Dante, il paroliere delle canzoni del mondo

di Paola Ciccioli

«Amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende»: in “Soffio” della cantautrice Roberta Alloisio la citazione dantesca è in genovese. Ma la Divina Commedia – il terzo libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia e Pinocchio – continua a frullare nella mente dei parolieri di ogni lingua, dialetto e latitudine. E nella cosiddetta musica leggera italiana spopola addirittura, con tracce dei 14.233 versi di Dante Alighieri nel cabaret di Ettore Petrolini e nelle irriverenze di Elio e le Storie Tese (Dannati Forever), nella canzone d’autore da antologia scolastica (Venditti, Vecchioni, Guccini, Branduardi, Battiato, De Gregori…), tenendo come paradigma il Carlo Martello in salsa medievale cantato da Fabrizio De André su testo di Paolo Villaggio.

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«L’era bella, la Rosetta: io ho visto la fotografia sui giornali»

di Laura Pariani*

Il 15 gennaio 2022 Paola Ciccioli e Luca Bartolommei tornano con #iocantoeleggomilano (questa volta nella Biblioteca Harar), un recital letterario e musicale nato come omaggio al Gruppo #ioleggomilano nel quale vengono discussi esclusivamente libri sul capoluogo lombardo. Come Milano è una selva oscura di Laura Pariani (Einaudi, 2010) di cui – con il consenso dell’autrice – possiamo offrirvi un estratto riguardante la canzone popolare La povera Rosetta.

“La povera Rosetta” cantata da Nanni Svampa

Guidato dal suono di una fisarmonica, il Dante gira il cantone. Sotto la pergola accanto al circolo «Libertà», sta il Gazzella, un senzagambe che il Dante ha incontrato spesso a suonare agli angoli delle strade con un repertorio di mamme in gramaglie, capinere a mezzanotte, care piccine e balocchi… Fa una certa impressione guardarlo sulla sua tavoletta a rotelline: pare venir su dal marciapiedi come da una botola, un Farinata nanetto con le gambe imprigionate sottoterra. Oggi, con la sua bella voce da tenore, canta:

Il tredici d’agosto,

in una notte scura,

commisero un delitto

gli agenti di questura.

Han ammazzato un angelo

di nome la Rosetta,

era di piazza Vetra,

battea la colonnetta.

Ohèla, ‘l mè Gazzella, ma lo sai che ai mè tempi questa l’era ‘na canzôn proibida?

Epperché? Mica l’è sconcia.

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Leggere e cantare sono le nostre vitamine del cuore

di Paola Ciccioli

Foto di Paola Ciccioli

Ciao, buon fine settimana, qui a Bellano con l’inquietudine che ci ha lasciato addosso la scossa di terremoto di questa mattina.

Voglio salutare e ringraziare con la mia foto di un punto speciale di via Manzoni le amiche e gli amici che sono stati con me e con Luca ieri pomeriggio nella Biblioteca Sicilia di Milano dove ho letto alcuni brani da 7 libri scelti da Pietro Esposito e Lucia Faini, inventori del Gruppo #ioleggomilano, interamente dedicato alle scrittrici e agli scrittori che hanno trasformato in letteratura l’unicità del capoluogo lombardo. Io ho letto e Luca Bartolommei ha suonato e cantato le canzoni nascoste tra le righe dei 7 testi (a dire il vero, un po’ ho cantato anch’io) di: Alberto Savinio, Giovannino Guareschi, Carlo Castellaneta, Antonio Scurati, Carlo Emilio Gadda, Alessandro Manzoni e Laura Pariani.

