“Genesis” nel nome del figlio

di Luca Bartolommei

Padre e figlio. Phil e Nicholas Collins. Nicholas accompagna da tempo il padre nei concerti, e nel prossimo reunion tour dei Genesis previsto per fine 2021 lo sostituirà alla batteria che Phil non riesce più a suonare per problemi fisici. Foto da http://www.rollingstone.com – Jean Catuffe/Getty, Larry Marano/ZUMA

La canzone di cui voglio parlarvi oggi fa parte della colonna sonora del film di animazione Disney Tarzan, uscito nel 1999. Phil Collins, batterista dei Genesis nonché solista di spessore internazionale a dir poco, collaborando con diversi altri musicisti ha scritto i brani che la compongono: Son of man, eccola qui la protagonista, può facilmente riassumere tutto quello che i genitori dicono alle figlie o ai figli quando vogliono spiegare loro come sarà la vita. Continua a leggere

La vita è bella così

di Luca Bartolommei

Noa e Gil Dor durante una delle loro esibizioni. Sono gli autori del testo in inglese di Beautiful that way. Foto dalla pagina Facebook di Achinoam Nini/Noa

Il mio amico Massimo me l’ha alzata proprio bene, un bell’assist, e oggi mi ri-trovo a scrivere, dopo tanto tempo, di canzoni, genitori e figli. Il brano è conosciutissimo e tra l’altro mi offre il destro per un accenno velocissimo anche a altri argomenti che ogni anno, verso la fine di gennaio, tornano nella mente di tutt*, direi proprio nella memoria. Diciamo anche che le coincidenze a volte sono la cosa meno accidentale che ci possa capitare. Per ora restiamo nell’ambito strettamente genitorial-famigliare. Continua a leggere

Confinamento o no, “Gh’è de rangiass”

Confinamento o no, “Gh’è de rangiass”

di Luca Bartolommei

La copertina di Demo. La scorsa estate allo Sporting di Varenna, sotto l’ulivo cantando canzoni milanesi. Foto di Paola Ciccioli

Il primo passo è stato fatto. Ho scritto, raccolto gli appunti, gli ho dato un senso, un ordine, una forma quasi definitiva. Ho fatto delle scelte, sgrossato e limato, provato e riprovato, alla fine ho acceso il computer e fissato tutto in una decina di file. Ah, mi sono dimenticato di dire che non si tratta di poesie, racconti, lettere o altro, bensì di canzoni. Spero ne possa uscire quello che sarebbe corretto chiamare “disco”, per ora lo chiamerò Demo. Il tutto è successo a Lezzeno, frazione di Bellano, Como lake. L’intorno è drammaticamente importante, perché succede così: capita di avere un’idea, di farsi un caffè, uscire sul terrazzo e vedere che mentre ti fumi una sigaretta il lago cambia colore tre volte e cambia anche l’idea, e si ricomincia a scrivere o a comporre per poi uscire per un’altra sigaretta, dopo un altro caffè e questa volta le montagne non hanno più la stessa luce di prima e l’idea, quella nuova va… quindi, o ti intossichi di caffeina e nicotina o metti giù ‘ste idee e ti guardi il panorama, ma dopo…

Continua a leggere

Il mio viaggio con la Signora di Formentera

Testo e traduzione di Luca Bartolommei

La copertina dell’album “Islands” dei King Crimson con la nebulosa M20 che si trova nella costellazione del Sagittario. A causa della sua forma viene anche chiamata “Nebulosa Trifida”. Foto da storiadellamusica.it

Ho guardato due sere fa, alla televisione su Rai3, il film di Mario Martone Capri-Revolution. Un passaggio della colonna sonora mi ha ricordato qualcosa di un brano musicale che amo in modo totalizzante, sennò non sarebbe amore, ovvero Formentera Lady dei King Crimson, gruppo del quale ho scritto più volte, qui sul blog e un po’ dappertutto. Da lungo tempo vorrei parlare di questa band in maniera approfondita, mi era anche venuto in mente di organizzare una serie di incontri in cui poter illustrare, spiegare per quanto posso farlo e ascoltare insieme ad amiche e amici i primi quattro album del gruppo inglese. I primi quattro perché sono quelli che hanno visto la collaborazione tra Robert Fripp, chitarrista e mente musicale (ma non solo) e lo scrittore-poeta Peter Sinfield, autore dei testi. Continua a leggere

Le nostre metamorfosi secondo i Genesis

Testo e foto di Luca Bartolommei

Mia moglie Paola, al tramonto, mentre esce dal lago di Como, a Bellano

Oggi parlo dei Genesis, quelli veri, prima che diventassero la Phil Collins Band, di un album storico come Nursery Cryme e di un brano straordinario come The fountain of Salmacis. Riprendo ben volentieri il discorso sulle canzoni in inglese e sulla comprensione relativa dei relativi testi, nonché sulla musica che ha segnato drasticamente le mie scelte di ascolto, colpito la mia fantasia e la mia emotività.

