di Mariagrazia Sinibaldi
La vecchia signora chiuse gli occhi e meditò: sì, la metropolitana era davvero la sua finestra sul mondo, e lei lo sapeva. Nulla di ciò che vedeva la conturbava in maniera violenta, al contrario, talvolta, l’avvolgeva come una coperta calda e la metteva in grado di fare piacevoli riflessioni. Certo in questo era aiutata dal suo caro indomabile ottimismo!
Ma questa volta non c’era ottimismo che tenesse… Stavolta era veramente senza fiato, stavolta davvero i neri pensieri stavano prendendo il sopravvento!
Così aveva scritto la vecchia signora, nel maggio dell’anno precedente.
Oggi rivedeva con gli occhi del ricordo la grossa donna e l‘uomo senza gambe seduto nella carrozzina per disabili, ripassava col pensiero lo sguardo e il sorriso d’intesa tra i due nel passaggio della pesante borsa da lei a lui. E ricordò di aver pensato all’esistenza, su questa terra piena di maleodoranti malvagità, di persone eccezionali e di cose buone. Ricordò di aver riconosciuto nei due tragici personaggi una dignità profonda.
Oggi non più.

Scrive Mariagrazia sul proprio profilo Facebook: «Quanti anni trascorsi da quando creavo così!!! Quanta fantasia!!! Che manualità!!! Molti anni, molta fantasia e una manualità che non ho più. Ma sono contenta lo stesso: ho ancora mille e mille cose da fare e grazie a Dio molte corde al mio arco… Buon anno a tutti»
Ebbe la sensazione fisica di una grossa botta al cuore e il gelo di una drammatica amarezza.
Oggi l’uomo senza gambe stava poggiato sul pavimento e contorcendosi da destra a sinistra, aiutandosi con le mani avvolte in cuscinetti di pezza e strisce di cuoio sdrucito, avanzava al centro del vagone… e con voce innaturalmente roca chiedeva l’elemosina. Tutti avevano dato.
Oggi la vecchia signora cercava affannosamente dentro di sé qualche moto che la riportasse a galla, ma troppo troppo tragica era la visione dell’uomo senza gambe che oggi miserevolmente si trascinava davanti a lei.
Oggi la vecchia signora si chiedeva con affanno dove fosse finita la grossa donna sciatta vestita di nero… dove si fosse nascosta quella nobile dignità a cui i due, insieme, sembravano appoggiarsi per sopravvivere.
Oggi la vecchia signora si chiedeva, quasi piangente, se quella dignità fosse stata un suo sogno…
Oppure (e questo le sembrò paradossalmente meno tragico) quali eventi neri avessero diviso i due… l’uomo e la donna dignitosi, che così profondamente l’avevano colpita l’anno passato e le avevano aperto il cuore alla speranza di una umanità migliore.
Poche parole per una riflessione struggente e profonda. Mariagrazia dalla tua finestra sul mondo mostri la tua sensibilità e le tua capacità di “vedere” le persone che, nei nostri giorni convulsi e in un tempo in cui spesso l’attenzione è rivolta solo ai nostri problemi, sono “invisibili”.
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Ipnotiche le tue creazioni artistiche, Maria Grazia. Drammaticamente vere le tue riflessioni, aggiornate da una realtà sempre più povera e violenta. Ma non butterei alle ortiche la dignità che sta negli occhi di chi guarda,come quella che avesti tempo fa.
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solo ora ti rispondo perchè solo ora ho capito come si fa !!! grazie per l’apprezzamento sulle mie creazioni artistiche. A volte mi rifugio lì, perchè quello è un mondo mio ed è lontano dal mondo delle ‘brutture’
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