di Marco Biella*
Che cosa mi rappresenta meglio? Le mie idee o il mio aspetto? Chi vince nell’eterna lotta tra essere e apparire? Queste domande, spesso lasciate a una filosofia approssimativa, possono trovare risposta se chi se le pone indaga con metodo.
Negli ultimi anni sono apparsi alcuni studi su come le persone si presentano e sugli effetti che le varie strategie hanno su chi si presenta (Saguy e colleghi 2010) e su chi osserva. Ciò ha riportato in luce strumenti che possono tornare utili per determinare se un soggetto, nella presentazione di sé attraverso le immagini, attribuisce maggior importanza al viso (nel quale vengono generalmente rappresentati i tratti propri delle idee e degli stati mentali) o al resto del corpo (generalmente legato all’aspetto fisico). L’indice di prominenza facciale relativa ideato da Archer nel 1983 è quello che ho scelto per questo lavoro in quanto si adatta perfettamente all’ambiente e al materiale esaminato.
Se la letteratura scientifica ha fornito ottimi strumenti per l’implementazione della mia ricerca, ha trascurato il campo in cui essa si muove. Nonostante la proliferazione di lavori di analisi del contenuto proposto dai vari mass-media, ci si è concentrati prevalentemente su quelli più classici come riviste (Hatton e Trautner, 2011), programmi televisivi, immagini pubblicitarie (Archer 1983), e così via trascurando in nuovi e sempre più ingombranti media emergenti i quali sono caratterizzati da una comunicazione bidirezionale e interattiva, a differenza del vecchio sistema che prevede una comunicazione unidirezionale, e non seguono una linea “editoriale” indirizzata da un unico editore di riferimento ma sono costruiti dal basso, grazie alla partecipazione degli utenti.
Questi due aspetti di slancio e carenza mi hanno portato a elaborare la proposta di indagare le differenze di genere nelle strategie di presentazione di sé tramite l’indice di prominenza facciale relativa nelle foto dei profili Facebook. Con questo lavoro spero di ottenere un modesto indice di quanto le norme che guidano la presentazione di sé siano state interiorizzate e quindi utilizzate in una produzione libera – la foto del profilo viene scelta dall’utente stesso come propria presentazione – di fotografare le strategie usate dai due generi certificandone la disparità o la similarità e iniziando almeno a intuirne le cause. L’augurio, oltre raggiungere gli obiettivi che mi sono proposto, è anche quello di stimolare una letteratura che esplori con rigore i territori finora ignorati dei media partecipativi, sempre più diffusi nella nostra società. (…)
* Marco Biella è laureando in Psicologia all’Università di Milano Bicocca. Per superare con me, brillantemente, l’esame di Psicologia delle influenze sociali ha condotto un lavoro innovativo e molto interessante le cui conclusioni sono sintetizzate qui sotto. E spiegano anche il perché delle foto che abbiamo scelto per questo post, tratte entrambe dai nostri profili Facebook.
In questo lavoro ho cercato una differenza nelle strategie di presentazione tra donne e uomini basandomi principalmente sull’indice di prominenza facciale relativa. Questa differenza è stata trovata e riconosciuta come statisticamente significativa tramite test considerati attendibili secondo criteri scientifici. Le donne hanno una presentazione in cui il corpo viene considerato più importante del volto, anche se non di molto, rispetto a quanto fanno gli uomini. La maggiore importanza attribuita al corpo è tale da aver portato alla mancanza di una singola fotografia nel campione in cui una donna si rappresentava mostrando solamente il volto, cosa che invece è avvenuta 4 volte tra i soggetti uomini del campione. Ciò suggerisce l’idea che ognuna delle donne esaminate in questa indagine considera il proprio corpo come una parte fondamentale e imprescindibile della propria identità, che sarebbe incompleta se presentata senza di esso.