La punteggiatura degli affetti in casa Quasimodo

di Clara Schiavoni

Il 14 giugno 1968 muore a Napoli a causa di una emorragia cerebrale Salvatore Quasimodo, al quale nel 1959 era stato conferito il Premio Nobel per la letteratura. I quotidiani, in sciopero, escono con la notizia due giorni dopo e il Corriere della sera affida il ricordo a Carlo Bo, il critico che ne aveva sostenuto la candidatura a Stoccolma. Questi momenti sono rivissuti dal figlio del poeta, Alessandro Quasimodo, nel libro scritto da Paola Ciccioli: Assolo sul padre, Il teatro della vita, la famiglia dietro il Nobel (Aletti 2019). Ringraziamo la scrittrice Clara Schiavoni per questa sua recensione.

La scrittrice Clara Schiavoni ha ottenuto molti riconoscimenti per i suoi romanzi storici e per i libri rivolti alle bambini e ai bambini. I contenuti che la riguardano sono accessibili su questo blog anche in “Contributi”.

Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,

gli uccelli di palude scendono dal cielo,

dalle cime dei monti

si libera azzurra fredda l’acqua e la vite

fiorisce e la verde canna spunta.

Già nelle valli risuonano

canti di primavera.

Inizio con questa traduzione di Quasimodo dal suo Lirici greci perché nella poesia sento un inno alla vita, una speranza colorata di primavera che voglio dedicare alla mia amica Paola, come augurio al suo Assolo sul padre e alle sue opere future.

Paola, in passato, mi aveva raccontato di aver conosciuto Alessandro Quasimodo, del progetto ideato insieme, della documentazione acquisita, del libro che ne sarebbe scaturito e che stava cominciando a lavorarci.  

Grazie alla sua determinazione è riuscita nell’intento regalandoci aspetti della vita del Poeta sconosciuta ai più e, soprattutto, con l’arte della sua parola ci fa entrare nella relazione figlio-padre: un rapportarsi non facile nella vita di Alessandro bambino, adolescente, uomo che si è impigliato nella sua anima senza lasciarlo più se afferma: «(…) credo di essere stato abituato “male” da quel che ho avuto in casa».

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“Sei una moltitudine di mani che cercano altre mani”

di Salvatore Quasimodo*

Il Corpo sanitario italiano è candidato al Premio Nobel per la pace 2021 e la pacifista Lisa Clark ne ha sostenuto la motivazione con queste parole: «La sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a sé stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze». Anche noi la pensiamo così e per dire grazie offriamo, dopo quelli di Umberto Saba, i versi che un altro grande poeta ha dedicato a un’infermiera.

Italia 2020. Foto di Paola Ciccioli

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Salvatore e Alessandro Quasimodo, il figlio si riprende il palcoscenico

di Maria Elena Sini

Lettera-recensione su Assolo sul padre. Il teatro della vita, la famiglia dietro il Nobel (Aletti 2019), in cui Paola Ciccioli ha reso in forma di monologo gli inediti racconti privati di Alessandro Quasimodo.

Cara Paola,

ho trascorso domenica pomeriggio in compagnia di Assolo sul padre, uno squarcio sulla vita privata di un genio, ma, come dice il figlio “un analfabeta affettivo” che  “l’impatto con la profondità dei sentimenti  lo ebbe grazie all’incontro con mia madre”. Emergono aspetti  insospettabili  del poeta Salvatore Quasimodo per chi ne ha sempre avuto quell’immagine un po’ borghese che traspariva dai suoi sottili baffi neri, da  quel suo vestire composto e accurato, con il borsalino in inverno e con il cappello di paglia in estate. Mi pare che questo libro, con una documentazione preziosa, consenta un confronto tra padre e figlio che forse non è stato possibile quando il poeta era in vita. Finora molti di noi conoscevano solo l’immagine pubblica del poeta, che dopo aver avuto una serie di  occupazioni come impiegato riuscì ad affermarsi con la sua poesia sino a diventare quel monumento onorato  e riconosciuto in tutto il mondo tanto da essere insignito del Premio Nobel per la letteratura.

