Da sempre le genti del mondo si spostano, come sempre le lingue si mescolano

di Tullio De Mauro

Il linguista Tullio De Mauro, scomparso due anni fa, è l’autore dell’introduzione al libro di Vinicio Ongini “Io sono filippino” (che pubblichiamo in parte), uscito nel 1991 e ristampato da Sinnos Editrice nel 2000, anno in cui De Mauro ha ricoperto la carica di ministro della Pubblica Istruzione. Si tratta del primo volume bilingue di italiano-tagalog, la lingua di una delle più consistenti comunità di stranieri in Italia, quella filippina appunto, composta da 167.859 persone, pari al 3,3 per cento degli immigrati ufficiali (dato da www.tuttitalia.it). Secondo il più recente Rapporto annuale sulla presenza dei migranti, a cura dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i bambini filippini che vivono in Italia sono 33.952, cioè il 4,2 per cento dei minori non comunitari presenti nel nostro Paese. (dati da www.lavoro.gov.it). 

Nello scatto di Paola Ciccioli, il libro bilingue di Vinicio Ongini “Io sono filippino” accanto a una barchetta di carta costruita da Gabriel, un amico di 8 anni nato in Italia da genitori filippini e animato dalla curiosità necessaria per navigare nel mare della conoscenza

Una lingua, voglio dire una lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel mondo, non è un guanto, uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazioni, schemi mentali. Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le altre che la parlano ed è dunque la trama, invisibile e forte, dell’identità di gruppo. E fa parte del suo essere e funzionare quella che un grande linguista di questo secolo, Ferdinand de Saussure, chiamò la Force de l’intercourse, la forza di interscambio: essa cioè è la condizione che ci permette come singoli di apprendere altre e nuove lingue e permette alla comunità di cui siamo parte di aprirsi alla conoscenza e al contatto di altre e diverse e nuove genti.

Come si sa, sono oltre seimila le lingue oggi vive nel mondo. E sono decine e decine quelle parlate da consistenti nuclei demografici. Contro vecchie immagini stereotipate, sappiamo oggi che, indipendentemente da recenti flussi migratori, non c’è paese del mondo di qualche estensione e consistenza demografica che non ospiti cittadini nativi di lingua diversa. L’Italia, con le sue tredici minoranze linguistiche autoctone o insediate fra noi da secoli e con la sua folla di diversi e ancor vivaci dialetti, è solo uno degli innumerevoli casi tra i duecento paesi del mondo.

Già in epoche del passato si erano avuti movimenti migratori di consistenti parti di popolazione. L’intera storia naturale e culturale dell’Homo sapiens fin dalle origini più remote è segnata dal migrare. Lo stabilizzarsi degli stati nazionali ha reso da un lato più evidente dall’altro più difficile, drammatico il fenomeno a partire almeno dal secolo scorso. E tuttavia, fino ad anni recenti, il fenomeno coinvolgeva masse anche estese caratterizzate però da una relativa omogeneità culturale, cioè religiosa, linguistica, di costume con i paesi d’arrivo.

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“Primavera dintorno” e a Roma va in scena il nostro libro in pantofole

di Sergio Angelo Picchioni

Perché la “Città ideale”? Perché vogliamo fare un omaggio al Centro Studi Marche che affida la propria immagine a questo capolavoro custodito nel Palazzo Ducale di Urbino. E perché il Cesma il 30 marzo 2017 ci ha ospitati nella sua sede di via dei Coronari a Roma per la presentazione del libro “È come vivere ancora” di Mariagrazia Sinibaldi, curato e pubblicato dall’Associazione Donne della realtà

Sarei voluto intervenire ma la mia età non me lo concede, ragion per cui ho raccolto le mie impressioni su un paio di fogli. Presentare un libro non è per me un’esperienza nuova, tanti avendone già recensiti, lodati o a volte anche criticati, sempre però in campo storico, filologico o anche archeologico. Ora dover presentare una raccolta di memorie e di sensazioni redatte in forma letteraria è un impegno nuovo, che mi ha lasciato per un certo tempo perplesso e indeciso.

