La mia tesi di laurea, i sogni audaci e io siamo stati premiati

di Rosalba Griesi

Rosalba Griesi

Rosalba Griesi

Ogni nuvola prima o poi si dissolve in pioggia, oppure un vento passeggero la soffia via. Dalla mia, un bel momento, ho deciso di scendere, per lasciarla andare incontro al suo destino. Ricordate? La nuvoletta sulla quale mi ero posata dal giorno della mia laurea. Sentivo che era giunto il momento di agire.

«Ai miei sogni, a quelli realizzati a quelli che verranno come la neve d’inverno come il raggio stizzito a primavera», scrivevo sulla prima pagina della tesi. E la primavera era ormai inoltrata, e i miei progetti scalpitavano! Ripensavo al mio lavoro finale, per l’appunto, all’argomento trattato, che mi dischiudeva un mondo che da sempre mi ha affascinato, che da sempre ho desiderato conoscere. L’incanto antico, di genti e terre lontane, dispersi nella notte dei tempi, quella misticità, quei colori sgargianti, capaci di scandagliare il mistero della vita che è, in fondo, in ognuno di noi, nell’essere uomo. Avevo intrapreso un viaggio nel viaggio, quello dalla Tradizione sino ai giorni nostri. Il viaggio infinito dell’uomo che si ripete nelle vite di ognuno, che siano cicli, di ere o di samsara, ossia rinascite.

Donne indiane davanti ai Taj Mahal

Donne indiane davanti ai Taj Mahal

Il Ramayana, opera monumentale, affascinante poema, unico della letteratura sanscrita per purezza e semplicità di stile, straripante d’incantevole poesia, “poesia dell’infinito” come scrisse Gaspare Gorresio docente di sanscrito, nella sua prefazione all’opera, da lui tradotta per la prima volta in Italia. Frutto di rielaborazione di miti, di storie, di leggende e soprattutto di grande portata didattica, viene ancora letto dalle donne dell’India. Crescendo, esse si nutrono della parola contenuta nell’itihasa, che con i Purana costituiscono gli unici strumenti dell’educazione religiosa femminile, giacché le donne sono escluse dallo studio dei Veda.

Gorresio

Nel Ramayana ritroviamo la visione del mondo terreno, dove la famiglia è una delle condizioni per realizzare il dharma, di cui Rama e Sita sono perfetti archetipi. Un modello, quindi, di condotta morale e di etica da emulare e da interiorizzare.  Ripensavo alla pativrata, che nel Ramayana è l’immagine letteraria e iconografica della donna casta e fedele al marito, che dedica l’intera vita al servizio dei propri doveri di moglie, ottemperando al voto coniugale. Le parole: castità, umiltà, silenzio, operosità, fedeltà, per secoli, sono state ripetute dalle madri, dai padri, dai mariti.

Oltre alla schiera dei canonici modelli di bontà, la Tradizione, propone quelli di perfidia, di gelosia, di invidia dell’altrui fortuna, assolutamente da non imitare. Ripensavo a Kaikeyi, matrigna di Rama, eccellenza di quei modelli, personaggio, a dir poco, accattivante.

Valmiki, autore del Ramayana, ha tracciato una figura destinata a durare nei secoli, un’icona difficile da demolire. Colei che si ribella al dharma, la non-pativrata, che persegue esclusivamente i propri fini egoistici.

Tali figure della letteratura indiana per secoli hanno predominato sui comportamenti di una società sempre più patriarcale e misogina, determinando una situazione di annullamento della personalità e del diritto individuale di ogni donna.

Rama-Sita_coronation

L’inconorazione di Rama assieme a Sita (da http://www.treccani.it)

Ora con la stessa arma, ossia con la letteratura, si cerca di riscattare quelle figure femminili, descritte dalla Tradizione in maniera univoca, arricchendole di specificità, di carattere, di sostanza. L’intento che pertanto risulta educativo, didattico, è quello di smuovere gli animi, dimostrando l’errata interpretazione di tali modelli, al fine di renderne al tempo stesso, la dignità di essere umano come entità appartenente a una comunità, al pari dell’uomo. Un cammino arduo questo, è risaputo, e non soltanto per le donne indiane.

La poetessa e scrittrice Amreeta Syam, autrice del poema Kaikeyi, ha inteso riscattare la perfida regina, con la sua opera di valore letterario, capace di portare alla luce sentimenti ed emozioni che fluiscono e palpitano nella sua poetica, dai toni delle tragedie greche. Difatti il poema risulta essere una rivisitazione del Ramayana, in chiave, per dire, moderna, narrato dal punto di vista del personaggio femminile, ricco di pregi e difetti, e soprattutto capace di pensare.

Il suo tentativo è stato quello di estendere il personaggio, ai canoni della donna moderna: emancipata, carica di sentimenti diversi, e pur comuni all’intera umanità.

Per la prima volta Kaikeyi possiede un carattere, una personalità, che è quella di decidere per la propria sorte, di fremere per i propri sentimenti, di sbagliare per i propri errori e pentirsi, per poi rimpiangere. Una donna in grado di capovolgere il dharma, usandolo come arma contro l’uomo stesso. Ripensavo a quel grido che la Syam, col suo poema aveva lanciato per risvegliare gli animi, partendo dall’origine, dalla Tradizione, per mostrare a tutte le donne la possibilità di una nuova presa di coscienza. Un cammino tuttavia impervio che più o meno coinvolge, ancora oggi purtroppo, le donne di ogni Paese e nazionalità. Avevo tradotto quei versi infervorati, per la prima volta in Italia, e avevo indossato anch’io il sari, e praticato il tilaka sulla fronte!

India, donne in preghiera

India, donne in preghiera

Ora avvertivo la necessità di non disperdere tutto quel lavoro, di non concludere quel viaggio, tanto da pensare a una pubblicazione dell’opera. Volevo far conoscere questa realtà che è del resto comune a tutte le donne, ancora oggi, volevo lanciarlo anch’io quel grido…

Mi sovvenivano le parole di Wolfgang Goethe che la mia amica Rosa (che ha seguito il mio esempio e sta per laurearsi, ve ne parlerò al più presto) mi aveva dedicato il giorno della mia laurea: «Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, Incominciala! L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso».

Avevo letto del premio Franz Kafka Italia bandito dall’Accademia italiana per l’analisi del significato del linguaggio MEQRIMA, e…perché no, ho partecipato con la mia tesi di laurea. La notizia del podio, è di pochi giorni fa.

Ebbene sì, il 25 ottobre andrò a Gorizia a ritirare il premio e ne sono immensamente felice e soddisfatta. La mia tesi sarà largamente recensita e la recensione sarà diffusa sul Web… e altro.

Prossimo traguardo? Spero davvero di poter pubblicare, con la speranza di trovare qualcuno che creda in me.

 

6 thoughts on “La mia tesi di laurea, i sogni audaci e io siamo stati premiati

  1. Rosalba, i tuoi sogni e la tua forza non ti hanno smentito. Sono contenta per i successi e ti auguro presto di vedere pubblicato il tuo lavoro. Particolarmente interessante la tua attenzione alle donne… da donna a donna …complimenti!

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