Il sacrificio di Martha, il solo perdonato dalla Torah

di Lucio Pardo*

Nello schermo luminoso, il ritratto di Marta Kold Kleiman della quale si racconta l’estrema scelta di coraggio nel libro “Dopo la barbarie, Il difficile rientro”, curato da Lucio Pardo e Carolina Delburgo ed edito in collaborazione con l’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna e la Comunità ebraica di Bologna. Il volume è stato distribuito lunedì 27 gennaio 2020 ai partecipanti all’incontro per la XX Giornata della Memoria svoltosi nella Cappella Estense del Palazzo d’Accursio, sede del Comune del capoluogo emiliano. (La foto è di Paola Ciccioli)

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Juana, la bambina diventata condottiera per difendere gli indios

di Nadia Fink e Pitu Saá

La leggendaria Juana Azurduy occupa il posto d’onore nel secondo numero di Donne della realtà giornale, interamente dedicato a Mercedes Sosa e al disco “Mujeres Argentinas” da lei inciso quasi quarant’annni fa e nel quale la grande cantante ha celebrato con la propria voce otto personaggi femminili della sua terra. Nella versione cartacea il “foglio” trimestrale del’Associazione Donne della realtà è anche un originale ed elegante pezzo da collezione, mentre i suoi contenuti si possono scaricare direttamente dal blog.

L’immagine è tratta da “Juana Azurduy per bambine e bambini”, scritto da Nadia Fink, illustrato da Pitu Saá e distribuito in Italia da Rapsodia Edizioni: «Continuiamo a seguire i passi di donne realmente esistite. Questa volta abbiamo seguito le tracce di un’eroina delle lotte per l’indipendenza dell’America Latina. Juana Azurduy è la nostra antiprincipessa dell’Alto Perù, o la nostra principessa guerriera» (http://www.rapsodiaedizioni.com/chi-sono-le-antiprincipesse-e-gli-antieroi/)

Di seguito un estratto del libro della collezione Antiprincipesse #3, pubblicato da Chirimbote e Rapsodia Edizioni, che ringraziamo per la collaborazione. La dedica è per i piccoli ma anche per i  grandi che si prendono cura di loro, attenti a miscelare curiosità, fantasia, conoscenza con gli  antidoti contro il morbo degli stereotipi.

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Le frecce all’arco del sessismo

di Roberta Valtorta

La Fiamma Azzurra Claudia Mandia, 24 anni, salernitana, in una foto da Facebook

Serate di grande atletica a Londra, tenniste che scivolano sul doping in Italia, i migliori arcieri del mondo in gara a Berlino fino a domenica. Tiro con l’arco? Già, giusto un anno fa…

Il 7 agosto 2016 le arciere azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia hanno concluso la gara femminile a squadre ai Giochi Olimpici di Rio con il quarto posto: «il miglior risultato del tiro con l’arco italiano nella storia dei Giochi Olimpici»[1].

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Hillary, commander in chief of all stereotypes

by Roberta Valtorta

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Hillary Clinton and her double. The democrat candidate President of the United States of America, here attending “Saturday Night Live” on NBC, together with actress Kate McKinnon, her imitator                                       (from http://www.chicagotribune.com/)

Is it possible to write a few reflections about a political candidate apart from your personal opinion? I’ll try to.

My intention on this post is to put any kind of ideology apart: I neither want to guess who will be the winner between Hillary Clinton and Donald Trump, nor shoot zero about who’s better or worse. The final aim is to share some observations which this long, unusual and sometimes grotesque campaign inspired me, nothing more, nothing less, but let’s start from the beginning.

A few weeks ago, during the second presidential debate, Hillary Clinton was in the middle of answering one of Anderson Cooper‘s questions when a fly landed on her face. She didn’t instinctively react, didn’t flinch and continued speaking, and shortly after landing the bug flew away.