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«Pain et baisemain dans mon Canada où tout est grandiose (y compris les réfrigérateurs)»

par Mariagrazia Sinibaldi – de Gatineau (Canada)

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Mariagrazia poursuit son “reportage” du Canada en racontant sa visite à une maison-musée du pain. Dans la photo, elle est en compagnie du gentleman en habit d’époque qui lui a fourni des informations détaillées, après l’avoir accueillie avec le baise-main de coutume. Cet article il etait traduit par le professeur Sergio Angelo Picchioni qui a contribué aussi à la publication de “È come vivere ancora”, premier livre par Mariagrazia Sinibaldi, édité par la présidente de la Association Donne della realtà, Paola Ciccioli

Dans ce pays où est sur une échelle grandiose, des rivières aux arbres dans les rues, aux parcs où jouent les enfants et les adultes, où d’espace disponible il y a en a tant, enfin vraiment beaucoup, où même les maisons qui ressemblent à de minuscules contiennent de grandes choses: réfrigérateurs, machines à laver, bouilloires, chambres et cuisines qui son véritables cuisines, salles de bains immenses (et voilà notre bains tellement peu spacieux). Dans ce pays où le supermarché à la taille d’une usine automobile, où les machines sont presque toujours SUV, dans ce pays, je l’ai dit, il y á un moulin qui moud le blé encore avec des roués en granit. Les annexes sont la maison de maître (1850), maintenant un musée, et une boulangerie avec une infinie qualité de pain, où un vieil homme barbu aimablement vend du pain et de la farine à moulin.

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«How, after wandering about villas and houses, the police helped me to find my way back home»

by Mariagrazia Sinibaldi – from Gatineau (Canada)

 Mariagrazia during her stay in Canada

Mariagrazia during her stay in Canada. Our senior blogger wrote about her holidays in the book “È come vivere ancora”, cured by Paola Ciccioli and published by Associazione Donne della realtà

The number 17, as you know, is a despicable number: coward, untrue and traitor. What would it have cost it to stay home and wait for the return of the signora Vecchiottina whom, with her 80 (and counting) years of age, had decided to travel across the ocean for her granddaughters’ graduation, already eighteen years old, but for her, signora Vecchiottina, always her “PIZZIRICCHIA”, her sweetie pie. Besides, just across the ocean, his cousin 17 served as a good luck charm!

But no sir! Her 17, stealthily, maliciously, had glued himself to her, and had arrived with her in Canada and when best he pleased, not caring about the local customs, struck mercilessly…

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Una nipote in Canada, l’altra in Australia e io in mezzo con la mia nuova conquista: whatsapp!

di Mariagrazia Sinibaldi

Jasmine

«This is what Spring in Canada looks like», scrive su Facebook Jasmine Bonapace-Cianciotta, nipote di Mariagrazia Sinibaldi, a commento di questa bella fotografia. Oggi Jasmine festeggia il compleanno e dunque: bonne fête!

Qualche settimana fa, con il mio nuovo whatsapp e con immensa soddisfazione, ho comunicato in tempo reale con Jasmine, la mia nipotina (18 anni) che vive in Canada. Erano, da noi, le 6 di sera, da lei era mezzogiorno.  Le ho scritto (oppure ho detto? Oppure ho chattato? Non so, decidete voi): «Come stai? Che fai? Che tempo fa?» e dando un’occhiata al termometro fuori della finestra che segnava 8 gradi, ho aggiunto: «Qui fa molto freddo, anche se il cielo è sereno». Dopo 30 secondi è arrivata la risposta: «Sto bene; sto studiando tra 5 giorni ho l’esame; anche qui fa freddo, del tipo meno 10 gradi». E io: «Allora qui è quasi estate!». E lei: «Credo proprio di sì».

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E così la “signora Vecchiottina” è riuscita (per amore delle nipoti) a domare anche lo smartphone

di Mariagrazia Sinibaldi

Mariagrazia con Babbo Natale

Tre immagini dal profilo Facebook di Mariagrazia Sinibaldi. Qui è a Roma, durante le vacanze appena terminate, mentre con sguardo fiero abbraccia il figlio Francesco Cianciotta nelle insolite vesti di Babbo Natale.