Voglio precisare che non la farò lunga sul gruppo (ultimamente uso spesso questa espressione, ma giuro che non reggo più chi la fa lunga, approfondita e noiosa…) il periodo storico e tante altre cose, chi ha iniziato ad ascoltare (di solito anche male) i Genesis da adulto può fare a meno di continuare a leggere queste righe. Continua a leggere

“Don’t stand so close to me”. Distanziamoci!

di Luca Bartolommei

Ecco, mètes chì che va ben!!! ‘Taches al sostegn e poeu disinfetta ben i man. Le due foto, sia in solitaria sia con la congiunta, sono di Luca Bartolommei

Una puntatina veloce a Milano, zona Sant’ Ambrogio. Parcheggio, in un’Isola ancora piuttosto deserta, poi MM linea verde. Succede a volte e ieri è successo, di fare caso a particolari cui non hai mai prestato troppa attenzione come ad esempio i “segnaposto” sul pavimento nelle stazioni e sui treni della metropolitana. Il bollo rosso dice “stai qui”, ma quello che ha colpito mia moglie Paola Ciccioli è stato lo “stand here”. Continua a leggere

Ho giocato col Pelè

di Luca Bartolommei

Il Pelè, Giancarlo Peroncini, con il suo tollofono. Alla chitarra Nadir Scartabelli. Pelè e Nadir, un duo che fa parte della storia della musica milanese e che tanta ne ha scritta. Foto di Luca Bartolommei

Questa è la cronaca di una domenica di fine estate passata a cantare, ridere, ascoltare aneddoti vari tra amiche e amici più nuovi che vecchi al circolo Arci Pessina di Chiaravalle, a due passi dalla bellissima omonima abbazia, estrema periferia di Milano verso sud, vicino a Metanopoli e altri posti che si chiamano Sorigherio, Macconago piuttosto che Sesto Ulteriano.

Co-organizza Giuliano Mistrangeli, cultore della milanesità che trovate tutti i giorni sul ponte di comando dell’edicola di piazzale Lagosta. Si festeggia il compleanno di un amico, convocazione a mezzo Whatsapp con poche spiegazioni, un po’ tipo La Stangata, insomma bisogna che ci vada, tra l’altro non ci vediamo da un po’… Treno e poi metrò, a Turro saliamo in macchina con Giovanni Manzari (il festeggiato organizzatore) e Riccardo Cingottini. Entrambi li conoscerete meglio via via che la giornata scorrerà. Durante il tragitto si parla di dialetti vari, Giovanni sta facendo un dottorato tardivo sulla lingua pugliese e derivati ma sul milanese è un’enciclopedia, quando arriva una telefonata il cui tono è più o meno questo: «Ohei Giuliano, in dove l’è che te set?», «Siamo verso corso Lodi», «Va ben, però moeves perché el Pelè el gh’ha famm…».

Continua a leggere

Woodstock a Milano era “Vustoc” e solo il Turotti sapeva suonare “I’m going home”

di Luca Bartolommei

 

Il 15 agosto, cioè ieri, ricorreva il cinquantunesimo anniversario di Woodstock e mi sento di scrivere qualcosa. Non tanto su quello che riguarda l’evento, il periodo storico, i figli dei fiori et similia ma piuttosto su come, tanto per cambiare, ho vissuto io a Milano tutto quello che a Woodstock era connesso. Sì, perché a quel nome sono legate tante cose, tanti discorsi (troppi), tante fantasie, utopie e miti che hanno caratterizzato il periodo dei primi anni Settanta, quello della mia adolescenza.