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Un drone in volo su “sto canton inscì bèll”

Video di Marco Morona e Davide Preti

Ecco il video! Nasce da un’idea di Paola Ciccioli e dalla passione di Marco Morona, film-maker di razza, ben supportato dal collega Davide Preti. Giancarlo Peroncini, per tutti “Pelé“, con la sua voce e il tollofono insieme a Luca Bartolommei con la chitarra fanno rivivere le atmosfere meneghine della famosa e amata canzone, composta dal grande autore milanese Nino Rossi, “Vèggia Milan”. Dopo il primo sopralluogo per capire bene come far risaltare al meglio gli ambienti sotto la luce di fine settembre, l’attesa per il primo ciak è sembrata lunghissima, ma alla fine chi ha pensato e chi ha girato è stato ripagato da un bel pomeriggio di sole tardo estivo sulla casa di Rozzano Vecchio. Ringhiera, solaio, scale, interno casa, questo il set che ha ospitato le riprese.

I due musicisti si esibiranno sabato sera 9 ottobre 2021 al Circolo Arci “Francesco Pessina” di Chiaravalle a Milano. D’obbligo prenotazione e green pass. Continua a leggere

Quanti “richiami” dopo il mio richiamo!

di Luca Bartolommei

In soli sei minuti: dall’ingresso del Palataurus di Lecco al “selfie” post-vaccinazione. Tutto bene, ma qualche effetto collaterale bisogna aspettarselo sempre, soprattutto se ci sono di mezzo i Pink Floyd.

Niente di strano neh, almeno così sembrerebbe, seconda somministrazione del vaccino contro il Covid-19. Appuntamento alle 11.20 del 21 luglio 2021. Arriviamo con un paio di minuti di anticipo al Palataurus di Lecco, Paola mi aspetta alla macchina, entro e alle 11.26 faccio l’autoscatto di prammatica e lo pubblico su Facebook a beneficio di amiche e amici. A parte il viso mascherinato si vede la mia t-shirt “Gilmour Academy 63”. Chissà perché mi sono messo proprio quella, mah, è la riproduzione di una maglietta che David Gilmour ha indossato nel 1972, ma quella originale non era nera. La Gilmour Academy è un college cattolico statunitense che si trova nei sobborghi di Cleveland, Ohio. Forse l’ho messa perché finalmente ho sessantatrè anni, non so. Continua a leggere

Ciao ciao Marina, in piazza ancora

di Luca Bartolommei

Ieri pomeriggio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, proprio di fronte al teatro alla Scala, si è svolta la sonora, rumorosa, giocosa e distanziata protesta degli artisti di strada milanesi che chiedono la riapertura delle piazze cittadine alle loro esibizioni. Dall’inizio della pandemia non è più stato possibile tenere spettacoli in strada. Leggo dal sito della piattaforma Stradarte che regola l’arte di strada sul territorio comunale (data 19 maggio) che a Comune e Prefettura  sono state inoltrate richieste di chiarimenti sulla situazione in quanto nessun decreto governativo prevede indicazioni di alcun genere relative a questa specifica realtà. Attendiamo con ansia gli sviluppi sperando di poter tornare presto “on the road”. Oggi parlo di una protagonista dell’arte di strada a Milano, Marina Madreperla. lb

In questa immagine del 13 gennaio 2019 ecco Marina Madreperla in azione in piazza del Duomo. Si intravede il suo camerino-retropalco mobile con cui attraversa Milano per portare il suo spettacolo nelle strade e nelle piazze della città. Foto di Paola Ciccioli

L’abbiamo vista e ascoltata esibirsi un po’ dovunque a Milano, da Porta Nuova a Piazza del Duomo, con il suo palco mobile, i suoi costumi e il suo microfono. Marina Madreperla è un’artista di strada. Canta e intrattiene i passanti con un repertorio vastissimo, vario e piacevole, si vede e si sente che è una professionista. Parlo al presente, anche se dovrei usare il passato in quanto dall’inizio delle tribolazioni causate dalla pandemia nella mia città non è più, e non è ancora, possibile fare alcun tipo di spettacolo “in piazza”. Marina si è fatta portavoce dei disagi di un’intera categoria, le e gli artisti di strada appunto, di cui si parla troppo poco, anche se ogni tanto “passano” nei TG, per cui non si organizzano manifestazioni pubbliche di sostegno, gente per cui l’unico baule che esiste è quello con dentro i propri attrezzi del mestiere, ormai chiuso in cantina da troppo tempo. Continua a leggere

