«Non voglio più combattere»

a cura di Innocenza Indelicato*

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Per anni nella Repubblica Democratica del Congo si è combattuta una sanguinosa guerra tra l’esercito congolese e numerosi gruppi armati che volevano controllare territori ricchissimi non solo di acqua e foreste, ma soprattutto di minerali preziosi come l’oro e i diamanti.

Moltissimi sono stati i bambini e le bambine soldato arruolati nei vari eserciti. Nel 2003, in seguito a un accordo, i gruppi armati accettarono di liberare i bambini e le bambine che combattevano per loro.

Molti progetti furono programmati per aiutarli a ritornare in famiglia, riprendere la scuola o trovare un lavoro. Ma non per tutti fu così. In una regione a nord del Paese si continuò a combattere e molti bambini che erano stati smobilitati furono nuovamente prelevati con violenza dalle loro famiglie e riportati negli eserciti. Altri ragazzi dovettero lasciare le loro case e i loro familiari per timore di essere portati via dai soldati e cercarono rifugio in città.

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Vera, una madre che piange la figlia desaparecida

Vera Vigevani Jarach

Martedì 4 giugno 2013, ore 10.00

Università Milano Bicocca – Edificio U7, Aula Pagani (3° piano) – Via Bicocca degli Arcimboldi 8, Milano

Incontro con Vera Vigevani su desaparecidos ed esiliati durante la dittatura argentina.

Grazie alla collaborazione tra Amnesty International Lombardia, l’Associazione 24 marzo e Dipartimento di Sociologia corso di laurea magistrale PROGEST, Vera Vigevani incontrerà gli studenti e il pubblico di Milano portando la sua testimonianza per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere Continua a leggere

“Caro Servizio Pubblico, sei prezioso ma pericolosamente sessista”

Giulia Pavon

Giulia Pavon

di Giulia Pavon*

Buongiorno, mi chiamo Giulia Pavon, sono una giovane riabilitatrice psichiatrica e psicologa clinica. Vivendo da anni la rabbia e l’umiliazione di vivere in un Paese come il nostro apprezzo enormemente gli sforzi di informazione e in una certa misura di “formazione” che Servizio Pubblico fornisce alla popolazione. Vi scrivo però perché faccio sempre più fatica a sopportare ahimè la prospettiva sessista che questo programma chiaramente abbraccia. A parte Giulia Innocenzi, rara e meravigliosa eccezione, tutti i professionisti di Servizio Pubblico sono maschi (Santoro, Travaglio, Vauro, Dragoni, Ruotolo, ecc).

Non metto in dubbio che ci siano dei professionisti donna che lavorano dietro le quinte (conosciamo tutti bene il triste detto: “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”), ma non è sufficiente Continua a leggere

Donne saudite umiliate e discriminate. Frustata perché sorpresa alla guida

A neanche due giorni dall’annuncio di re Abdallah sul diritto di voto (locale), le limitazioni alla libertà femminile si inaspriscono. Condannata a dieci frustate una ragazza fermata al volante lo scorso luglio. Un’altra arrestata perché era in auto nel centro di Riad Continua a leggere

L’odissea giudiziaria della donna coraggio cinese

di Riccardo Noury

Io e il governo cinese abbiamo di Mao Hengfeng la stessa opinione: è una grande rompiscatole.  Qui ci dividiamo: perché, insieme a milioni di attiviste e attivisti per i diritti umani, la tenacia e l’ostinazione di questa donna  sono motivo di ammirazione; per Pechino, sono attitudini da stroncare Continua a leggere

Rangoon, liberata Aung San Suu Kyi

Napolitano: “Nuovi orizzonti per la pace”. Dopo sette anni è stata rilasciata la leader del movimento per la democrazia birmana. “Dobbiamo lavorare all’unisono per raggiungere il nostro obiettivo”, ha detto alla folla fuori la sua abitazione. La notizia accolta con soddisfazione dalle cancellerie occidentali. Obama: “È stata liberata un’eroina”

RANGOON – È libera. Dopo vent’anni di lotta e di arresti, di parole e silenzi obbligati e dopo gli ultimi sette anni di reclusione, la premio Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi è stata rilasciata. Oggi alcuni ufficiali del governo sono arrivati nella casa dove ha passato i 18 mesi finali della sua detenzione per notificarle la comunicazione del rilascio. La polizia ha spostato le barriere davanti alla casa. E lei è uscita all’aria, piccola, esile, con una maglietta rosa e un fazzoletto appallottolato tra le mani. Ha messo un fiore tra i capelli e restando dietro il cancello, ha salutato la folla in festa.

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