«Tenevo il fuoco tra le dita»

di Maria Cumani*

Maria Cumani (Milano, 20 maggio 1908 – Milano, 22 novembre 1995). La danzatrice, che nel 1948 sposò il poeta Salvatore Quasimodo, in questa foto è a Roma nel 1967 durante uno spettacolo in via Margutta (https://www.facebook.com/pg/mariacumani/photos/?ref=page_internal)

Tenevo il fuoco tra le dita.

Ora ho cenere nei pugni chiusi.

E sempre gioie innestate sul dolore

al cui soffio inerzia e noia

in fuga vanno disperse a cielo aperto

e mi forzano alla lotta

con parole così decifrate

(saziando la mia fame):

“Beata l’anima ferita

che può reagire libera

dai legami del giorno

dai cieli dei cattivi pensieri!”

Batterò dunque la fronte

a sangue contro le porte

ferrate dei limiti umani?

Altro che sangue! In frantumi

e polvere d’ossa senza memoria

del gonfio vuoto mondo

di cose vane. Che dico?

Sul tuo petto volevo posare

il capo, amore!

Amore come luce

che avvolge ogni cosa.

 

L’anima si rifiuta al suo giorno

“A che, a chi andare?

A che, a chi venire?”

Puro e sacro splendeva

il corpo giovane e nudo;

inutile scudo contro il fiato.

 

Oh angeli neri, per gli anni accumulati.

Mandatemi una verità

che sia una scossa:

io faccia un balzo infine

e linfa scorra sotto la pelle

(mia corteccia disseccata).

Apritemi alle umide albe improvvise

che un tempo lievitavano il cuore

così come le dita lievitano la terra!

 

Siracusa, 2 settembre 1983

*La poesia è tratta da “Maria Cumani. Lontana da gesti inutili” (Aletti Editore, 2015)

(Paola Ciccioli)

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