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Hillary, la comandante in capo di tutti gli stereotipi

di Roberta Valtorta

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Hillary Clinton e il suo doppio. In questa foto la candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti d’America in uno sketch della trasmissione “Saturday Night Live” della NBC con l’attrice comica, e sua imitatrice, Kate McKinnon (immagine da http://www.chicagotribune.com/)

È possibile scrivere una riflessione su un candidato politico prescindendo dalla propria opinione personale? Ci proviamo. L’obiettivo che mi sono posta per questo pezzo è quello di accantonare momentaneamente qualunque ideologia: non voglio azzardare pronostici su chi vincerà tra Hillary Clinton e Donald Trump, né tantomeno sparare a zero su chi sia meglio o peggio tra i due. Il fine ultimo è condividere i pensieri innescati dallo spettacolo, a tratti grottesco, di questa lunga campagna elettorale, niente di più e niente di meno, ma partiamo dall’inizio.

Diverse settimane fa, durante il secondo dibattito tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, mentre Hillary Clinton aveva la parola, una mosca le si è posata sulla fronte; lei, impassibile, ha continuato a parlare. Pochi secondi dopo, l’insetto è volato via.

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La forza dello stile contro gli stereotipi nella pubblicità, nei libri e nella vita

di Roberta Valtorta

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«Iris Apfel nata Barrel (New York, 29 agosto 1921) è un’imprenditrice e interior designer statunitense riconosciuta dalle cronache specializzate come icona di stile» (it.wikipedia.org/)

Di recente, per motivi di lavoro, mi è capitato di prestare attenzione ad alcune pubblicità trasmesse dalle reti televisive del nostro Paese. Una delle prime cose che mi ha colpito è la quasi totale assenza del mondo over 70; è un’assenza quasi totale perché qualcuno in effetti c’è, ma è inutile negarlo: la presenza degli anziani nella nostra televisione, almeno nella fascia oraria dalle 21 alle 22, è prevalentemente limitata a ricordarci – tra incontinenza, problemi acustici e dentiere traballanti – quanto il corpo, con il passare del tempo, attraversi un inevitabile decadimento.

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Nipotina mia carissima, lo sai che quando ero giovane in Italia non c’erano prefette, ambasciatrici e magistrate?

di Rosa Oliva*

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Rosanna Oliva in una foto scattata il 10 settembre, giorno del suo compleanno.

Vorrei tanto che mia nipote e le sue coetanee crescessero in un Paese dove le donne fossero liberate dalla necessità di scegliere tra lavoro e famiglia, tra avere figli e fare carriera.

Cara Irene,

hai nove anni e presto ti parlerò di questa mia lettera che leggerai tra qualche tempo.

Una sera ti dirò del compito che ti voglio affidare per quando tu sarai una donna e io non ci sarò più. Devo trovare l’occasione giusta, magari uno di quei momenti felici in cui stai per addormentarti ed io accanto a te ascolto le tue domande difficili: “Nonna, ci credi in Dio?”, “Nonna, oggi ho sentito una parolaccia” e non hai il coraggio di dirmi quale, poi la pronunci sottovoce per conoscerne il significato, che io ti spiego, dicendoti che sì, le parolacce sono una cosa brutta e vanno evitate.

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Gay Pride, c’è sempre una prima volta (anche per Varese)

di Erica Sai

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Sabato 18 giugno: un abbraccio che vale più di mille proclami al primo Gay Pride di Varese. La nostra Erica Sai ha partecipato alla manifestazione perché, come giustamente sottolinea in questa sua riflessione, i diritti riguardano tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale di ciascuno di noi (foto dalla pagina Facebook di Varese Pride)

Le bandiere arcobaleno sventolano qua e là. Spicca una bandiera della Sardegna, solitaria. Non manca mai una bandiera sarda quando c’è l’occasione per portarla in giro. Un fiume di persone per il primo Varese Pride, un concentrato di colori che si snoda a dipingere le vie della città. Una sveglia per Varese, che suona a squilli decisi; un movimento nuovo per questo luogo talvolta troppo grigio, troppo conservatore di quel conservatorismo che finge di non vedere, che vuol convincersi che alcune cose non esistano voltando lo sguardo.