Illustriamo la recensione di “Assolo sul padre” a cura di Maria Elena Sini con l’immagine dell’impronta e degli scritti autografi di Salvatore Quasimodo che sono stati rinvenuti nella biblioteca Acclavio di Taranto. Un rinvenimento salutato dalla città pugliese come segno di buon auspicio per la proclamazione della capitale italiana della Cultura che avverrà domani 18 gennaio 2021 (Foto da http://www.laringhiera.net)

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Nell’ombra di un gigantesco padre

di Giuliana Pogliani

Giuliana Pogliani, educatrice, donna sportiva e di buone letture, scrive a Paola Ciccioli su Assolo sul padre. Il teatro della vita, la famiglia dietro il Nobel (Aletti Editore, 2019), il libro nel quale la giornalista ha ricostruito per la prima volta la complicata vita affettiva del poeta Salvatore Quasimodo attraverso la “confessione” del figlio Alessandro.

Su questo libro, che svela fatti inediti del vissuto del Premio Nobel 1959, abbiamo già pubblicato le considerazioni di Giulia Berti Lenzi mentre il blog si prepara a ospitare i pareri di altre lettrici e altri lettori, sorpresi di scoprire un uomo, un marito e un padre molto “fragile” dietro un letterato celebrato.

Giuliana Pogliani in un autoscatto davanti alle maschere di cartapesta create con i suoi allievi

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Il poeta e l’affetto nascosto di un figlio

di Giulia Berti Lenzi

Assolo sul padre è la prima biografia privata del poeta Salvatore Quasimodo: la fuga dalla Sicilia, la prima moglie, le molte donne, la figlia “segreta”, il sentimento e il secondo matrimonio con la danzatrice Maria Cumani, il figlio avuto da lei: l’attore Alessandro Quasimodo. Ed è stato proprio il figlio del Premio Nobel per la letteratura a fornirmi lettere, documenti ed immagini inedite e a raccontarmi per giorni, mesi e anni le amicizie importanti, le idiosincrasie, gli egoismi, le assenze e le infedeltà di un uomo che aveva scelto Milano come sua casa, rimanendo però per alcuni aspetti il bambino che giovanissimo se ne andò via dalla Sicilia di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca“.

Ho scelto di presentare il mio libro (edito da Aletti, 2019) con un metodo che mi è congeniale: pubblicando cioè le impressioni di chi lo ha letto. Ecco dunque quel che ha scritto in proposito, in due diversi messaggi corredati da altrettanti autoscatti, Giulia Berti Lenzi, insegnante ora a riposo, che vive a Cosenza ma ha familiarità con Milano, Torino e Carlazzo, sul lago di Como. Amica di buone letture e di Donne della realtà. (Paola Ciccioli).

Giulia Berti Lenzi e il suo riuscito autoscatto con libro

Cara Paola, sto leggendo il tuo libro piano piano. Dalle interviste al figlio del poeta sto scoprendo un ambiente che non avrei mai immaginato ruotasse intorno a quella famiglia e, soprattutto, scopro un uomo intellettualmente enorme, ma umanamente… no. E stupisco. Sono a metà della lettura quindi ancora non posso e non voglio pronunciarmi. Ti dico che è una storia avvincente e inaspettata. Non vado di fretta perché voglio gustarla come si deve. A presto!

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Paola cara, finalmente ho terminato la lettura del libro. Oggi dimentico il poeta e mi riferisco al figlio, al vero protagonista di quest’opera. Nell’ultima frase dell’ultimo capitolo si autodefinisce secondo me perfettamente: «E, per quanto mi riguarda, credo di essere stato abituato “male” da quel che ho avuto in casa».

Penso che tu abbia fatto un grande lavoro, raccogliendo e mettendo insieme i ricordi e le testimonianze di questo vecchio adolescente che tu stessa hai detto avere un comportamento difficile. Ho trovato bellissima la descrizione del nonno Gaetano, mi è piaciuta molto la lettera di Renato Guttuso al poeta e l’affetto (quasi un amore) che traspare dalle sue parole verso di lui!

