Daniela Palumbo sotto una buona stella a #siscrivedonna

di Paola Ciccioli

Daniela Palumbo con la senatrice Liliana Segre (foto dall’archivio personale della scrittrice).

Il 18 marzo si avvicina e io mi sto dedicando a lei, ai suoi 30 libri già pubblicati, a quello sulla Shoah che uscirà in autunno. E alla grazia partecipata e rigorosa con la quale ha accolto da Liliana Segre il racconto della propria vita e della deportazione nel campo di Auschwitz-Birkenau, affinché venisse trasmesso alle nuove generazioni di lettrici e lettori.

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Urbs Salvia, che Patrimonio! Parola di archeologhe

di Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni

«Domani, sabato 25 settembre 2021, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e della Sharper – Notte Europea dei Ricercatori, la #Soprintendenza Abap delle Marche e l’Unimc / Università degli Studi di Macerata organizzano in mattinata una visita alla città romana di Urbs Salvia, in particolare al cantiere di scavo dell’Università nell’area del Foro, al cantiere di restauro della Soprintendenza nell’area del Criptoportico e ai relativi depositi di materiali archeologici».

Ne approfittiamo per presentare anche sul blog due archeologhe che lavorano per la società Meridiana, Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni, che nel corso dell’estate si sono collegate in più occasioni con noi su Facebook per mostrarci le meraviglie dell’insediamento romano cantato anche da Dante nel canto XVI della Divina Commedia.

Diamo loro la parola, ringraziandole ancora tantissimo per questa bella e generosa collaborazione.

Il video è stato girato il 21 maggio 2021 nel Criptoportico di Urbs Salvia (Macerata)

(a cura di Paola Ciccioli)

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Il panico del terremoto e il sollievo di essere comunità

di Patrizia Cruciani

Sono trascorsi cinque anni ma le tracce del terremoto che ha sconvolto Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo non sono visibili soltanto nei ponteggi che sorreggono case e monumenti lesionati. L’anima delle persone è ancora segnata dalla paura scatenata da quelle scosse devastanti, paura che – come ci racconta l’autrice di questa testimonianza – ha potuto trovare una valvola di sfogo nel senso di comunità che tiene in piedi, e nonostante tutto, tanti piccoli centri della nostra Italia ferita. Come per esempio Urbisaglia, in provincia di Macerata, da cui oggi è arrivato il regalo di questo racconto.

La Rocca di Urbisaglia, nel Maceratese, fotografata oggi dall’archeologa Francesca Pettinari che ringraziamo per averci concesso l’utilizzo di questa immagine

Oddio lu terremotu! Queste le parole che pronunciai la notte del 24 agosto 2016.

Io ho un sonno a prova di cannonate, ma fui svegliata dal forte rumore della casa che si muoveva: aprii gli occhi e vidi le pareti della camera che si alzavano.

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Da Maciachini a Fano (con i bauli di nonna Elia)

di Luca Bartolommei

L’amica Silvia Tamburriello ha colto l’occasione nei giorni scorsi di parlare di Carnevale durante uno dei suoi consueti collegamenti con Tony Pasquale su ICN Radio New York. Ovviamente si parlava di carnevali marchigiani e segnatamente di quello di Visso e di quello di Fano. Amo le Marche e Visso, ma quando sento parlare di Fano perdo l’obiettività, perché ho passato in quella città molte estati della mia fanciullezza e dell’inizio della mia adolescenza.  Fano è una delle tre città marchigiane candidate a diventare capitale italiana della cultura per il 2021.

Nella foto di Ramona Neri un particolare della sfilata dei carri allegorici a Fano durante il Carnevale lo scorso 9 febbraio. In basso a sinistra si scorge il “Vulon” la tipica maschera fanese.

La partenza per Fano veniva organizzata con molto metodo e discreto anticipo.