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“Come una ragazza” non è un insulto, lo spiega lo spot degli assorbenti

di Chiara Pergamo

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Dentro l’amata Tv. Chiara Pergamo è da sempre appassionata di tutto ciò che è televisione, come dimostrano anche i suoi preziosi interventi scritti per il nostro blog. Venerdì 24 giugno è apparsa in prima serata su Canale 5 per la disfida riservata ai campioni del programma “Caduta libera” condotto da Gerry Scotti, dichiarando come se niente fosse di aver dominato per 12 puntate. E adesso, con quel che ha vinto, via alle pratiche per comprare la casa!

Ve lo ricordate lo spot della Lines di qualche anno fa? Vi risparmio un faticoso ravanare nei cassetti della memoria, è questo qui. È l’avventura di questa ragazza che partecipa a un provino per diventare “veejay”: se sei troppo giovane o troppo adulta per sapere che caspita sia un “veejay”, trattasi di un giovanotto o una fanciulla che aveva il compito di condurre i programmi sui canali musicali come MTV e affini, dunque una figura televisiva che ha tenuto botta per una buona decina d’anni, salvo poi diventare un effimero ricordo.

 

Ok, siamo al provino dell’aspirante veejay: lei è giustamente agitata, ma si dimostra allegra e spigliata, finché a un certo punto non le chiedono di fare la ruota.

La ruota?

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Di obblighi di fedeltà e antichi pregiudizi

di Erica Sai

Minica Cirinnà

«Sono nata a Roma il 15 febbraio del 1963 in una famiglia di origine cattolica e i miei primi studi li ho fatti in una scuola privata di suore nella Capitale». Comincia così il racconto che fa di sé Monica Cirinnà, la senatrice del Partito democratico prima firmataria del disegno di legge per la «regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze». Fonti: http://www.monicacirinna.it e http://www.senato.it

Il macabro spettacolo intorno alla legge sulle unioni civili ci porta dritti dritti a sbattere contro l’evidenza di un pregiudizio che si credeva antico, superato, e invece è più che mai attuale.

Certo, molte cose si possono dire in questi giorni di pseudo dibattiti, di accuse e scuse; molte questioni si sollevano e danno spunti per diverse riflessioni. Dai giochetti politici (c’è un cattivo odore di ricatti e ricattini tra forze governative, nel senso proprio di parti del Governo, nell’aria), passando per le modalità tecniche di votazione (questioni di fiducia su temi prettamente parlamentari che con il Governo non hanno niente a che vedere), fino alle pesanti e malcelate ingerenze della Chiesa cattolica (non vorremo dimenticare il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che dice al Parlamento italiano quale sia la sola forma di matrimonio che quest’ultimo deve consentire). No, non sono tali questioni e tante altre a catalizzare il mio senso di scandalo odierno più forte, o forse dovrei dire di fastidio, magari di tristezza – sempre che in questo frullatore di schifezze sia possibile istituire una graduatoria.

Nichi Vendola

Il leader di Sel ed ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola con il compagno Ed Testa, pubblicitario e designer italo-canadese. In queste ore la coppia festeggia la nascita di Tobia Antonio, figlio biologico di Ed Testa, venuto alla luce in California con la pratica della gestazione per altri, surrogacy. «Vendola sarebbe stato dunque il tipico beneficitario della stepchild, letteralmente “l’adozione del figliastro”». Fonte: espresso.repubblica.it

All’atteso stralcio dell’adozione dei figliastri, o stepchild adoption che dir si voglia, si è aggiunta una sorpresa: nel nuovo testo salta l’obbligo di fedeltà coniugale. Questo è il punto, qui si straccia il velo di una grande ipocrisia e si mostra il volto di un’idea che persiste in qualche modo, non si sa quanto diffusa ma presente e gettata in faccia come insulto legalizzato.

