«È stato l’anno degli abbracci mancati»

Testo e foto di Maria Elena Sini

Sassari, 9 aprile 2020. Maria Elena Sini pubblica questo autoscatto su Facebook: “Oggi Pilates in terrazzo”.

Il 21 febbraio 2020, con la positività al virus del paziente 1 di Codogno le vite di tutti noi sono cambiate. Pensavamo che l’emergenza sarebbe durata poco e invece ormai da un anno ci siamo abituati a utilizzare quotidianamente le mascherine, a osservare il distanziamento sociale, a stare in una sorta di bolla che protegge dalla malattia ma favorisce depressione e altre forme di malessere psichico, soprattutto nei più giovani. Se all’inizio tutti abbiamo reagito con positività con l’andare del tempo è diventato sempre più difficile. Abbiamo imparato che nella vita le cose possono cambiare da un momento all’altro, il lavoro, gli affetti possono essere stravolti e molti hanno dovuto fare i conti con il dolore della malattia e della morte.

È stato l’anno degli abbracci mancati, dei sorrisi negati, dell’impossibilità di stare vicino alle persone malate che spesso se ne sono andate in solitudine. Ci siamo abituati a stare tanto tempo in casa: i ragazzi hanno sperimentato la Didattica a Distanza e i dipendenti pubblici nonché i lavoratori di aziende private, piccole, medie e grandi hanno imparato a convivere in simbiosi con il loro computer prendendo atto del ritardo digitale e del sovraffollamento familiare. Le restrizioni imposte per arginare la diffusione della pandemia hanno costretto molte attività a rimanere chiuse causando perdita di guadagni e il conseguente taglio del personale.

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“Assandira”, nella Sardegna che non vuol sembrare ma essere

di Maria Elena Sini

Dopo tanti mesi sono tornata al cinema per vedere il film Assandira diretto da Salvatore Mereu e presentato fuori concorso alla 77° edizione della Mostra del Cinema di Venezia. L’atmosfera era un po’ surreale, tutti con le mascherine indossate e tanti posti vuoti per rispettare il distanziamento  sociale, ma tutti desiderosi di partecipare a questo momento di socialità e di condivisione che ci è mancato in questi mesi di lockdown.

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La seconda vita delle nostre emozioni durante il lockdown

di Matteo Mantovani*

Da Pressenza – International Press Agency 

La psicologa Piera Malagola (in piedi) e la giornalista Paola Ciccioli durante l’incontro “Così lontani, così vicini” che si è tenuto il 5 settembre 2020 a Germignaga (Varese). La foto è di Matteo Mantovani

Le cose, semplicemente, accadono. È così che ci troviamo a vivere, a vedere, ad ascoltare episodi della realtà che a volte sembrano piovere dal cielo, all’improvviso, senza un prima e con un dopo sconosciuto. Proprio come il coronavirus, arrivato senza avvisare, prima lontano da noi e poi improvvisamente molto molto vicino, tanto da fare della nostra regione, la Lombardia, l’iniziale epicentro dei contagi fuori dalla Cina.

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Il gatto, «l’animale che ha addomesticato l’uomo»

Testo di Maurizio Gusso – Foto di Giusy Borroni

«Mai avuto gatti, ma qualche gatto ha avuto me», ha scritto giorni fa Maurizio Gusso in un commento nel Gruppo Facebook Donne della realtà. E dalla domanda – “In che senso?” – è nato questo bel racconto breve in forma di risposta che ci consente di conoscere meglio il docente, lo storico, l’autore di saggi sulle canzoni come fonti storiche. E anche i gatti e la loro influenza sulla nostra vita, naturalmente.

Il volto di Venezia durante la chiusura per la pandemia da Corona Virus. La foto è dell’esperta di comunicazione Giusy Borroni che con scatti molto emozionanti (li pubblicheremo nei prossimi giorni) ha documentato la solitudine della città dove è nato l’autore del post nelle settimane drammatiche che ci siamo da poco lasciate/i alle spalle. Quelli che vediamo «sono i portici di Palazzo Ducale, da questa parte c’è l’ingresso alle mostre … di solito transennato per regolare il flusso dei visitatori. Vuoto assoluto 🙁»

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