Ho notato, anche, che il linguaggio usato da tutti i personaggi è un linguaggio aulico, anche nella semplicità degli argomenti! E, nonostante la consapevolezza che il figlio ha dei rapporti anomali che il poeta intrattiene con quasi tutte le donne, l’affetto per il padre c’è, nascosto, ma sempre latente. Ci sarebbe tanto ancora da dire! Alessandro, che credo oggi sia molto anziano, mi è piaciuto. Ma il merito è tuo, cara Paola, che lo hai saputo far parlare con pazienza e intelligenza!

Ti ringrazio perché mi hai fatto conoscere il lato oscuro di un genio e le debolezze di donne importanti . Mi sono dilungata, ma è come se ti stessi parlando! (Pensa che qui a casa ho l’Iliade e l’Odissea tradotte da lui e illustrate la prima da Giorgio De Chirico e l’altra da Giacomo Manzù). Nulla tolgo alla sua grandezza!

Ti abbraccio.

«… non toccare le mani, il cuore dei vecchi …»

di Paola Ciccioli

«… non toccare le mani, il cuore dei vecchi…»
(Salvatore Quasimodo, “Lettera alla madre”)

Dietro la strage da Corona Virus degli anziani in Lombardia non c’è soltanto una spaventosa inadeguatezza amministrativa. C’è una cultura della negazione e della contraffazione della vecchiaia che ha permeato di sé informazione, format televisivi, messaggi pubblicitari.
Ora gli spot si affrettano a magnificare il ruolo e l’importanza dei nonni, ma è troppo presto per pensare che sia arrivato il momento di far soldi sulla loro pelle in un altro modo.
Aspettiamo almeno la conta definitiva delle vittime, l’elenco dei loro nomi e delle loro storie, il lutto nazionale.

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Milano, Savinio e “il cupo fragore” dei tram di via Manzoni

di Alberto Savinio*

Questo palazzo è stato la sede milanese delle Assicurazioni Generali e le tre statue create intorno al 1948 dallo scultore Marcello Mascherini (Udine 1906 – Padova 1983) dalla facciata che dà su via Manzoni continuano a controllare il viavai di quello che è uno degli snodi più importanti del centro, specie per quanto riguarda la moda (la foto è di Paola Ciccioli)

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«La mia rabbia non perduta»

di Salvatore Quasimodo

Due libri, un padre e un figlio, un legame mai interrotto: Salvatore e Alessandro Quasimodo (foto di Paola Ciccioli)

Dal 25 giugno la “traversa Spanò Bolani”, vicinissima al Municipio di Reggio Calabria, ha cambiato nome e si chiama ora “via Salvatore Quasimodo” che proprio in quella città iniziò nel 1926 il suo non troppo amato lavoro di impiegato del Genio Civile. Ad aprire una finestra su quella tappa della sua vita è qui lo stesso poeta Premio Nobel che, in un libriccino intitolato “Autobiografia per immagini” (Via del Vento edizioni 2001, a cura di Giovanna Musolino) non fa mistero dei propri tormenti e li riconosce anzi come il motore interiore della sua creatività. Ne sa qualcosa Alessandro Quasimodo che nel libro “Assolo sul padre” (appena uscito per Aletti Editore) ha aperto il suo cuore e i suoi archivi a Paola Ciccioli, contribuendo a delineare il ritratto pubblico e privato di uno dei principali protagonisti dell’Italia letteraria del Novecento.

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La Biblioteca-Milano diventa un coro a mezzogiorno

di Paola Ciccioli

Alessandro Quasimodo all’ambone di San Simpliciano mentre legge le poesie che suo padre ha dedicato a questa chiesa, alla città di Milano e alla propria ricerca religiosa. Immagini per gentile concessione di Andrea Cherchi, autentico artista della fotografia

Ieri sera nella Basilica di San Simpliciano di Milano abbiamo meditato sulla poesia di Salvatore Quasimodo, accompagnati dalla musiche eseguite all’organo della imponente chiesa romanica dal Maestro Isaia Ravelli.

