Mary Shelley e il respiro dell’aria di Genova

di Massimo Bacigalupo*

Ho preso in affitto una casa per Hunt e me, fuori una delle Porte: è grande, pulita e con un podere annesso, pagheremo circa 80 corone tutti insieme, sicché spero che troverò tranquillità dalle preoccupazioni questo inverno, anche se potrebbe essere l’ultimo così libero della mia vita. Eppure non lo spero, anche se lo dico; non mi aspetto che del male per me – speranza è una parola che non appartiene alla mia situazione. Lui, il mio amato, l’esaltato e divino Shelley, mi ha lasciata sola in questo mondo triste e odioso, su questa terra che produce erba solo perché essa possa sempre di nuovo perire – questa terra su cui si stende l’eterno cielo stellato – dove lui è – dove, oh Dio, sì – dove io un giorno sarò.

Mary Shelley a Maria Gisborne,

Genova, 15 ottobre 1822

Genova – “… Splendida città che ti specchi nelle acque azzurre del Mediterraneo. Le rocce e i promontori, il cielo luminoso e gli allegri tuoi vigneti erano il mio mondo…” Come ricorda questa targa ,l’autrice di “Frankenstein soggiornò per un anno a Genova nella villa Negretto in Albaro (http://www.societadelleletterate.it/)

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“Personagge”: in un neologismo la moltitudine di ogni singola donna

di Roberta Mazzanti e Silvia Neonato*

Personagge è una parola che non passa inosservata. Anche oggi – trascorsi quattro anni dal convegno della Società Italiana delle Letterate (SIL) che ha proposto in modo articolato le personagge sia all’attenzione critica, sia alle creatrici delle figure femminili protagoniste della letteratura e delle altre forme di narrazione culturale, proposta che mirava ad accreditarle anche nel linguaggio corrente -, questo neologismo non ha perso la valenza provocatoria e insieme euristica, tanto fertile di sviluppi nel campo degli studi letterari.

«Chiamiamole personagge e facciamola finita!»: l’intuizione fu di Maria Vittoria Tessitore, durante una riunione del direttivo SIL in carica nel biennio 2009-2011. Si poneva allora per la prima volta in modo sistematico una questione già affrontata nelle riflessioni collettive che avevano cercato di mettere a fuoco un tema nodale – e non più rimandabile – nell’ambito delle ridefinizioni che la SIL andava operando fin dai suoi inizi sul corpus delle scritture femminili.

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