Chi è la donna-ragazzina della canzone di Bob Dylan?

di Luca Bartolommei

Bob Dylan e l’immagine di copertina di “Blonde on blonde”, il suo album doppio del 1966 che conteneva “Just like a woman”. La foto è mossa e sfuocata di suo ed è proprio Dylan ad aver scelto questo scatto. Foto © 2018 Jerry Schatzberg

Oggi Bob Dylan compie 80 anni. Auguri! Voglio evitare qualunque tipo di retorica, glorificazione, peana, incenso, svenimento e chi più ne ha più ne metta, che lascio volentieri ad altr*. Anche perché, confesso, non è mai stato uno dei miei artisti preferiti. Ho anche già espresso qui il mio parere sul Nobel per la letteratura che gli è stato assegnato. Il brano di cui parlo ora è stato inciso nell’album Blonde on blonde del 1966 e si intitola Just like a woman. In rete si può leggere qualsiasi cosa e anche l’esatto contrario di quella cosa per quanto riguarda questa canzone e trovo interessante scrivere di tutta questa confusione di notizie sperando che alla fine qualcun* si chieda “ma perché mi piace Just like a woman?”. Ma mi piace o mi sono solo identificat* (come al solito…) in uno dei personaggi, nella situazione, ma cosa vuole dire Dylan con questo testo, ma di chi parla? Quindi farsi qualche domanda senza poi darsi una risposta, perché il bello, alla fine, è proprio questo. Anche se io una risposta me la sono data. Continua a leggere

Confinamento o no, “Gh’è de rangiass”

Confinamento o no, “Gh’è de rangiass”

di Luca Bartolommei

La copertina di Demo. La scorsa estate allo Sporting di Varenna, sotto l’ulivo cantando canzoni milanesi. Foto di Paola Ciccioli

Il primo passo è stato fatto. Ho scritto, raccolto gli appunti, gli ho dato un senso, un ordine, una forma quasi definitiva. Ho fatto delle scelte, sgrossato e limato, provato e riprovato, alla fine ho acceso il computer e fissato tutto in una decina di file. Ah, mi sono dimenticato di dire che non si tratta di poesie, racconti, lettere o altro, bensì di canzoni. Spero ne possa uscire quello che sarebbe corretto chiamare “disco”, per ora lo chiamerò Demo. Il tutto è successo a Lezzeno, frazione di Bellano, Como lake. L’intorno è drammaticamente importante, perché succede così: capita di avere un’idea, di farsi un caffè, uscire sul terrazzo e vedere che mentre ti fumi una sigaretta il lago cambia colore tre volte e cambia anche l’idea, e si ricomincia a scrivere o a comporre per poi uscire per un’altra sigaretta, dopo un altro caffè e questa volta le montagne non hanno più la stessa luce di prima e l’idea, quella nuova va… quindi, o ti intossichi di caffeina e nicotina o metti giù ‘ste idee e ti guardi il panorama, ma dopo…

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La seconda vita delle nostre emozioni durante il lockdown

di Matteo Mantovani*

Da Pressenza – International Press Agency 

La psicologa Piera Malagola (in piedi) e la giornalista Paola Ciccioli durante l’incontro “Così lontani, così vicini” che si è tenuto il 5 settembre 2020 a Germignaga (Varese). La foto è di Matteo Mantovani

Le cose, semplicemente, accadono. È così che ci troviamo a vivere, a vedere, ad ascoltare episodi della realtà che a volte sembrano piovere dal cielo, all’improvviso, senza un prima e con un dopo sconosciuto. Proprio come il coronavirus, arrivato senza avvisare, prima lontano da noi e poi improvvisamente molto molto vicino, tanto da fare della nostra regione, la Lombardia, l’iniziale epicentro dei contagi fuori dalla Cina.