Domani, sabato 17 novembre (alle ore 12) leggerò in pubblico un’anticipazione del libro Assolo sul padre, frutto di dieci anni di lavoro e di documentazione sul rapporto non facile avuto da Alessandro Quasimodo con il padre-poeta.

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“L’onda nera che minaccia la città di Fo e Quasimodo”

di Leonardo Coen*

Questo ritaglio del “Corriere della sera” del 17 giugno 1968 proviene dall’archivio di microfilm della Biblioteca Sormani di Milano. Fu uno dei più grandi intellettuali italiani, Carlo Bo, a firmare il ricordo di Salvatore Quasimodo, scomparso il 14 giugno a Napoli. Il ritardo nella pubblicazione si deve al fatto che c’era in quei giorni uno sciopero dei giornali, infuriava il ’68 e lo stesso poeta Premio Nobel ne aveva scritto nelle ore precedenti la sua morte nell’ultimo dei suoi “Colloqui” per il settimanale “Tempo”. Tutto questo è raccontato nel libro “Assolo sul padre” che riporta testimonianze private e documenti inediti di Alessandro Quasimodo e di cui l’autrice Paola Ciccioli leggerà un’anticipazione sabato 17 novembre in corso Garibaldi a Milano (https://www.facebook.com/events/759577767714123/)

L’altro giorno, in un bar di Porta Romana, ho sentito dire che forse “è un bene stia tornando il fascismo. Così tutti questi immigrati metteranno la testa a posto”. Altrimenti, gli sparano alla testa, avrebbe ironizzato Dario Fo, come hanno fatto in Calabria. D’altra parte, Milano è la città dove ad un anarchico arrestato capitò una morte accidentale, volando giù dal quarto piano della Questura.

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“The silence does not deceive me”

by Salvatore Quasimodo*

(Translation into English by Jack Bevan)

The facade of San Simpliciano Basilica as it is today, “computer worn” by Maria Bartocci, artist and Milano’s historian (by kind permission of the creator)

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“Il silenzio non m’inganna”

di Salvatore Quasimodo*

La facciata della Basilica di San Simpliciano com’è ora ma “invecchiata” al computer da Maria Bartocci, artista e storica di Milano (per gentile concessione dell’autrice)

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Quasimodo torna in San Simpliciano

Un ritaglio del “Corriere Milanese” sui funerali di Salvatore Quasimodo celebrati nella Basilica di San Simpliciano il 17 giugno 1968. Dall’archivio privato del figlio del poeta, Alessandro Quasimodo

Distorto il battito

della campana di San Simpliciano

si raccoglie sui vetri della mia finestra.

Il suono non ha eco, prende un cerchio

trasparente, mi ricorda il mio nome.

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«Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue»

di Salvatore Quasimodo

Dunque davvero i poeti sono dei veggenti? A leggere questa poesia del Premio Nobel per la Letteratura, inserita nella raccolta “Giorno dopo giorno” del 1947, sembra proprio di sì.

Dedichiamo questi versi di Salvatore Quasimodo a tutte le persone che hanno perso la vita durante le migrazioni e in particolare a quelle bambine e a quei bambini per i quali non è neppure possibile, per usare le parole del poeta, alzare «tombe in riva al mare». Secondo le stime dell’Unicef, soltanto nel 2017 «oltre 400 bambini sono morti nel tentativo di compiere il viaggio sulla rotta del Mediterraneo centrale, dalla Libia all’Italia, mentre in migliaia sono stati vittime di abusi, sfruttamento, schiavitù e detenzione mentre transitavano attraverso la Libia» (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/unicef-nel-2017-morti-in-mare-400-bambini)

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«Non toccate i morti, così rossi, così gonfi»

di Salvatore Quasimodo*

MILANO, AGOSTO 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

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