La prima operazione era quella di fare i bauli, sì, proprio i bauli, quelli verdi con le costolature nere con i rivetti in ottone, così come le serrature laterali con le cerniere e la chiavetta (occhio a non perderla, sennò…) e quella centrale predisposta a ricevere un bel lucchetto robusto, che non si sa mai…

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Le Marche e il loro colore “cittadino, esatto, artigiano”

di Corrado Alvaro*

Oggi, sabato 30 novembre, le Marche saranno on air a partire dalle 16,45 e fino alle 20 su Radio ICN – NY. Silvia Tamburriello dall’università di Camerino e Anthony Pasquale dagli studi di New York si collegheranno con Spagna, Repubblica Ceca, Canada, Stati Uniti e Argentina per tenere viva l’attenzione sulle zone colpite dal terremoto di 3 anni fa, fare il punto sulla ricostruzione e rafforzare il legame con chi ha lasciato la “terra delle armonie” per altri Paesi. Ci sarà un collegamento anche con Milano a margine dell’incontro con Andrea Cherchi nell’Oratorio di San Protaso al Lorenteggio, organizzato per le ore 16 dalla scrittrice Paola Barsocchi e con l’intervento musicale di Paola Ciccioli e Luca Bartolommei che per il grande fotografo e il suo libro Semplicemente Milano hanno scritto una canzone.

Dedichiamo ai marchigiani sparsi per il mondo un ritratto d’epoca della loro regione.

Le Marche e i colori dall’alto di Pitino, San Severino Marche (foto di Paola Ciccioli)

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«Mia madre Laura che portava da mangiare al partigiano scampato alla fucilazione»

Testimonianza di Clara Schiavoni

Per la festa delle madri oggi vogliamo ricordare la mamma dell’amica scrittrice Clara Schiavoni che è sempre accanto a noi, anche quando lascia la sua Osimo per volare dai nipotini a Dublino, in Irlanda. Per il 25 aprile nel Gruppo Facebook di Donne della realtà sono arrivate molte segnalazioni e abbiamo letto e condiviso tante storie sulla Resistenza e sulla Liberazione. Clara ci ha invitat* alla marcia di Montalto, nelle Marche,  in ricordo dell’eccidio che lì si consumò il 22 marzo 1944: “Ventisette uomini tra partigiani di vecchia data e giovani giunti in montagna da meno di un mese persero la vita per mano di un reparto del battaglione M – IX Settembre, inquadrato nella divisione tedesca Brandenburg”. La nostra amica ci ha segnalato anche il sito www.storiamarche900.it da cui attingere maggiori informazioni su quella strage e sulla circostanza grazie alla quale cinque partigiani riuscirono a salvarsi: «Cominciò la fucilazione e di quattro in quattro, anche i catturati a Caldarola, si trovarono sotto il plotone di esecuzione. Verso la fine il tenente Fischer la sospese, probabilmente non per uno slancio di umanità, ma per ragioni pratiche: la strada era ingombra di cadaveri e i camion che dovevano muoversi erano impossibilitati a farlo, quindi si doveva procedere immediatamente con lo spostamento dei corpi. In questo modo furono risparmiati Marcello Muscolini, Aroldo RagainiAlberto Pretese, Carlo Manente ed Elvio Verdinelli. Si salvò anche uno dei fucilati, Nello Salvatori, che gravemente ferito si finse morto e attese per tre ore che i soldati se ne andassero».

Illustrazione tratta dalla pagina Fb di ANPI Affori, Milano

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“Sembrava un attore e parlava un italiano perfetto”, così la maestra si innamorò del suo Fernando

di Anna Caltagirone Antinori

Ci siamo quasi. La Maestra Anna sta completando il lavoro di scavo e scrittura dei suoi ricordi, ora a disposizione di chi vuol guardare un po’ più da vicino alle trasformazioni del nostro Paese e del nostro sistema scolastico e usare come lente di ingrandimento la storia di una ragazza che scappa dalla guerra e da Palermo per trovare nelle Marche la possibilità di vivere, diventare insegnante e costruire una famiglia. Dopo il bellissimo incontro del 14 ottobre scorso nella Biblioteca di Urbisaglia, dove la Maestra ha riacceso l’affetto e la stima di quando abitava e insegnava nella frazione Convento (ora risiede a Macerata), ci prepariamo a una nuova occasione di condivisione pubblica della sua esperienza. Seguiteci, vi daremo presto tutti i dettagli.

