«Avevamo progetti lieti per l’autunno»

di Rosalba Griesi

L'autunno

Foto di Giuseppe Cozzi. Dall’album del suo profilo Facebook dedicato all’autunno

«Pronto? È lei la signora Rosalba? Sono Mariapia», mi sento dire al telefono una mattina d’inizio luglio. Qui c’è lo zampino di Rosy, penso.

«Ho letto i suoi libri e volevo complimentarmi per i suoi versi leggeri e profondi… mi hanno reso emozioni. Lo sa che amo la poesia?».

Mariapia è un’anziana signora, una ex professoressa di Latino e Greco, ma la sua voce esprime una vitalità incredibile, un’energia insolita, un entusiasmo nuovo, tanto che non le darei affatto 86 anni, come lei stessa mi dice di avere. Col suo accento torinese, mi parla di sé. Lombarda di nascita, sposa un piemontese. Insegna in un liceo classico, ama Orazio e il Sud ed è affascinata dal nome “Ripacandida”…

«Vede? Anche in questo sostantivo vi è evidente latinità. Ripa ripae, riva sponda d’un bianco candido», dichiara entusiasta.

Rosalba Griesi

Rosalba Griesi nel Castello di Gorizia, città nella quale ha di recente ricevuto un premio per la sua tesi di laurea. Il come e il perché lo ha raccontato sul nostro blog

In realtà è soltanto il comune lucano di provenienza del “don” della parrocchia dove Mariapia prodiga le sue attenzioni e le sue cure ai bisognosi. Dice di occuparsi dei poveri, che preferisce definire «i miei assistiti» per una sorta di rispetto nei confronti della loro condizione sociale. Il giovedì tiene lo sportello d’ascolto. E assieme a un «confratello» si reca personalmente presso le case degli «assistiti» per accertarsi della loro reale condizione e per distribuire il necessario.

«Sa, delle volte raccontano delle storie per prendere… ma a me nessuno riesce a prendermi per il naso!», dice divertita.

Dopo la nascita del suo primogenito rinuncia all’insegnamento e svolge full time il ruolo di mamma, e ben presto i figli diventano due. Tuttavia conserva la passione per i classici e il rimpianto per l’insegnamento, tanto da impartire lezioni «gratis» – ci tiene a sottolineare – ai ragazzi che ne fanno richiesta.

«Guardi, mia cara, i ragazzi hanno disamore per lo studio, per i classici, per ciò che in fondo potrebbe servire loro nel futuro. E la colpa non è dei ragazzi, piuttosto d’un decadimento sociale e culturale a favore della tecnologia. Il problema è che noi adulti nutriamo un maggiore disamore per noi stessi rispetto a loro e glielo trasmettiamo», mi dice infervorata.

Penso: «Altro che anziana signora, è uno tsunami. Altro che indifesa e sola…».

«Sa, sono vedova da ventisette anni, vivo sola, ma in continuo movimento, in continua ricerca…», afferma con orgoglio di donna.

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Dou Gerrit (1613- 1675), “Old Woman Reading a Bible”

Discutiamo di cultura e ci inoltriamo fra le epistulae del Vate: «Tu quamcumque deus tibi fortunaverit horam/grata sume manu neu dulcia differ in annum/ut quocumque loco fueris vixisse libenter/te dicas».(1)

«Quanta verità, quanta saggezza!».

“Sa, bisogna riconoscerlo, voi del Sud vi offrite con calore, con semplicità… Sarà il sole, saranno gli spazi, sarà il mare come un cielo rivoltato…”, mi dice Mariapia.

«Noi invece, qui al Nord, delle volte ci vestiamo di freddezza», continua

Lei no, penso, lei per trasporto credo sia una “terrona”. E sorrido compiaciuta.

Insomma, ci pare di essere vecchie amiche. Provo la sensazione di conoscerla da anni, d’aver preso parte alle sue feste, ai suoi eventi più importanti, d’averla incontrata in un’altra vita e d’aver serbato quella sottile sensazione d’un déjà vu e pare che sia anche per lei la stessa cosa.

Ridiamo di queste spassionate confidenze e proponiamo un tête-à-tête, magari per l’autunno. Intanto prometto di farle dono di un mio libro e di dedicarle dei versi. Le presenterò anche il nostro giornalino, “Libero accesso”, il notiziario della mia cittadina, e le propongo subito di scriverci qualcosa tra un’opera buona e l’altra, tra una carità e un’assistenza. Anzi, visto che ama il “suo” Orazio, perché no?, la inviterò a visitare la sua patria, la città natale, Venosa, che si trova a due passi dalla mia.

Ci salutiamo con la certezza di aver trascorso un piacevole momento durato sì e no una mezzora.

Mariapia mi richiama a fine luglio per ringraziarmi del plico che le ho mandato. La sua voce è ancor più energica. Ha grandi progetti per i giovani, ma ora deve partire in vacanza con la figlia. Ama le vette e vorrebbe recarsi a Courmayeur, come ogni anno. Tuttavia l’ipertensione non glielo consente e quindi opterà per le alture più dolci. Le chiedo se “smanetta” col pc, e lei assicura di poter risolvere questa sua défaillance. Che dolce! Che temeraria!

Rosy Ciniello

Rosy Ciniello, amica di Rosalba

La mia amica Rosy è a Torino da una vita. Lasciò il paese coi suoi genitori all’età di undici anni… Ma non ci ha mai scordati – né me, né il paese – ed è sempre presente, anche a distanza. Mi dice che la nostalgia è una brutta compagna e dice che io riesco a scacciargliela.

Il 29 agosto, verso mezzogiorno squilla il mio whatsapp: «Ciao Ro’, stamattina Mariapia è andata in cielo… ci ha lasciati… mentre leggeva un libro, seduta in poltrona”.

Giusto il tempo di conoscerti, di ascoltare la tua voce fresca e squillante da trentenne, da donna speciale.

 

(1) «Qualunque ora lieta ti concedano gli dèi prendila con riconoscenza, non rimandarne di anno in anno le gioie, così che potrai dire d’esser vissuto contento». Traduzione libera da “Come Orazio vide il mondo” di Antonio Vaccaro (Osanna Edizioni).

6 thoughts on “«Avevamo progetti lieti per l’autunno»

  1. Grazie a te Teodora, di questa profonda riflessione, dedicata al mio racconto. Io ho vissuto per anni con la nonna Peppa. Ma all’epoca, ero ragazza, non potevo capire l’importanza di avere accanto un bagaglio di saggezza e di vita. Sentivo soltanto che mi piaceva vivere con lei. Poi da adulta m’è tornato ogni parola che mi dedicava, ogni consiglio che mi elargiva, ogni storia che mi narrava…ed ho apprezzato il suo modo di vivere che ora è il mio. Già, cara Elisabetta, ogni anziano è una biblioteca e credimi, io vorrei poter ascoltare ognuno di loro, se fosse possibile, per diventarlo anch’io un giorno.

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