Pensiamo alle donne che hanno preparato la nostra «non mai prima goduta felicità!»

di Cristina di Belgiojoso

Un pannello con le immagini della principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso e del suo palazzo di Locate. Le due foto del post sono state scattate da Paola Ciccioli il 27 dicembre 2021 nella sala concerti annessa alla Biblioteca di Locate di Triulzi (Milano).

Della presente condizione delle donne e del loro avvenire, si intitola così il saggio scritto da Cristina Trivulzio di Belgiojoso e pubblicato nel 1866 nella “Nuova Antologia di scienze lettere ed arti”. L’ho visto citato nel romanzo di Antonio Scurati Una storia romantica (qui) e sono riuscita a recuperarlo grazie alla collaborazione della Biblioteca di Locate di Triulzi, località della Lombardia dove la principessa patriota aveva il suo palazzo. E dove la memoria della sua opera innovatrice viene curata e valorizzata.

Quando fa la sua analisi sulla condizione femminile nel Regno d’Italia costituito nel 1861, la principessa ha 58 anni e morirà un lustro più tardi. Cristina scrive che le donne non devo più essere educate unicamente per compiacere gli uomini o per raggiungere risultati nascoste dietro il potere dei mariti. Dice che non ci sono ragioni per cui le ragazze intelligenti non debbano applicarsi anche nelle materie scientifiche, che i preti meglio se stanno lontani da quel che succede tra le mura domestiche e che le spose non devono accettare un destino di sicura tristezza legato allo sfiorire della bellezza fisica. Sostiene anche, però – e qui sta il passaggio critico del saggio -, che bisogna andare piano con le riforme, che l’Italia è ancora politicamente troppo giovane per sostenere cambiamenti repentini e radicali della condizione femminile e del ruolo delle donne nel matrimonio e nella famiglia. Leggete. Intanto, Buon Anno.

Ci vediamo nel 2022 a Locate di Triulzi con #siscrivedonna (Paola Ciccioli).

Pannelli sulla vita di Cristina di Belgiojoso nell’auditorium di Locate di Triulzi.

La nostra Italia sta ora componendosi con gravi stenti, e vincendo potenti ostacoli. La nazione italiana non teme di separarsi dalle cose passate, e le novità di qualsiasi natura non la spaventano solo perché son novità: ma in questo momento ogni cura che non si riferisca direttamente al suo ordinamento e assetto politico, ogni riforma che non tenda a tutelarla da un imminente pericolo, deve essere rimandata a giorni più securi e tranquilli. I nostri legislatori, coloro che rappresentano la nazione italiana fatta libera, non debbono venir distratti dal gravissimo loro incarico; ma l’opera che a mio parere deve precedere la giustizia, a cui anelano alcune donne, può incominciarsi oggi.

Si educhino e s’istruiscano senza ostentazione quelle donne che per la natura del loro ingegno, e per il loro stato sentono il bisogno di una intellettuale coltura e possono procacciarsela. Anche in mezzo ai gravi pensieri che oggi travagliano la italiana società, il lento ma continuo progresso della mente femminile non rimarrà inosservato, e forse prima che io non credo le donne otterrano spontaneamente dagli uomini la dovuta giustizia.

Forse io m’inganno, forse mi acceca la parzialità pel mio paese, ma parmi di scorgere, in un avvenire non so quanto lontano, l’Italia che scioglie tutti i problemi sociali, e li scioglie con prudente, ma instancabile coraggio, vittoriosa nemica di tutti i pregiudizi, disprezzatrice costante di quelle ragioni individuali che si ottengono alle legittime delle moltitudini. Parmi vedere negli uomini che possono oramai ambire il reggimento della nazione, che la rappresentano o che si dedicano alla difesa ed al servizio del paese, parmi, dico, vedere scemato il desiderio di mantenersi, mediante la soggezione e l’avvilimento della donna, la dispotica loro autorità sulla casa e sulla famiglia. Parmi vederli presi da maraviglia accorgendosi che le donne, educate ed istruite dagli stessi maestri loro e negli studii stessi, non rinunziano perciò ad esser donne, a vivere della vita della donna, ad assumere e ad adempiere i doveri, non assordano la società coll’entusiastiche lodi del loro ingegno, esaltando la propria eccellenza, chiedendo diritti, disprezzando doveri, e desiderando strane riforme.

Parmi vederli più maravagliati ancora, quando scoprano che la donna colta sa rendersi compagna gradita anche dopo la partenza della bellezza e della gioventù; che le puerili dispute, i frivoli diletti le sono diventati assai meno necessarii di prima; che la sua vanità più non si offende colla solita facilità; che la noia e la malinconia senza motivo non sono più il flagello della sua vita, e ch’essa può dare la propria fiducia ad un sacerdote che le sembri di meritarla, senza farlo padrone dei secreti domestici, né ricevere da lui le istruzioni da comunicarsi al marito ed ai figli, né i rimproveri e le condanne, quando gli uni e gli altri le ricusino, né vogliano regolarsi conformemente a quelle.

Parmi vedere nel glorioso avvenire della mia patria le famiglie in miglior modo assestate e dirette, la educazione della prole più saggia e più previdente, le amicizie pericolose scemate di numero, dappoiché mariti e mogli saranno gli uni per gli altri i più sicuri, sinceri e fedeli amici che si possano desiderare. Vedo cessati i contrasti, le usurpazioni, le recriminazioni; cessato il bisogno della dissimulazione, e la tendenza alla falsità, coll’aver posto sopra più salde basi la domestica felicità, e coll’avere permesso alla donna d’innalzarsi alla pari dell’uomo. Vedo la società arricchita dell’ingegno, dei consigli e dell’opera femminile, in quelle faccende almeno che richiedono prontezza di concepimento e di criterio, umanità, e disposizione al sagrificio. Vedo che alla mia patria spetteranno le lodi e la gratitudine universale per aver felicemente e saggiamente troncata la quistione del valor femminile, e della condizione che alla donna si compete.

Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata, felicità!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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