«…ma poi è uscito il sole…»

di Monica, dieci anni, filippina*

Intervalli di poesia a cura di Flavia Rampichini (nella foto di Paola Ciccioli) durante il concerto della Banda Dehors all’hospice “Il Tulipano”, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. La Banda, fondata da Vincenzo Onida e formata in maggioranza da strumentiste, si esibirà il 16 settembre nel giardino condiviso Isola Pepe Verde, sempre nel capoluogo lombardo

 Quello che resta

Le persone sono semplici
ma sono lo stesso
belle.

La vita è come una grotta
è tutta buia.
È anche infinita
come una torre.

Abbiamo passato momenti
duri,
ma poi
è uscito il sole
a darci la felicità.

Noi siamo colline
e, pian piano,
ci abbassiamo.

Maestra,
il verbo restare
non è all’infinito.

*Da “Ma dove sono le parole?”, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla (Effigie, 2015). «Le poesie scritte dai bambini delle periferie multietniche di Milano nei seminari di una mestra speciale». 

Cicliste all’Isola (con stile vario)

Testo e foto di Luca Bartolommei

Il murales all’uscita della metropolitana che colora la zona del quartiere di fronte al giardino condiviso “Isola Pepe Verde” di Milano dove, il 16 settembre 2017, si terrà “Ero straniero… ora sono milanese”, pomeriggio di cultura meticcia con la musica della Banda Dehors e molto altro (https://allevents.in/milan/ero-straniero-ora-sono-milanese/1814793451881225#)

Ogni canzone milanese deve essere crudele e sbarazzina, recita l’incipit de La “Gagarella” del Biffi Scala, composta dalla coppia simbolo della musica meneghina Giovanni D’Anzi – Alfredo Bracchi, di cui ho parlato ieri. Attraverso un brano, quindi, si possono prendere in giro usi, costumi e personaggi della nostra città con ironia tutta ambrosiana.
Proverò ad adeguarmi all’invito dei due maestri, non scrivendo rime e note ma soltanto un breve testo nato ascoltando, ma anche suonando, questa canzone che tanto mi piace e che mi dà l’opportunità di usare la mia lingua madre, il milanese.

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