Vera e il suo canto in bronzo alla maternità

di Paola Ciccioli

“La visitazione di Maria a Elisabetta”, dettaglio del portale in bronzo della Chiesa di Santa Maria della Vittoria, in via De Amicis, a Milano. L’opera è della scultrice Vera Tiberto Omodeo Salè (foto di Luca Bartolommei)

«Ah, Michele Zappino era il più giovane insegnante di Brera. Era venuto su dalla Calabria e aveva maglioni di lana ispida, che pungeva». Sì, Vera ritorna con la memoria agli anni in cui frequentava l’aula di scultura dell’Accademia di Belle Arti e quel che restituisce sono i dettagli, il pane necessario di ogni autentico artista.

Domani è un giorno particolare e lei si prepara a viverlo con emozionato distacco, un ossimoro che fa da sfondo alle sue parole quando mostra la domestica raccolta d’arte che la circonda. Ha creato lei, con la mente, le mani e il cuore, le decine e decine di statue, icone e bassorilievi che affollano la sua casa. «Quello è il mio primo lavoro», dice con il soffio della voce mentre indica la “Madonna con bambino” che ha alle spalle, in sala da pranzo. La maternità con l’intrinseca bellezza e il suo mistero: è questo il filo rosso che unisce ogni opera modellata da Vera. Una “passione” che affonda le radici nella sua biografia e che ha lasciato una traccia importante nella storia religiosa, e non solo, della città di Milano.

Moglie dell’industriale Adolfo Omodeo Salè, quando già aveva messo al mondo cinque figli, nella metà degli Anni ’80 ha accettato l’incarico di realizzare il portale di Santa Maria della Vittoria, la chiesa di origine medievale trasformata dal Barocco che, lì a due passi dalle romane colonne di San Lorenzo, è la testimonianza del dialogo interreligioso voluto e incoraggiato dal cardinale Carlo Maria Martini. Una chiesa cattolica è oggi il punto di incontro e di preghiera della comunità rumena di fede ortodossa. All’interno l’iconostasi copre l’altare e l’oro delle icone si mescola alle luci tremolanti delle candele e al profumo dell’incenso. «Siamo qui da quarant’anni», racconta Padre Traian Valdman, parroco-poeta che osserva con sguardo ammirato il portale della sua chiesa e lo definisce «un trattato di mariologia in bronzo». Ed è così, perché la bellezza dell’opera creata da Vera Tiberto non è soltanto nell’armonia e nella delicatezza del tratto. È, piuttosto, nella scelta di rappresentare la vita di Gesù mettendo in primo piano la madre, Maria. Dall’Annunciazione fino alla Pentecoste, in sette “scene” il portale di Santa Maria della Vittoria è un canto muto alla Madonna e per i fedeli che vanno lì a pregare ogni domenica è esso stesso un oggetto di culto.

Oggi, 19 marzo, a mezzogiorno, al termine della funzione religiosa, racconteremo insieme a Vera, alla famiglia e agli amici un po’, appena un po’, di questa storia. Una storia che chiede però di essere scritta tutta e per intero perché dice dell’essenza di Milano, la città dove – più che altrove – molti pensieri riescono a farsi realtà.

1 thoughts on “Vera e il suo canto in bronzo alla maternità

  1. Oggi, 25 maggio 2023, la cara Vera Tiberto Omodeo Salè ha terminato il suo percorso terreno
    L’Arte, e noi tutti che l’abbiamo conosciuta e amata, perdiamo una Donna immensa

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