Grazie a Giulio Pantanetti che ci ha inviato “Informando”, il periodico dell’Amministrazione comunale di Urbisaglia (Mc) che ha dato molto spazio all’incontro in Biblioteca con la Maestra Anna Caltagirone Antinori

Vinsi il concorso magistrale nel 1951 e per l’anno scolastico 1951-52 fui assegnata alla scuola elementare statale di Monticole, frazione di San Severino Marche. Era una sede scomoda che raggiungevo solo col cavallo di San Francesco, cioè a piedi. La corriera mi lasciava sulla strada provinciale, a valle di un monticello chiamato Pitino e dopo circa cinque chilometri in salita arrivavo alla sede scolastica.

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«Quando tornai, la mia famiglia era riunita attorno al tavolo a pregare»

di Anna Caltagirone Antinori

«Era l’8 dicembre, la mia famiglia era riunita attorno al tavolo e recitava le preghiere della novena alla Madonna Immacolata per implorare il nostro ritorno». Queste parole di Anna Caltagirone ci hanno spinto a scegliere, per la seconda parte del suo racconto, l’immagine della Madonna della Basilica di San Francesco d’Assisi, a Palermo, alla quale la sua città di origine è sempre devotissima (https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=16492)

È il 1943 e una ragazza  palermitana di 16 anni cerca una via d’uscita alla guerra e alla fame raggiungendo, da sola, il fratello nelle Marche. Ecco: questa non è la Storia che si studia sui libri ma la testimonianza, scritta al computer per noi, di una donna di novant’anni che trascorre le proprie giornate a leggere, studiare, ricordare. Di seguito la seconda parte del suo emozionante racconto. Grazie, signora Anna. Auguri a lei e tutt* noi per un 2018 di serenità e soddisfazioni!

L’estate passò in fretta, molti eventi si susseguirono portando nel paese e nelle famiglie cambiamenti che sconvolsero la vita di tutti: la caduta del fascismo, lo sbarco degli alleati in Sicilia, l’armistizio dell’8 settembre. Mi toccavano particolarmente perché non potevo più comunicare con la famiglia in Sicilia e in settembre, con l’armistizio, i militari dovettero decidere se collaborare o darsi alla macchia. Nei mesi di luglio e agosto avevo avuto modo di conoscere la fidanzata di mio fratello e la sua famiglia, bravissime persone che si offrirono di ospitarmi a Macerata mentre mio fratello si univa ai partigiani tra le montagne di Acquaviva Picena. Lino, pur stando lontano, mi seguiva affettuosamente e provvedeva alle mie necessità.

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Il viaggio in Germania di zia Adina: sola, analfabeta e con il bagaglio dell’amore

di Eliana Ribes

Ma quale forza può sprigionarsi da una donna? Oggi la domanda riguarda Adina Malpiedi, la nostra zia Adina, che ha vissuto a Urbisaglia, nelle Marche, paese dove è nata anche l’autrice del post. Moglie di Virginio Agostinelli e madre delle gemelle Marina e Rosina, questa donna semplice e sorridente, ha sfidano (ma senza saperlo) pregiudizi e consuetudini, per stare accanto alla figlia emigrata che stava per partorire. Ecco la seconda e ultima parte del racconto di Eliana Ribes.

Adina Malpiedi, zia Adina, con le figlie Marina e Rosina (che ringraziamo di tutto cuore per aver fornito a Eliana Ribes questa foto dell’archivio privato)