I figli, si sa, se sono bene educati, e con ciò si intende “tirati su con tutti i crismi”, i figli così, dicevo, sono gioielli preziosi. Dio ne guardi, però, se nel tirarli su una povera madre, oberata da preoccupazioni di vario genere, non è riuscita ad addentrarsi nei mille meandri di cui è composta la  buona educazione; quella “con tutti i crismi”… ecco… lì… allora c’è il patatracac.

Ma la signora Vecchiottina no, lei, non per vantarsi, li aveva allevati, i suoi figli,  alla buona educazione: evidentemente…oppure forse… o anche non si sa mai.

Insomma il fatto è questo.

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«Pane e baciamano nel mio Canada dove tutto è grandioso (frigoriferi inclusi)»

di Mariagrazia Sinibaldi – da Gatineau (Canada)

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Prosegue il “reportage” di Mariagrazia dal Canada (https://donnedellarealta.wordpress.com/2015/06/24/gira-che-ti-rigira-tra-le-villette-per-ritrovare-casa-mia-e-dovuta-intervenire-la-polizia/) con il racconto della sua visita in una casa-museo del pane. Qui è con il gentiluomo in abito d’epoca che le ha fornito dettagliate informazioni, salutandola con il baciamano d’ordinanza. Le foto di questo e del precedente post sono state scattate dal suo amico Stéphane: lo ringraziamo per la generosa collaborazione

In questo Paese, dove tutto è di dimensioni grandiose, dai fiumi, agli alberi alle strade, ai parchi dove giocano bambini e adulti, dove lo spazio a disposizione è tanto tanto tanto, ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­anche le case che sembrano piccoline, contengono cose grosse: frigorife­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ri… lavatrici… pentoloni… camere spaziose e cucine che sono signore cucine… e bagni immensi (e i nostri così risicati risicati), in questo Paese dove il supermercato ha le dimensioni di una fabbrica di automobili, dove le macchine sono quasi sempre Suv, in questo Paese, dicevo, esiste un mulino che macina grano ancora con grosse ruote di granito; annesse ci sono la casa del padrone (1850 circa), ora sistemata a museo, e una panetteria con infinite qualità di pane, dove un gentile vecchio signore barbuto vende pane e farina del mulino…

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«Gira che ti rigira tra le villette, per ritrovare casa mia è dovuta intervenire la polizia»

di Mariagrazia Sinibaldi – da Gatineau (Canada)

Mariagrazia in questi giorni in Canada

Mariagrazia in questi giorni in Canada

Il 17, si sa, è un numero dispettoso al limite della malignità: vigliacco e falso e traditore. Che gli ci voleva restare a casa sua e aspettare il ritorno della Signora Vecchiottina che, coi suoi 80 anni (e mesi), aveva deciso di attraversare l’oceano per la gran festa della maturità di sua nipote, ormai diciottenne, ma per lei, Signora Vecchiottina, sempre sua PIZZIRICCHIA?! Oltretutto proprio al di là dell’oceano il suo cugino 17  fungeva da portafortuna!

Ma nossignore! Il suo 17, quatto quatto, malignamente, le si era appiccicato addosso, era arrivato con Lei in Canada e al momento suo, infischiandosene di usanze locali, aveva colpito senza pietà… Continua a leggere

A Ellis Island, dove i nomi della mia famiglia sono stati “abitati” da altre persone

Testo e foto di Alba L’Astorina da New York

Statua Libertà Ellis Island

Anche se può suonare strano da una napoletana come me, ma la mia visita a New York durante il periodo di Pasqua 2014 ha molto a che fare con i ricordi della mia infanzia. Il legame più importante è di certo con mio padre, che per anni ha lavorato come civile presso il Comando delle Forze Alleate del Sud Europa di Bagnoli, una delle più grandi basi NATO d’Italia. Attraverso la mensa ufficiali, dove mio padre prestava servizio, arrivavano a casa nostra i sapori e le tradizioni tipiche degli americani che frequentavano la base. Ma in questa immersione in emozioni del passato che è diventato il mio soggiorno a New York, molto c’entra anche il versante materno, con le sue storie di emigrazione da Napoli verso l’Inghilterra, prima, e l’America poi. Milano Napoli NY andata e ritorno, 16-28 aprile 2014

