«Ma in questo nostro mondo esistono cose intollerabili. Per accorgersene occorre affinare lo sguardo, scavare. Ai giovani io dico: cercate e troverete. L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti, dire: «Io che ci posso fare, mi arrangio». Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell’umano. Una delle sue qualità indispensabili: la capacità di indignarsi e l’impegno che ne consegue».
(Indignatevi!, Stéphane Hessel)
di Erica Sai
Non c’è bisogno di affinare troppo lo sguardo, ahimé, per accorgersi di quante cose intollerabili accadono intorno a noi. E non è necessario neanche, doppio ahimé, per rendersi conto di quanta indifferenza soffoca il mondo.
Concentrandoci sul macro-fenomeno dell’immigrazione in Europa, quindi dei flussi migratori da Paesi extraeuropei, si apre un enorme libro di indignazione e indifferenza.
Da indignata, trovo che l’Europa dovrebbe riflettere un po’ su se stessa perché, come ben scrive l’antropologa Amalia Signorelli, «ad onta delle sue orgogliose e miserabili rivendicazioni del ruolo di culla della civiltà, dell’arte, della filosofia, del diritto, della scienza e di tutto il resto che dovrebbe distinguere l’uomo dalla bestia, si sta rivelando incapace, ipocrita, immorale, feroce».