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Mattone su mattone, viene su una grande discriminazione

di Gianluca Suanno*

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All’inizio dell’anno, precisamente dal 4 al 10 gennaio 2014, ho deciso di registrare e analizzare tutte le pubblicità di giocattoli che io e i miei nipoti vedevamo trasmesse sui canali dedicati ai cartoni animati del Digitale terrestre: Boing, Cartoonito, Rai YoYo, Rai Gulp, Super!, Frisbee, K2. Ammetto che il periodo di ricerca sia stato senza dubbio limitato, ma ha alle spalle una pluriannuale visione di cartoni (e quindi di pubblicità) con i miei nipoti Continua a leggere

No, no: il training dell’anima con Belén non si può

di Chiara Pergamo

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Chiara Pergamo, per sua stessa ammissione, si nutre da sempre di televisione. Ma, quando aveva l’età della bambina di questa foto, i Teletubbies erano di là da venire

Io ho 24 anni e una memoria che è un prodigioso container di informazioni inutili, un tir di fuffa: tra le facezie immagazzinate, quelle in ambito televisivo occupano numerose piegoline del mio cervello. Un bel po’ di anni fa, in un periodo in cui mi bastavano le dita di una mano sola per indicare la mia età, nel pomeriggio di Canale 5 andava in onda il programma Agenzia Matrimoniale, condotto da Marta Flavi, all’epoca moglie di Maurizio Costanzo, terza di quattro prima di Maria De Filippi: a parte che ho sempre trovato simpatico questo avvicendamento delle mogli di Costanzo nella fascia post-prandiale della rete ammiraglia di Mediaset, mi sono trovata a ripensare ad “Agenzia Matrimoniale” in questi giorni (sì, “ripensare” presuppone che lo guardassi e, non senza vergogna, ammetto che a 4 anni, messe giù le Barbie, guardavo la Marta Flavi).

 

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Barzellette: le risate aggressive che colpiscono le donne (e non solo)

di Giada Sofia Conti*

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Tutte le immagini sono tratte dal Web e inserite dall’autrice di questo post nella sua ricerca su “Barzellette di genere e rafforzamento degli stereotipi”

È possibile che le generalizzazioni semplicistiche che fanno sorridere per la loro imprevedibilità possano finire per essere considerate dati di fatto? E che le eccezioni servano solo a confermare la regola e non a prendere in considerazione un punto di vista alternativo?

La mia ricerca muove da tali domande e vuole indagare il rapporto tra umorismo e rafforzamento dello stereotipo di genere. Come scrive Charles Brenner, «La tecnica della battuta generalmente serve a provocare la liberazione, o lo scarico, di tendenze inconsce, le quali altrimenti non avrebbero avuto il permesso di esprimersi o che, almeno, non avrebbero potuto esprimersi in maniera così completa».

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Alleno i bambini e le bambine a fare canestro, eliminando gli stereotipi nello sport

di Dario Lovino*

«Ognuno ha il diritto di praticare sport in ambienti sani che garantiscano la dignità umana. Donne e uomini di età differenti e diverse provenienze sociali e culturali devono avere le stesse opportunità di praticare sport. Le organizzazioni  sportive e le istituzioni devono essere responsabili per l’implementazione di politiche di parità di genere e devono trovare strumenti utili alla promozione della partecipazione delle donne nello sport, a tutti i livelli» (dalla Carta europea dei diritti delle donne nello sport).

Dario Lovino con la fidanzata Francesca

Dario Lovino con la fidanzata Barbara

Grazie al prezioso aiuto fornito dalla Carta   europea dei diritti della donna nello sport, e all’esperienza che vivo quotidianamente come allenatore di basket, mi sento di trarre delle considerazioni personali sul rapporto che lega il genere femminile alla pratica sportiva.

Prima della stesura di questo elaborato non ero a conoscenza dell’esistenza di un documento ufficiale che trattasse il tema dei diritti  della donna nello sport. Per questo motivo ringrazio la professoressa Paola Ciccioli per avermi consigliato, all’inizio del corso di Psicologia delle influenze sociali, di consultare la Carta europea che si è rivelata uno strumento molto utile per analizzare le condizioni attuali della presenza della donna in questo specifico settore Continua a leggere