di Oriana Fallaci*
Fra tutte le attrici che conosco Anna Magnani è la sola che dopo un articolo spedisca a colui che l’ha scritto un telegramma di ringraziamento. Sicché non comprendo perché la descrivano maleducata e superba, o la dipingano una popolana che si nutre di parolacce e fagioli. Per me è una signora: con la quale mi son sempre trovata benissimo. Che sia una signora del resto lo si intuisce dalla casa in cui vive: all’ultimo piano di Palazzo Altieri, in un appartamento pieno di cose antiche, libri, quadri d’autore, e così chiuso in un silenzio di acquario che perfino i suoi cani e i suoi gatti si muovon lì dentro con la lievità e il frusciare dei pesci. Una popolana o una donna maleducata abiterebbe in una villa con la piscina e il jukebox. Risponderebbe alla pubblicità con pernacchie.
Accanto al suo appartamento v’è quello del figlio, un bel giovanotto di quasi vent’anni e la spina più grossa che essa porti nel cuore: fu colpito, lo sanno ormai tutti, da poliomielite e cammina con gli apparecchi ortopedici. Sono stata molte volte in casa della Magnani e non ho mai visto suo figlio che mi dicono ombroso, raro al sorriso. Ogni volta però la presenza di lui è stata reale e pungente come se fosse entrato e si fosse seduto sul nostro divano. Qualunque cosa dica, la Magnani finisce col parlar di suo figlio. Egli è il metro di misura della sua vita, la condizione della sua vita, lo scopo della sua vita. La Magnani fa un film? Vuol dire che le servono soldi pel figlio. Non lo fa? Vuol dire che resta vicino a suo figlio.
Ed io credo che sia per suo figlio che teme tanto i malanni, odia tanto la morte. La odia come una persona da uccidere, cupamente, disperatamente, non riesce ad accettarla come logica e inevitabile conclusione del viaggio iniziato nascendo. «E’ così ingiusto morire dal momento che si è nati» mi disse.
Insieme alla morte, la Magnani odia il suo prossimo. Credo che i suoi amici si contino sulle dita di una mano e che gli uomini da lei amati siano pochi: certo, non quanti si dice. La Magnani non crede all’amore che non sia amore materno; non crede ai legami che non siano legami di sangue: quelli appunto che uniscono alla creatura da cui ci staccò il taglio dell’ombelico ma sul suo ventre rimase, come una cicatrice, un bel buco. Su questo punto si esprime con una tenerezza che scotta, sull’altro amore si esprime con risate di scherno che scoprono i denti forti, da fiera, e le spalancan la bocca fino alle tonsille. L’amore pei figli è perpetuo, l’amore per gli uomini che ci portano a letto finisce: «… e quando finisce si piagne un po’ ma poi passa». Il cinismo è, insieme al disprezzo, la sua grande forza. Perfino quando è buona lo è con cinismo, perfino quando è generosa lo è con cinismo: sapendo cioè che non ne vale la pena e non si sarà ricompensati per questo né in cielo né in terra. Nessuno è meno amato del benefattore, o di chi si lascia andare al perdono. E il cristianesimo è giunto a lei come una filosofia da pigliar con le molle. «Iddio è coscienza». Nient’altro che coscienza.
* Oriana Fallaci introduce così la sua intervista all’attrice Anna Magnani, datata “Roma, aprile 1963” e riportata nel best seller “Gli antipatici”. L’ho in parte fotocopiata dalla nuova edizione Rizzoli che sono andata a consultare alla Sormani di Milano, visto che quella “d’epoca” che avevo io – bellissima, con la copertina in stoffa verde – non l’ho più trovata. Continuo a sperare che prima o poi rispunti da qualche scatolone e intanto dedico questo post in particolare a Lorenzo (Di Palma) che lo metterà online, come fa con tutti gli altri. Ringraziandolo ancora per aver scelto il volto di Nannarella per esprimere la filosofia dei contenuti del nostro blog. (Paola Ciccioli)
*AGGIORNATO IL 7 GIUGNO 2014