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«Quei ragazzi tristi che hanno dovuto lasciare l’Europa»

di Antonella Pagnanelli, da Calgary*

giovani

Le incredibili parole del ministro del Lavoro mi hanno spinta ad aggiornare questa testimonianza della manager Antonella Pagnanelli. Giuliano Poletti, riconfermato nel governo Gentiloni dopo le dimissioni di Matteo Renzi in seguito alla sconfitta referendaria, a proposito della cosiddetta “fuga dei cervelli” il 19 dicembre 2016 ha dichiarato: «Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». «Chiedo scusa a mio figlio e ai giovani » gli ha fatto eco il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi dalla cui pagina Fb proviene questa immagine

Stasera ho cenato in un bar/ristorantino in centro a Calgary: città molto ricca (qua ci sono gas e petrolio alla grande e infatti è piena di americani). La mia cameriera era una ragazza scozzese, sulla venticinquina: passa nel ristorante 13/14 ore a giorno, delle quali tre nel pomeriggio sono di pausa (ma lei vive troppo lontano dal centro per andare a riposarsi un po’ a casa). Prende 9 dollari canadesi, circa 7 euro, LORDI, l’ora. È qui da due mesi, con il suo ragazzo che ha un lavoro “normale”.

Lei mi ha ripetuto cento volte, in pochi minuti, di essere tanto stanca. Mi ha fatto vedere le braccia piene di eczema per lo stress… Le ho chiesto se mangiasse adeguatamente e mi ha risposto mica tanto e che ha perso quattro chili in due mesi.

Queste (anche) sono le storie dei ragazzi che oggi lasciano l’Europa in cerca di un lavoro… Se sei qualificato, magari all’estero guadagni anche molto bene. Ma se non lo sei, ti sfruttano e basta.

Anche a Vancouver avevo incontrato un ragazzo giovane, che aveva lavorato un anno a New York e poi era da un anno a Vancouver, impiegato come responsabile della qualità in una buona azienda. Eppure, dietro l’apparenza sbarazzina e “scafata”, aveva tanta malinconia e voglia di rientrare in Italia… perché in Italia ci sono i suoi fratelli, la madre anziana… Mi diceva: «Qua si sta benissimo, ottima qualità della vita, un buon lavoro, civiltà e rispetto… ma dentro mi sento spezzato in due».

A questi ragazzi abbiamo rovinato la vita e negato un futuro sereno a casa loro… La vita dell’emigrante è dura, per lavoro ne ho conosciuti tantissimi, di prima, seconda, terza generazione… Quasi tutti ti dicono che non tornerebbero mai in Italia a vivere, ma tutti quando parlano dell’Italia hanno i lucciconi agli occhi.

Il punto è che c’è stata una generazione che ha vissuto la guerra, che ha lottato per la Libertà e per il lavoro… Poi è arrivata una generazione che è campata di rendita, pensando che il benessere acquisito fosse ormai irreversibile.

Invece non lo era.

Mi sembra di vedere tante aziende, rese grandi da chi le ha fondate e le ha fatte crescere, con passione, con fatica e dedizione… E poi è arrivata la seconda generazione: belle macchine, bella casa, bella vita… ruoli dirigenziali senza aver prima lavorato un giorno nella vita… soldi a bizzeffe, aziende su cui i padri avevano investito, munte dai figli come fossero vacche…

L’Italia di oggi la vedo così e mi dispiace tanto per questi ragazzi. Andare all’estero è la cosa più bella del mondo, se lo fai per scelta.

Ma se lo fai per necessità…

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Antonella Pagnanelli durante una emozionante vacanza in Zimbabwe

* Antonella Pagnanelli è export manager di una grande azienda italiana. È sempre in viaggio e sulla sua pagina Facebook racconta avventure e disavventure ma anche le impressioni che le danno le città e gli incontri. Salendo e scendendo dagli aerei, ha sempre l’occhio puntato su quel che succede in Italia e inevitabilmente fa il confronto con la realtà degli altri paesi. Questa sua riflessione, del 29 ottobre 2013, mi sembrava appropriata per il nostro blog e le ho chiesto il permesso di pubblicarla. Purtroppo è più che mai attuale. (p.c.)

AGGIORNATO IL 20 DICEMBRE 2016