di Angela Giannitrapani
Ascoltiamo un brano di Cécile Chaminade, prima compositrice francese a ottenere nel 1913 la Legione d’Onore, e ringraziamo Angela Giannitrapani che ci fa da guida nel “Pomeriggio musicale” della Casa delle donne di Milano.
Lo sapevate che ci sono almeno duemila compositrici di talento, in un periodo che va dal ‘500 ai giorni nostri, non registrate nella storia della musica? Tra le dimenticate di recente si nominano Anna Mahler o Fanny Mendelssohn o Maria Anna Mozart. Andando indietro verso il 1100 ecco Hildegard von Bingen e Maddalena Casulana, che nel tardo ‘500 fu la prima musicista pubblicata. Per una manciata di famose salvate dall’oblio ce ne sono, però, tante altre che sembravano svanite nel nulla o le cui note sono rimaste soffocate da padri misogini o mariti e fratelli famosi.
Di recente, però, compaiono raccolte biografiche a cura di autori e autrici che hanno indagato, entrando nel cono d’ombra dei congiunti più celebri o in quelli della storia negletta. Così, si scoprono donne molto colte e ricche di talento, le cui note sono rimaste mute dentro gli spartiti o segregate nei monasteri. Ma proprio le loro prigioni, oggi, costituiscono il fedele archivio di tanto materiale sconosciuto e si sono trasformate in fonti preziose per i ricercatori. È interessante sentire la testimonianza di Adriano Bassi che nella sua Guida alle compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri ne ha salvate 74, meno note e sconosciute tra le duemila di cui raccoglie i fascicoli. Tutte, assicura, dalla produzione di qualità. Quando gli chiedo cosa lo ha spinto a questa ricerca tutta al femminile, mi spiega che è stata la consapevolezza di una mancanza, di un vuoto, di una sorta di omissione nella storia della musica. Mentre erano noti i percorsi delle innovazioni e delle sperimentazioni al maschile, che disegnavano l’evoluzione della musica nei secoli, si è convinto che non potevano mancare anche quelle delle donne. Inoltre, se è vero che esiste la produzione di quel ristretto gruppo di compositrici emerso dalle sabbie della dimenticanza, o addirittura da una ben più consapevole selezione storica, dovevano essere sepolti altri spartiti ricchi di innovazione a firma femminile. Alla doppia competenza di musicista e musicologo ha aggiunto la tenacia del ricercatore nell’indagine e ne ha portato 74 sotto gli occhi di tutti. È chiaro che, oltre al desiderio del recupero e della rivendicazione di quante erano state tacitate o nascoste, emerge il suo amore incondizionato per la musica che, nella sua ricchezza ed evoluzione, non ammette omissioni.
Si chiama Tracce il duo di Clarissa Romani, soprano, e Colette Cavasonza, pianista, ed è chiaro il perché: anche loro seguono le tracce delle dimenticate o svalutate e le eseguono con amore eleganza e sensibilità. Conoscono bene le vite, le relazioni e le difficili carriere delle loro beniamine, prevalentemente autrici di musica da camera e le raccontano in parole e note. E, così, conosciamo Cécile Chaminade che inventerà un nuovo genere musicale, la chanson, di cui Yves Montand sarà uno degi migliori interpreti. Ci parlano di Marguerite Monnot, le cui canzoni furono interpretate da Edith Piaf e della loro, a volte, travagliata amicizia. Elsa Olivieri Sangiacomo è stata compositrice, pianista e cantante e ha dedicato la maggioranza delle sue energie alle opere del più noto marito, Ottorino Respighi, curandone la regia.
C’è molto ancora da scoprire ma conforta sapere che c’è chi va ad indagare, portando alla superficie voci e note preziose che contribuiscono a completare il patrimonio dell’umanità. Se, poi, si tratta di arte ne godiamo tutti.