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Il mio viaggio con la Signora di Formentera

Testo e traduzione di Luca Bartolommei

La copertina dell’album “Islands” dei King Crimson con la nebulosa M20 che si trova nella costellazione del Sagittario. A causa della sua forma viene anche chiamata “Nebulosa Trifida”. Foto da storiadellamusica.it

Ho guardato due sere fa, alla televisione su Rai3, il film di Mario Martone Capri-Revolution. Un passaggio della colonna sonora mi ha ricordato qualcosa di un brano musicale che amo in modo totalizzante, sennò non sarebbe amore, ovvero Formentera Lady dei King Crimson, gruppo del quale ho scritto più volte, qui sul blog e un po’ dappertutto. Da lungo tempo vorrei parlare di questa band in maniera approfondita, mi era anche venuto in mente di organizzare una serie di incontri in cui poter illustrare, spiegare per quanto posso farlo e ascoltare insieme ad amiche e amici i primi quattro album del gruppo inglese. I primi quattro perché sono quelli che hanno visto la collaborazione tra Robert Fripp, chitarrista e mente musicale (ma non solo) e lo scrittore-poeta Peter Sinfield, autore dei testi. Continua a leggere

Le nostre metamorfosi secondo i Genesis

Testo e foto di Luca Bartolommei

Mia moglie Paola, al tramonto, mentre esce dal lago di Como, a Bellano

Oggi parlo dei Genesis, quelli veri, prima che diventassero la Phil Collins Band, di un album storico come Nursery Cryme e di un brano straordinario come The fountain of Salmacis. Riprendo ben volentieri il discorso sulle canzoni in inglese e sulla comprensione relativa dei relativi testi, nonché sulla musica che ha segnato drasticamente le mie scelte di ascolto, colpito la mia fantasia e la mia emotività.

Voglio precisare che non la farò lunga sul gruppo (ultimamente uso spesso questa espressione, ma giuro che non reggo più chi la fa lunga, approfondita e noiosa…) il periodo storico e tante altre cose, chi ha iniziato ad ascoltare (di solito anche male) i Genesis da adulto può fare a meno di continuare a leggere queste righe. Continua a leggere

Woodstock a Milano era “Vustoc” e solo il Turotti sapeva suonare “I’m going home”

di Luca Bartolommei

 

Il 15 agosto, cioè ieri, ricorreva il cinquantunesimo anniversario di Woodstock e mi sento di scrivere qualcosa. Non tanto su quello che riguarda l’evento, il periodo storico, i figli dei fiori et similia ma piuttosto su come, tanto per cambiare, ho vissuto io a Milano tutto quello che a Woodstock era connesso. Sì, perché a quel nome sono legate tante cose, tanti discorsi (troppi), tante fantasie, utopie e miti che hanno caratterizzato il periodo dei primi anni Settanta, quello della mia adolescenza.

L’album triplo mi era stato regalato un Natale e ricordo di averlo ricomprato perché a forza di ascoltarlo, da solo, in compagnia, a casa mia o di altre/i, (sì, era sempre la mia copia che mi portavo appresso) su impianti dignitosi piuttosto che su qualche fonovaglia, poi spiego, si era irrimediabilmente consumato e danneggiato. Insomma Vustoc lo si conosceva praticamente a memoria, ci serviva per cercare di tirare giù ad orecchio il solo di Soul Sacrifice dei Santana o tutta Suite: Judy Blue Eyes (si abbreviava in la Suite) dei CrosbyI’m going home dei Ten Years After la sapeva suonare solo il Turotti (che aveva anche un nome proprio, Angelo), che è stato sempre il numero uno, ma era più grande e sapeva suonare tutta Sweet Jane compresa l’intro, robb de matt! Continua a leggere

Joan Baez, con sorpresa, “Forever young”

di Luca Bartolommei

Il fatto che la musica mi sorprenda è ogni volta una sorpresa, sinceramente non riesco ad abituarmici e anche questa volta sono rimasto un po’ a bocca aperta. Diciamo mezz’ora fa, ora sono le 15.40 di giovedì 30 luglio 2020, decido di iniziare il pezzo per il blog su Forever young di Bob Dylan, come promesso nella diretta Facebook del Gruppo di due giorni fa, ma parto da quello che di solito è l’ultimo passaggio della stesura, cioè la ricerca di un bel video in cui la canzone venga eseguita possibilmente da una donna, meglio se dal vivo.

