“Personagge”: in un neologismo la moltitudine di ogni singola donna

di Roberta Mazzanti e Silvia Neonato*

Personagge è una parola che non passa inosservata. Anche oggi – trascorsi quattro anni dal convegno della Società Italiana delle Letterate (SIL) che ha proposto in modo articolato le personagge sia all’attenzione critica, sia alle creatrici delle figure femminili protagoniste della letteratura e delle altre forme di narrazione culturale, proposta che mirava ad accreditarle anche nel linguaggio corrente -, questo neologismo non ha perso la valenza provocatoria e insieme euristica, tanto fertile di sviluppi nel campo degli studi letterari.

«Chiamiamole personagge e facciamola finita!»: l’intuizione fu di Maria Vittoria Tessitore, durante una riunione del direttivo SIL in carica nel biennio 2009-2011. Si poneva allora per la prima volta in modo sistematico una questione già affrontata nelle riflessioni collettive che avevano cercato di mettere a fuoco un tema nodale – e non più rimandabile – nell’ambito delle ridefinizioni che la SIL andava operando fin dai suoi inizi sul corpus delle scritture femminili.

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Parole che oltrepassano i muri

di Angela Giannitrapani

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Angela Giannitrapani (al centro) con: da sinistra, Vittoria Longoni, Filomena Rosiello, Maria Alice Tagliavini, Martina De Santis, Laura Viganò, Francesca Amoni, Ornella Bonventre, Irene Quartana, Pasqualina Gullo, Anna Mazza. Lo scatto è di Giancarlo Viganò

La kermesse letteraria e culturale milanese BookCity 2015 si è da poco conclusa. La città si è animata di centinaia di eventi e ha visto fiumi di persone fluire da un sito all’altro, da un incontro all’altro. Lettori accaniti e meno accaniti hanno riempito le sale e vivacizzato il Castello Sforzesco. Si dice che non si legge abbastanza. Sarà vero? Eppure, durante questi eventi c’è partecipazione, curiosità, contiguità tra pubblico, di età anche avanzata, e le occasioni di riflessione, i confronti con i temi caldi, le questioni di coscienza e, anche, la lettura. Non è una fiera del libro, è una festa in cui letture e curiosità vanno sotto braccio.

Nelle scorse edizioni mi sono felicemente persa anch’io nelle strade e nelle sale decorate, seguendo i fili dei miei interessi e, benché non mancassero banchetti con libri da vendere, la voglia di comunicazione e confronto era prevalente a qualsiasi altra pressione meramente commerciale.

Quest’anno ho dovuto rinunciare a vagabondare come avrei voluto perché sono stata impegnata a preparare, insieme alle mie compagne di gruppo, uno degli eventi di BookCity. La Casa delle Donne di Milano infatti ha partecipato, per la seconda volta nei suoi due anni di vita, alla festa letteraria. Il gruppo Libr@rsi, che ne è parte, ha organizzato una lettura, curando e scegliendo brani da libri, in maggioranza romanzi. Il titolo dell’incontro è stato “Donne tra due mondi. SconfinamentiOltre i confini, le vite e le parole per dirle di scrittrici africane e mediorientali”.

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Calixthe Beyala, autrice di “Come cucinarsi il marito all’africana”, romanzo nel quale la protagonista Aissatou per conquistare il vicino di casa Bolobolo «deve sfoderare tutte le sue arti e armi segrete, le pozioni magiche e i misteriosi “mix” afrodisiaci, trasmessi a lei da sua madre». Fonte: http://www.shikamana.org/

In tempi di barriere, divieti e confini si assiste sempre più all’impatto di una marea umana che li oltrepassa e li travolge, dimostrando che non esistono recinzioni solide a sufficienza contro la fame, la violenza e i sogni. Le donne, poi, da sempre murate, confinate, ristrette in ambiti fisici e spirituali, ne hanno sperimentato la sofferenza. Hanno attraversato deserti e montagne con le loro famiglie profughe e hanno sempre tentato di creare di nuovo famiglia oltre lo sconfinamento. Spesso hanno migrato, senza neanche muoversi, da una cultura all’altra, da una appartenenza all’altra. Quale sarà stato il prezzo di un tale attraversamento? Cosa avrà voluto dire per loro oscillare tra territori diversi? Questo ci siamo chieste nella Casa delle Donne. E abbiamo tentato di trovare le risposte nei libri di scrittrici che provengono da terre straziate dalle guerre e dalle sopraffazioni, costrette a patirle senza muoversi o fuggendo; oppure ancora costrette a lasciare la propria terra e la propria cultura. Tra tante, ne abbiamo scelte otto nell’area africana e mediorientale. Ma abbiamo scoperto che ognuna va oltre confine a modo proprio; spesso in modo imprevedibile e, a volte, senza rinunciare al sorriso e all’ironia.

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La Resistenza, le nuove resistenze e la nostra “metamorfosi”

di Angela Giannitrapani

Lidia Menapace

Lidia Menapace

«Figlie mie, siate indipendenti. Potrete sposarvi, non sposarvi, cambiare marito ma non dovrete mai chiedergli i soldi per le calze. Perché non si può essere indipendenti dalla testa se non lo si è dai piedi». Questa raccomandazione ricorda Lidia Menapace, tra quelle più importanti di sua madre e la divide con il pubblico di donne che affolla le due sale della Casa delle donne di Milano, dove sabato 11 aprile si è svolto l’incontro: Le Donne, la Resistenza…il Presente, organizzato dal gruppo Libr@rsi e condotto da Francesca Amoni. Protagoniste due inossidabili novantenni: Lidia Menapace e Lidia Custodi. Per un improvviso contrattempo, non è intervenuta Francesca Wronowski Fabbri, la terza invitata a partecipare. Rimando alle loro intense biografie per un approfondimento. Qui mi fermo all’elemento comune che le ha portate all’incontro: entrambe hanno fatto la Resistenza, una delle due con il grado di sottotenente. Entrambe hanno avuto a che fare con la lotta armata; ma tengono a precisare che si sono rifiutate di usare le armi. La Custodi le trasportava soltanto e sorride al ricordo di quella volta in cui, caricati i fucili su un carretto, con le sue compagne completò il carico con la testa e le zampe di un agnello per camuffarlo come trasporto di cibo, facendola in barba ai tedeschi del posto di blocco. Ma ripensa a quanto sarebbe stato bello poter disporre anche della parte mancante dell’animale, perché di fame ce n’era tanta!

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Parole di donne a voce alta

di Angela Giannitrapani  

Foto di Valeria Sinesi e Katia Zambelli

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La poetessa Betty Gilmore mentre legge alcune delle sue poesie dal volume ‘Bitter pill’

La Casa delle donne di Milano, a poco più di un anno dalla sua fondazione, ha debuttato in BookCity, la manifestazione dedicata ai libri che, anche nell’edizione 2014, ha “invaso” la città con incontri con gli autori e le loro parole.

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