detto che dal lontano Medioevo il Vate ci avrebbe seguito con l’allegoria del suo poema. E che dire del selfie di Dante e Beatrice nelle immagini della canzone “Una Commedia Divina” del 58° Zecchino d’Oro? E dite se è poco!

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Questi gli argomenti citati nel corso dell’evento “Dante nella canzone d’autore contemporanea” che si è tenuto il 17 novembre nelle prestigiose stanze del collezionista d’arte C. d’Errico a Palazzo San Gervasio. A parlarne è stato il prof. Trifone Gargano, coautore del saggio “Dante pop” della Progedit editori.

La serata è stata voluta e organizzata da Circolo culturale Femminile di Palazzo San Gervasio. Al tavolo della conferenza la presidente del circolo Ernesta Risucci e il prof. Fjodor Montemurro, SDA di Matera, che legge la Divina Commedia fra le strade sassose della città.

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