Al terzo click appare Joan Baez con chitarra, seduta in una bella cucina con camino, è fatta!  L’idea è sempre quella di scrivere di canzoni che possano essere cantate tra genitori e figli, insieme è meglio, meglio ancora se non si sa chi insegna la canzone e chi l’impara, aggiungendo anche, dove sarà possibile, il testo con gli accordi così non si perde tempo a cercarli e si fanno dei bei concertini in famiglia. Continua a leggere

Il gatto, «l’animale che ha addomesticato l’uomo»

Testo di Maurizio Gusso – Foto di Giusy Borroni

«Mai avuto gatti, ma qualche gatto ha avuto me», ha scritto giorni fa Maurizio Gusso in un commento nel Gruppo Facebook Donne della realtà. E dalla domanda – “In che senso?” – è nato questo bel racconto breve in forma di risposta che ci consente di conoscere meglio il docente, lo storico, l’autore di saggi sulle canzoni come fonti storiche. E anche i gatti e la loro influenza sulla nostra vita, naturalmente.

Il volto di Venezia durante la chiusura per la pandemia da Corona Virus. La foto è dell’esperta di comunicazione Giusy Borroni che con scatti molto emozionanti (li pubblicheremo nei prossimi giorni) ha documentato la solitudine della città dove è nato l’autore del post nelle settimane drammatiche che ci siamo da poco lasciate/i alle spalle. Quelli che vediamo «sono i portici di Palazzo Ducale, da questa parte c’è l’ingresso alle mostre … di solito transennato per regolare il flusso dei visitatori. Vuoto assoluto 🙁»

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Torna MITO con i suoi “Spiriti”

di Luca Bartolommei

Elena Casoli in azione. L’eclettica chitarrista milanese, concertista nonché docente presso la Haute école de arts di Berna (CH), suonerà all’interno di MITO 2020 venerdì 18 settembre alle 16.30 al Teatro Dal Verme di Milano. “Sospensioni” il titolo della sua performance che includerà anche una prima esecuzione assoluta. Foto di Vico Chamla. http://www.divertimentoensemble.it

Ebbene sì, ce l’hanno fatta! Sarà MITO anche quest’anno. Oggi la conferenza stampa in diretta streaming dagli studi Rai di Torino e Milano per annunciare l’evento. Comincio con qualche numero insieme a qualche notizia e ai primi commenti: 80 concerti in totale per i 16 giorni di durata del festival, il cui tema è Spiriti. «Parlare di spiriti, indagare quali sono gli spiriti all’interno della musica, dare suono all’invisibile», queste le prime parole pronunciate da Nicola Campogrande, direttore artistico della manifestazione, che ha continuato rivelandoci che tutti i musicisti partecipanti in questo 2020 saranno italiani. Ci saranno, per dire, i tre più grandi violoncellisti del nostro Paese (Mario Brunello, Enrico Dindo e Sergio Sollima) che hanno collaborato per mettere a punto un programma che desse spazio a tutti senza togliere possibilità espressive ad alcuno, cosa che tra “primedonne” a volte è molto complicata. Grandi orchestre seppure a ranghi ridotti, ma che hanno preparato programmi originali proprio per MITO, soliste e solisti che hanno composto brani per l’occasione, cori, coreografie. Biglietti ribassati a 5 e 10 euro per attrarre il maggior numero possibile di appassionati in tempo di normative anti Covid-19.

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