di Salvatore Quasimodo*
MILANO, AGOSTO 1943
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

Un documento inedito molto importante e caro: la pagina di un album con le immagini di Salvatore Quasimodo appena arrivato a Stoccolma, dopo un lungo e stancante viaggio in treno, per ritirare il Premio Nobel. Le fotografie sono state fatte avere a Paola Ciccioli dalla signora Claretta Rossetti, che la giornalista ha incontrato tempo fa all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma durante un convegno al quale hanno partecipato il figlio del poeta, Alessandro Quasimodo, e Sergio Mastroeni, fondatore del Parco letterario di Roccalumera (Messina), intitolato proprio al Premio Nobel per la letteratura 1959