L’album triplo mi era stato regalato un Natale e ricordo di averlo ricomprato perché a forza di ascoltarlo, da solo, in compagnia, a casa mia o di altre/i, (sì, era sempre la mia copia che mi portavo appresso) su impianti dignitosi piuttosto che su qualche fonovaglia, poi spiego, si era irrimediabilmente consumato e danneggiato. Insomma Vustoc lo si conosceva praticamente a memoria, ci serviva per cercare di tirare giù ad orecchio il solo di Soul Sacrifice dei Santana o tutta Suite: Judy Blue Eyes (si abbreviava in la Suite) dei CrosbyI’m going home dei Ten Years After la sapeva suonare solo il Turotti (che aveva anche un nome proprio, Angelo), che è stato sempre il numero uno, ma era più grande e sapeva suonare tutta Sweet Jane compresa l’intro, robb de matt! Continua a leggere

Joan Baez, con sorpresa, “Forever young”

di Luca Bartolommei

Il fatto che la musica mi sorprenda è ogni volta una sorpresa, sinceramente non riesco ad abituarmici e anche questa volta sono rimasto un po’ a bocca aperta. Diciamo mezz’ora fa, ora sono le 15.40 di giovedì 30 luglio 2020, decido di iniziare il pezzo per il blog su Forever young di Bob Dylan, come promesso nella diretta Facebook del Gruppo di due giorni fa, ma parto da quello che di solito è l’ultimo passaggio della stesura, cioè la ricerca di un bel video in cui la canzone venga eseguita possibilmente da una donna, meglio se dal vivo.

Al terzo click appare Joan Baez con chitarra, seduta in una bella cucina con camino, è fatta!  L’idea è sempre quella di scrivere di canzoni che possano essere cantate tra genitori e figli, insieme è meglio, meglio ancora se non si sa chi insegna la canzone e chi l’impara, aggiungendo anche, dove sarà possibile, il testo con gli accordi così non si perde tempo a cercarli e si fanno dei bei concertini in famiglia. Continua a leggere

Il gatto, «l’animale che ha addomesticato l’uomo»

Testo di Maurizio Gusso – Foto di Giusy Borroni

«Mai avuto gatti, ma qualche gatto ha avuto me», ha scritto giorni fa Maurizio Gusso in un commento nel Gruppo Facebook Donne della realtà. E dalla domanda – “In che senso?” – è nato questo bel racconto breve in forma di risposta che ci consente di conoscere meglio il docente, lo storico, l’autore di saggi sulle canzoni come fonti storiche. E anche i gatti e la loro influenza sulla nostra vita, naturalmente.

Il volto di Venezia durante la chiusura per la pandemia da Corona Virus. La foto è dell’esperta di comunicazione Giusy Borroni che con scatti molto emozionanti (li pubblicheremo nei prossimi giorni) ha documentato la solitudine della città dove è nato l’autore del post nelle settimane drammatiche che ci siamo da poco lasciate/i alle spalle. Quelli che vediamo «sono i portici di Palazzo Ducale, da questa parte c’è l’ingresso alle mostre … di solito transennato per regolare il flusso dei visitatori. Vuoto assoluto 🙁»

Continua a leggere

Quei tre minuti di “Giù la testa”

di Luca Bartolommei

Ennio Morricone (Roma, 10 novembre 1928 – Roma, 6 luglio 2020) ci ha lasciati. Ricambiamo con affetto e stima il saluto che sembra mandarci in questa fotografia. Ci mancherà. Foto Cecilia Fabiano – LaPresse www.ilfattoquotidiano.it

L’unica cosa che mi viene da dire al Maestro Ennio Morricone dopo che ci ha lasciati è un semplice grazie. Glielo avrei detto anche prima, se mai lo avessi incontrato. Ho visto pochi dei film di cui ha scritto la colonna sonora e tutti molto datati, non sono un appassionato di cinema, non ho quindi molti ricordi particolari. Della sua musica mi è sempre piaciuto l’uso che faceva di strumenti non tradizionali, addirittura di rumori, suoni non musicali, che infilava in modo geniale all’interno di partiture molto raffinate e anche complesse, piuttosto che nell’arrangiamento di canzoni e canzonette di musica leggera. Se telefonando, Sapore di sale, Il barattolo piuttosto che Il cielo in una stanza alcune di queste. Se metterle tra le canzoni o le canzonette decidetelo pure a vostro gusto.

Continua a leggere

A gentile richiesta, dopo la quarantena

di Luca Bartolommei

L’antefatto. All’inizio della chiusura mi sono messo a fare quasi giornalmente delle dirette su Facebook in cui cantavo canzoni di ogni genere. Le prime le avevo chiamate Canzoni dal bunker e in effetti sono stato chiuso diversi giorni in un paio di B&B in isolamento perché avevo avuto per motivi di lavoro (si, anche suonare è un lavoro) contatti  che potevano essere pericolosi. Per fortuna è andato tutto bene. Riprese le dirette da casa, ovviamente col supporto essenziale di mia moglie Paola, ho man mano visto crescere l’interesse da parte di amiche, amici e conoscenti. I commenti erano molto incoraggianti quindi abbiamo continuato, tra Letture dalla terrazza di Bellano dove la giornalista di famiglia parlava di libri, e canzoni varie, alcune eseguite addirittura in due (o in duo?) ma con Paola Ciccioli decisamente riluttante all’apparire in video come cantante. Abbiamo fatto anche la nostra piccola parte in una lunga diretta per sostenere gli amici di Emergency – Milano zona 8.