Zia Adina era una bella donna, alta, robusta, con i capelli neri sempre legati a crocchia dietro la nuca. Da giovane aveva lavorato in filanda, ma da quando questa era stata chiusa non le metteva pensiero alcun genere di fatica. Si prestava anche ad aiutare nonno che faceva il cementista, un mestiere pesante. Me la ricordo con dei manicotti grigi fin sopra il gomito, che si infilava per preservare la pelle dall’irritazione del cemento e per non sporcarsi. Sempre silenziosa e attenta alle indicazioni di nonno che era molto esigente. Facevano tutto a mano, con delle forme di metallo o di legno, anche l’impasto, perché non c’era certo l’impastatrice. Comunque, un’ora prima che ritornasse a casa il marito, zio Virgì, che faceva l’operaio e andava a lavorare in bicicletta (doveva percorrere una quindicina di chilometri), lasciava perdere tutto e gli preparava la cena. Il profumo di quello che cucinava invadeva tutta la casa e mi faceva venire l’acquolina in bocca.Per me, comunque, l’impresa più memorabile è stata quando ha affrontato da sola, senza sapere né leggere né scrivere, il viaggio per la Germania. Continua a leggere

Una nidiata particolare

di Anna Caltagirone Antinori

Vogliamo essere vicini alle Marche e alla forza dimostrata dai marchigiani in questi mesi molto difficili. Il nuovo racconto della “maestra Antinori” ce ne dà l’occasione e ci permette di tornare ad immergerci – anche soltanto con il pensiero – nei fruscii e nei profumi di quella che è oggi la Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, tra Tolentino e Urbisaglia.

Bambini giocano e imparano a empatizzare con gli animali che popolano la bellissima riserva naturale che circonda l’Abbazia cistercense, non lontano da Macerata. Proprio nell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra iniziano il 7 dicembre le visite guidate in rima al monastero nell’ambito del Gran Tour Cultura 2017 (http://www.agenparl.com/grand-tour-cultura-2017-viaggio-tra-musei-archivi-e-biblioteche-delle-marche-8-dicembre-2017-18-febbraio-2017/)

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«Per il lavoro svolto, meriterebbe un monumento!»

I ricordi si fissano nella Rete, dalle scatole escono documenti che raccontano le vite delle persone e delle comunità. Noi, qui, a mettere insieme i tasselli del grande e composito puzzle. 

Illustriamo questo post con l’immagine di un libro che è anche un atto d’amore per Urbisaglia e le bellezze delle Marche: “Alla scoperta dell’antica Urbs Salvia” di Francesca Pettinari e Giuseppina Poloni (Giaconi Editore, 2016). Scrivono le autrici: «Questo libro nasce da un miscuglio di tante cose: l’amore per il territorio, l’interesse per la storia, la grande passione per l’archeologia, la volontà di cercare di far capire a tutti, in particolar modo ai più piccoli, quanto sia bello e interessante il nostro passato» (http://www.archeomarche.beniculturali.it/index.php?it/120/museo-archeologico-statale-di-urbisaglia)

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«La mia giornata ha un senso anche se vedo soltanto girare il sole»

di Eliana Ribes

Lida Bullorini Ribes in una intensa immagine della sua gioventù a Maestà di Urbisaglia. Anche adesso, che ha 94 anni, vive nel piccolo centro marchigiano dove è nata, come ha raccontato ieri la figlia Eliana e come leggiamo in questa seconda parte della sua storia (immagini dall’archivio privato della famiglia dell’autrice del post)

Adesso che anche tutti i nipoti sono cresciuti ed è diventata bisnonna, mia madre attende alle cose che gli anni, novantaquattro, e la salute le permettono di fare. Cura, nella bella stagione, il piccolo giardino e la pulizia del cortile, cucina, segue i programmi televisivi a lei più congeniali, un po’ legge e un po’ cuce o lavora a maglia. La coltivazione dell’orto le è stata vietata da noi figli perché la zappa e la vanga non giovano certo alla sua schiena e le procurano sbandamenti di testa; lei, però, a cipolle, agli, sedani, e altre erbe aromatiche non rinuncia e quest’anno ha trasferito le piantine in una striscia di terra adiacente al muro di casa , di cui sorveglia la crescita dalla finestra della cucina. Qualche colpo di testa, veramente, ogni tanto lo fa, come quando d’estate non resiste alla tentazione di cogliere i fichi maturi salendo sulla pianta con una lunga scala, con il pericolo di rompersi l’osso del collo o, più probabilmente, il femore. In quel periodo, allora, è meglio batterla sul tempo, raccoglierli tutti e farne piazza pulita, perché nemmeno le minacce più severe servono a dissuaderla dal piacere di quella operazione fatta in prima persona, con cui ha sempre accontentato parenti e amici.

