Ciao ciao Marina, in piazza ancora

di Luca Bartolommei

Ieri pomeriggio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, proprio di fronte al teatro alla Scala, si è svolta la sonora, rumorosa, giocosa e distanziata protesta degli artisti di strada milanesi che chiedono la riapertura delle piazze cittadine alle loro esibizioni. Dall’inizio della pandemia non è più stato possibile tenere spettacoli in strada. Leggo dal sito della piattaforma Stradarte che regola l’arte di strada sul territorio comunale (data 19 maggio) che a Comune e Prefettura  sono state inoltrate richieste di chiarimenti sulla situazione in quanto nessun decreto governativo prevede indicazioni di alcun genere relative a questa specifica realtà. Attendiamo con ansia gli sviluppi sperando di poter tornare presto “on the road”. Oggi parlo di una protagonista dell’arte di strada a Milano, Marina Madreperla. lb

In questa immagine del 13 gennaio 2019 ecco Marina Madreperla in azione in piazza del Duomo. Si intravede il suo camerino-retropalco mobile con cui attraversa Milano per portare il suo spettacolo nelle strade e nelle piazze della città. Foto di Paola Ciccioli

L’abbiamo vista e ascoltata esibirsi un po’ dovunque a Milano, da Porta Nuova a Piazza del Duomo, con il suo palco mobile, i suoi costumi e il suo microfono. Marina Madreperla è un’artista di strada. Canta e intrattiene i passanti con un repertorio vastissimo, vario e piacevole, si vede e si sente che è una professionista. Parlo al presente, anche se dovrei usare il passato in quanto dall’inizio delle tribolazioni causate dalla pandemia nella mia città non è più, e non è ancora, possibile fare alcun tipo di spettacolo “in piazza”. Marina si è fatta portavoce dei disagi di un’intera categoria, le e gli artisti di strada appunto, di cui si parla troppo poco, anche se ogni tanto “passano” nei TG, per cui non si organizzano manifestazioni pubbliche di sostegno, gente per cui l’unico baule che esiste è quello con dentro i propri attrezzi del mestiere, ormai chiuso in cantina da troppo tempo.

Cambi di look al volo, parrucche di ogni colore che cambiano come gli interpreti delle canzoni che propone, sorrisi per tutto il pubblico, due ore di spettacolo (questa la durata prestabilita dell’occupazione di ogni postazione) in cui Marina non sta ferma un momento, e la gente canta e balla con lei, che alla fine ringrazia, smonta e carica l’attrezzatura per andare verso la prossima tappa del suo tour in città.

Parlo di lei, ma parlo anche un po’ di me, che sento terribilmente la nostalgia della strada, del rapporto unico che si crea, guardandosi negli occhi, tra chi propone la propria arte sul marciapiedi e chi passa, chi canta e chi va, chi sta immobile su piedistallo e chi osserva, chi suona e chi manda, orcocan l’era anca ora neh?, la bambina o il ragazzino a mettere quel paio di eurini nel cappello. Di solito i piccoli sono intimiditi ma sorridono, lasciano cadere la moneta (ma a volte arrivano i 5 Euro…) e scappano da mamma e papà.

Io non rinuncerei mai ad una bella suonata in strada, a cantare le canzoni del “mio” (ghe ciami scusa, maestro) Giovanni D’Anzi sotto la Madonina o a qualche metro da dove c’era la sua casa, bombardata nell’ agosto del ’43, piuttosto che a uno degli angoli che fanno i marciapiedi in Brera, anche se è già buio, d’inverno viene scuro presto, fa freddo e in giro c’è poca gente. Ma quell’aria mi manca, mi mancano le voci che ti ringraziano perché “questa canzone non la sentivo da una vita” o perché “un po’ di musica ti mette allegria, bravo” piuttosto che “vedi che bello, Tommaso, devi imparare a suonare la chitarra come quel signore lì!”.

In effetti è buio, quando sto per scendere le scale della metropolitana e vedo quasi sfrecciare un mezzo strano e tutto illuminato dalle luci colorate di qualche centinaio di lampadine… ma cos’è? Dai, Luca, l’è la Marina Madreperla che la va a cà, no?

Con la speranza di poter ricominciare al più presto, un abbraccio e un augurio alle artiste e agli artisti di strada e una raccomandazione, seria, al pubblico: noi ce la metteremo tutta, ma voi non siate stemegni, dai!!!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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