di Giovanna Salvucci*
Questa mattina nel comune maceratese di Urbisaglia viene presentato il libro di Edda Moretti “La mia Guerra. Urbisaglia nel buio del fascismo” (Donne della realtà Editrice, 2022).
Pubblichiamo un estratto della nota storica di Giovanna Salvucci, ringraziandola per la generosa collaborazione. E augurando a tutte e tutti una serena Festa della Liberazione.
A Urbisaglia il ventennio fascista, la Seconda Guerra mondiale e la Liberazione furono caratterizzati da tre circostanze particolari che condizionarono fortemente le vicende del paese.
La prima è che a Urbisaglia nacque, il 2 dicembre 1890, Nicola Bonservizi.
Redattore de “Il Popolo d’Italia” fin dalla sua fondazione da parte di Benito Mussolini, Bonservizi partecipò alla Grande Guerra e nel 1920 assunse l’incarico di corrispondente da Parigi del “Il Popolo d’Italia”. Nel 1922 costituì il primo fascio di Parigi e nel 1923 fondò il giornale “L’Italie nouvelle”, con lo scopo di intensificare l’attività di propaganda del fascio parigino. Gravemente ferito da un colpo di pistola sparatogli da un giovane anarchico, Nicola Bonservizi morì a Parigi il 26 marzo 1924 e fu da subito considerato un martire del fascismo. Mussolini stesso, in un discorso al Cimitero Monumentale di Milano tenutosi il giorno dopo gli imponenti funerali, lo ritrasse come “un fascista di purissima fede, di coraggio indomito che ha santificato la causa con la vita e con la morte.”
(…)
La seconda circostanza che segnò le vicende del paese durante la Seconda Guerra Mondiale fu la presenza di un campo di internamento allestito presso Villa Bandini all’Abbadia di Fiastra.
Parte integrante del sistema di internamento civile nell’Italia fascista, il campo di Urbisaglia venne utilizzato per l’internamento di guerra di centinaia di civili italiani considerati pericolosi, di sloveni, dalmati e croati sospettati di sostenere la guerra partigiana, di ebrei tedeschi, polacchi, ex cecoslovacchi ed ex austriaci.
Negli anni di funzionamento del campo, i contatti fra gli internati e i cittadini di Urbisaglia si limitarono alle visite sporadiche e debitamente autorizzate che gli internati potevano effettuare in paese, per i contatti con gli artigiani che lavorarono al campo per lavori di manutenzione, pulizia o lavanderia, oppure con i contadini che richiedevano manodopera nei periodi di lavoro intenso.
La situazione cambiò dopo l’8 settembre 1943, quando il campo di internamento venne chiuso e molti internati ebrei dovettero trascorrere un periodo di internamento libero nel centro storico di Urbisaglia, prima di essere concentrati di nuovo nell’ex campo di Pollenza e deportati nei campi di sterminio nei primi mesi del 1944. In alcuni casi, come quello di Bernhard (Bernardo) riportato dall’autrice, gli internati ebrei erano riusciti a ricongiungersi con le mogli nella speranza di potersi salvare insieme: purtroppo però questo significò soltanto intraprendere insieme l’ultimo viaggio verso la morte.
Non sappiamo quante famiglie di Urbisaglia riuscirono a dare rifugio agli ebrei in fuga o ai soldati inglesi che cercavano di ricongiungersi alle truppe alleate perché, allo stato attuale della ricerca, siamo a conoscenza soltanto di pochissimi casi. Certamente però furono molte le famiglie impegnate con ogni mezzo a difendere i loro uomini dai rastrellamenti e dalla deportazione.
Il passaggio del fronte e i giorni della vigilia della Liberazione, così vivamente descritti dall’autrice e riportati dettagliatamente nella preziosa ricostruzione storica di Aldo Chiavari, furono molto tormentati perché i fascisti e le truppe tedesche in ritirata si lasciavano dietro distruzione, vandalismi e violenze. Alle loro spalle però avanzavano le avanguardie del Corpo Italiano di Liberazione appartenenti alla 184ª Divisione paracadutisti “Nembo” e i partigiani del gruppo Bande Nicolò.
È proprio a questo punto che troviamo la terza circostanza che rende molto particolare la storia di Urbisaglia, cioè quella di aver dato i natali al partigiano che, il 20 settembre 1944, entrò a Urbisaglia da liberatore: il capitano Augusto Pantanetti.
*Presiede la neo costituita Associazione Cassa della Memoria di Urbisaglia Ets.