Continua a leggere

Vera Lynn, una voce regina

Testo e traduzione di Luca Bartolommei

«Qualcuno qui si ricorda Vera Lynn? Qualcuno ricorda come diceva che ci saremmo di nuovo incontrati, in una qualche giornata di sole? Vera, Vera, cosa ne è stato di te. C’è qualcuno, qui, che si senta come me?»

Dame Vera Lynn (Londra, 20 marzo1917 – Ditchling, 18 giugno 2020) è scomparsa ieri all’età di 103 anni. Simbolo femminile di una Gran Bretagna che ha saputo resistere, per poi vincere, negli anni tremendi della seconda guerra mondiale. La sua voce e le canzoni che ha cantato hanno dato conforto e speranza a un’intera nazione. Foto da http://www.pinkvilla.com

Nel corsivo sopra la fotografia di Vera Lynn le parole che Roger Waters le aveva dedicato, con affetto e un filo di tristezza, in Vera toccante brano contenuto nell’album capolavoro dei Pink Floyd “The Wall”.

Vera Lynn durante la seconda guerra mondiale è stata la “fidanzata” dei soldati britannici, vera e propria Lili Marleen d’Oltremanica. Il concetto era un po’ quello, una donna a cui pensare per alleggerire l’angoscia di chi poteva restare per sempre in qualche deserto o in fondo al mare o in una jungla piuttosto che a guardare (si fa per dire) le stelle del bel cielo d’Italia. Cosa successa il 18 febbraio 1944 al sottotenente dell’8th Royal Fusiliers, da poco sbarcato ad Anzio, Eric Fletcher Waters, padre di Roger. Continua a leggere

Il Grande Fiume e la bella fuggitiva

Testo e traduzione di Luca Bartolommei

Tra poco, alle ore 19, canterò in diretta Facebook la canzone che vi racconto qui. Chi vuole ascoltarla si può collegare alla mia pagina o al mio canale YouTube.

Johnny Cash nella stanza di un motel, ritratto da Don Hunstein nel 1958 . http://www.morrisonhotelgallery.com

Oggi sul lago e tutt’intorno c’è una bella nebbia, nuvole basse che impediscono di vedere le montagne di fronte a noi e anche l’acqua.
Clima ideale per sognare di muoversi da qui, di viaggiare, tanto più in queste giornate di quasi immobilità forzata, per la quale in ogni caso io non soffro molto. Chissà, forse avevo bisogno di fermarmi, anche a lungo.
La musica, e che altro poteva essere, mi viene in aiuto e mi fa venire in mente un viaggio, una specie di viaggio lungo un fiume, il “grande fiume”. Attenzione, mica quello di Giovannino Guareschi, mica il Po di don Camillo e Peppone (qui sì che la nebbia è parte integrante dell’ambientazione) che con un viaggetto di poco più di seicento chilometri sei già finito in mare, no, no, qui parliamo di migliaia di chilometri, meglio, di miglia, scusate il calembourContinua a leggere

Note di primavera dalla terrazza di Bellano

di Luca Bartolommei

Primo giorno di primavera. Bisogna cantare qualcosa di delicato e gentile, un testo che ci faccia un minimo sognare insieme con una musica garbata. Beh, non ci ho dovuto pensare a lungo, Mattinata fiorentina è venuta fuori quasi naturalmente. Non è proprio recente, risale al 1941 ed era inserita nella rivista È bello qualche volta andare a piedi, roba che in questi giorni è assolutamente da evitare… Il testo è stato scritto dal napoletano Michele Galdieri e la musica dal milanese (indovinate chi?) Giovanni D’Anzitant per cambià.

Dalla ripresa col cellulare non si vede bene, ma il sole, le montagne, il lago quasi immobile e il silenzio magico creano il clima perfetto per lasciarsi portare dalla melodia e dal testo a cantare questa canzone in maniera rilassata e serena, tra forcine che si perdono nei prati e madonne che dispensano baci appassionati. Del resto, è primavera…