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«Grazie per aver fermato sulla carta momenti che altrimenti sarebbero andati perduti»

di Margherita Gallo

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Margherita Gallo, amica anche sul Web di Mariagrazia Sinibaldi, commenta “È come vivere ancora”, il libro della nostra senior blogger

Cara Mariagrazia,

ho finito da poco il tuo libro di ricordi, i “pezzetti”, come li chiami tu, e non posso che farti tanti complimenti per il modo grazioso e accattivante con cui hai raccontato tanti episodi recenti e passati della tua vita; ma devo anche ringraziarti per aver fermato sulla carta momenti che altrimenti sarebbero andati perduti, vicende che spesso fanno sorridere, soprattutto quando intervengono i tuoi figli, descritti perfettamente per come li conosco anch’io nella loro creatività ed originalità.

Sono certa che questi ricordi ti facciano molta compagnia e spero di rivederti presto nelle Marche o, se capiterò io a Milano, nella “Longobardia”.

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«Cara signora Vecchiottina, non riuscirò mai a eguagliare la sua cocciutaggine»

di Eliana Ribes*

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Eliana Ribes e il marito Silvano Fazi nella Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata dove, il 6 dicembre scorso, hanno presentato il loro libro in dialetto “Per quanti fjuri caccia ‘m prate”. Basato sulle lettere che il nonno di Eliana inviava alla giovane moglie dal fronte della prima guerra mondiale, il libro verrà presentato domenica 18 dicembre alle ore 17 anche nel Teatro comunale di Urbisaglia (Mc).

Cara signora Mariagrazia,

con quanta grazia e leggerezza è passata per il mondo, ma anche con quanta forza e determinazione! L’amore per la vita, l’entusiasmo di fronte alle cose belle, la tenerezza dei sentimenti traspare da tutti i suoi ricordi e dalla realtà presente.

Con tutta sincerità le dico che ho provato un po’ di invidia per tutto l’affetto e le attenzioni che le sono state riservate nell’infanzia, per tutte le cose belle di cui ha goduto durante l’adolescenza e la gioventù, ancor di più per la complicità che riceveva da tutte le donne di casa, addirittura dalla mamma, così aperta e intelligente da capire che i sensi di colpa generano solo insicurezza e frustrazione.

In queste fasi la nostra vita è stata nettamente diversa perché nei paesini delle Marche la vita era tanto più modesta, i genitori più disattenti perché dovevano “tirare a campare” per tutte le lunghe ore della giornata, la mentalità più ristretta, soprattutto nei confronti delle figlie femmine, sempre con l’attenzione rivolta a quello che la gente poteva dire o pensare.

Io ho diciotto anni meno di lei ma ricordo le passeggiate in macchina dei fidanzati con la madre seduta sul sedile posteriore; addirittura al camposanto mi è capitato di vedere i fidanzati avanti con la madre che camminava alcuni passi indietro. Io e il mio ragazzo, per fortuna, avevamo solo la Vespa, e nessun altro poteva salirci, tutto il percorso si svolgeva “allo scoperto”!

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«Quanto abbiamo dovuto combattere, noi, nella nostra infanzia»

di Eliana Ribes*

pagliaio

Scolaresca delle Elementari con pagliaio, anzi due. Eliana Ribes, in prima fila seconda da destra, in una foto che descrive benissimo il contesto in cui è nata e cresciuta a Urbisaglia, nelle Marche (dal suo diario Facebook)

Cara Paola, volevo “ripassare” il libro di Mariagrazia Sinibaldi prima di esprimere la mia modesta opinione, volevo fare le cose per benino, ma ancora non ci sono riuscita ed allora ti dico semplicemente questo: è un libro vero, piacevole, scritto bene, in cui ti immedesimi a tal punto che rischi di fare gli stessi errori della protagonista.

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